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Questa legge sulla droga

Publie le giovedì 9 febbraio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Governi Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli

Le piu’ alte funzioni dello stato sono 3:

il potere esecutivo, che spetta al GOVERNO (oggi un premier e 26 ministri), che amministra i conti pubblici e detta la linea politica;

il potere legislativo, che spetta al PARLAMENTO (Camera+ Senato= 945 membri), e’ l’organo piu’ importante ed e’ eletto direttamente dagli elettori, le Camere sono due per rallentare il processo di formazione delle leggi e migliorarle prendendo atto delle discussioni e degli emendamenti;

infine la Magistratura, a cui spetta di intervenire quando le leggi sono vìolate.

In casi straordinari di necessita’ ed urgenza (per es. una improvvisa calamita’ naturale) il Governo puo’ legiferare, attraverso un decreto, che pero’ decade entro 60 giorni se non e’ convertito in legge dal Parlamento.

Per destinare denaro pubblico a uno scopo, occorre una legge che lo permetta. Per finanziare le Olimpiadi della neve di Torino occorreva dunque una legge, la quale prevedeva anche le norme di sicurezza dei giochi.

Per quanto ci siano stati 5 anni per fare questa legge e per quanto si sapesse da 7 anni di queste Olimpiadi a Torino, B e’ stato troppo occupato a risolvere problemi personali per occuparsene, poi all’ultimo minuto ha fatto un decreto sulle Olimpiadi, che constava di tre paginette e rischiava di decadere per fine legislatura se non era convertito in legge. Ma B ha chiesto una prolunga del suo tempo di governo di 2 settimane e il prode Fassino gliele ha concesse senza colpo ferire, per cui l’8 febbraio il decreto e’ stato convertito in legge con voto del Parlamento.

Ora in questa conversione ci sono state tante cose cosi’ strane che possiamo definirla un vero ‘colpo di mano del governo’.

Il 1° blitz e’ stato che il decreto da convertire, che constava di 3 paginette, di colpo era di 10, in quanto, senza connessione alcuna con l’oggetto sportivo, ha accorpato la maggior parte del disegno di legge di Fini sulle droghe, che con le Olimpiadi non c’entrava per niente. Questo e’ un pericoloso vezzo di B, che, con la finanziaria o altre leggi, tende a mettere in un unico polpettone oggetti fortemente diversi cosi’ da votarli in un colpo solo.

Dunque una materia complessa e delicatissima come la regolamentazione di tutto cio’ che concerne tossicodipendenza, spaccio e consumo di droga, terapie e prevenzione e’ stata accorpata, come fosse un emendamento di poco conto, a un decreto di tutt’altro oggetto.

Il 2° blitz e’ stato che su questo si e’ addirittura posta la fiducia.
Far votare una legge alla fiducia vuol dire eliminare qualunque discussione e qualunque emendamento alla legge stessa, per cui o la si accetta in blocco o la si rifiuta in blocco, e con questo non si annienta solo il contributo dell’opposizione, ma si annientano altresi’ i parlamentari di maggioranza, in quanto non si vota piu’ sulla legge ma sul governo, e’ come dire: volete ancora questo governo? Si’ o no? La legge puo’ anche essere profondamente sbagliato o rivedibile, ma il governo la impone di forza. Ovviamente respingere la legge fa cadere il governo, per cui la maggioranza e’ costretta ad approvarla, anche se la critica, per non cadere essa stessa insieme al governo.

Questo atto di grave forzatura che il governo fa sul Parlamento che rappresenta la volonta’ popolare, puo’ essere usato solo per gravi motivi, ma, guarda caso, B ne ha fatto il suo modo ‘normale’ di far approvare le leggi, tant’e’ che lo ha usato, nella sua legislatura, ben 54 volte, battendo ogni record precedente!
E’ chiaro che questo modo di governare, in totalitaria prepotenza, nega i principi di ogni democrazia e indica chiaramente che cosa B pensi del Parlamento che, nella sua mente, e’ gia’ un organo delegittimato, un mero teatrino ai suoi comandi.

Cosi’, ogni volta che c’e’ la fiducia, i parlamentari di maggioranza non provano nemmeno ad esaminare la legge, e infatti, anche questa volta, i loro interventi sono stati incongruenti e biasimavano la contestazione a Livorno di Borghezio dei no global appoggiati dal sindaco (nessuno ha detto che stava aizzando il Vaticano a fare una crociata contro l’Islam), o lodavano il voto alla fiducia, o biasimavano il boicottaggio della torcia olimpica (stando bene attenti a non nominare la Coca Cola).

Ora che si usi la fiducia risulta qui ancora piu’ grave, data la delicatezza e la complessita’ dell’oggetto .
La legge non calpesta solo la volonta’ del parlamento ma anche la volonta’ popolare, quale si era espressa nel referendum del 18 aprile del 93, che aveva abrogato proprio le norme che eliminavano il carcere per i consumatori.

Diciamo che questa legge e’ voluta fortemente, per motivi elettorali, da Fini, il quale tuttavia non si e’ premurato in 5 anni di portare la cosa avanti, anzi la legge non e’ arrivata nemmeno in commissione e ora una parte di essa viene introdotta furtivamente in un decreto di tutt’altro genere e imposta alla fiducia!

Principalmente la legge fa saltare tre distinzioni:

 niente piu’ distinzione tra droghe leggere e pesanti, si parla di una fantomatica tabella tutta da fare e rimandata all’Istituto di Sanita’ e al Ministro della Salute, tabella di cui si ignora la graduatoria, la gravita’ e la dose individuale, si sa solo che la cannabis marijuana sara’ equiparata alla cocaina o all’eroina e gia’ questo...

 niente piu’ distinzione tra chi consuma e chi spaccia, si equiparano carnefici e vittime, anche se brillano per rigore le pene, che vanno dai 6 anni ai 20 anni di carcere, mentre sotto i 6 anni i tossici condannati potranno sostituire il carcere col recupero in comunita’. La cosa piu’ assurda e’ che la legge dice che il carcere sara’ dato per acquisti di droga “che appaiano” per uso non personale. Si punisce l’apparenza, rilasciando alle forze di sicurezza un giudizio arbitrario non definito, cosi’ che avremo cose che “appaiono” diverse a Milano da Palermo, o in un modo per il figlio di dell’Utri e in un altro per il figlio di un operaio

 niente piu’ distinzione tra comunita’ pubbliche e private (anzi l alegge e’ priva di qualsiasi previsione di fondi per strutture pubbliche), per cui si immagina che, analogamente alle scuole, diminuiranno i fondi per quelle pubbliche per aumentarli alle private, e si teme che l’Italia diventi una gran San Patrignano, che, guardata da un certo punto di vista, e’ una comunita’ molto strana, una lobbie potentissima, al di fuori di ogni controllo, che agisce con sistemi discutibili (vedi ragazzo ucciso a botte), che costituisce un vero potentato economico, che oltre ad avere larghezza di fondi pubblici si permette di avere lavoratori gratis.

Infine la legge non dice nulla a quei politici che sono presentati come candidati pur avendo avuto condanne per collusione con quella mafia che e’ la prima spacciatrice di droga.

Attualmente il SERT tratta 172.724 tossici, di essi il 12% sono cocainomani e il 29% usa eroina e cocaina. Tra i 15 e i 18 anni, almeno 5 studenti su cento hanno provato la cocaina almeno una volta nella vita, ma 3,6% l’hanno provata in quest’ultimo anno, lo spinello e’ diffusissimo piu’ delle sigarette.

Equiparare lo spinello alla cocaina e punire entrambi col carcere significa non slo calpestare ogni senso di proporzione ma ignorare le preoccupazioni o le tragedie di moltissime famiglie italiane, irrompendo, non con misure di prevenzione o tutela, ma con la polizia e il carcere, imponendo al giovane un marchio a vita che gli impedira’ ogni sviluppo futuro. Le pene accessorie prevedono il ritiro della patente, del passaporto, l’obbligo della firma giornaliera ecc. Non riusciamo nemmeno a pensare come potra’, in queste condizioni, studiare, lavorare o fare qualsiasi cosa. Insomma bastera’ uno spinello per rovinare un ragazzo.

Se aggiungiamo a questo gli aggravi di pena previsti per la Cirielli, contro cui solo a parole si sono espressi i parlamentari della Cdl, vediamo che uno spinello potra’ non portare a droghe peggiori ma sicuramente portera’ a rovinare una vita per l’ingresso in un circuito inquietante di carcere o comunita’ e per la schedatura che essa comporta. Del resto tutti sanno che la circolazione di droga in carcere e’ persino piu’ alta che fuori,

Tutti i paesi civili possono testimoniare che con la sola repressione la battaglia contro la droga non si vince.

Le carceri sono strapiene di tossici, mentre cresce il potere delle organizzazioni criminali. Ma, si capisce, e’ indubbiamente piu’ facile aumentare le pene che fare interventi sociali nella scuola, nelle famiglie, nei centri di aggregazione sociale, nella prevenzione e nella terapia. In carcere non solo e’ previsto molto poco per il recupero ma addirittura il ministro Castelli ha dimezzato i fondi per l’assistenza sanitaria.

La legge, oltre che carente su piu’ punti, appare ovviamente assurda, tanto che la maggior parte delle comunita’ di recupero la rifiuta, e dichiara che attuera’ l’obiezione di coscienza. In effetti gli operatori avrebbero l’obbligo di denunciare le persone da recuperare.

E’ ovvio che questa legge introduce un regime di proibizionismo che arricchira’ gli affari della mafia, cosi’ come il proibizionismo sull’alcool aumento’ i poteri del crimine organizzato in America.
Ogni tipo di probizionismo, cio’ e’ documentato, ha fatto aumentare la trasgressione, e la severita’ delle pene, mancando nella legge qualsiasi altro strumento, da sola, distruggera’ solo delle vite.
Sappiamo tutti che in Italia mafia, n‘drangheta e camorra fanno affari enormi col narcotraffico, ma questa legge non fa parola di questi poteri e dei mezzi per combatterli.

Tra le altre cose, la legge ignora tutti i valori terapeutici della cannabis che sono sperimentati almeno da 4000 anni in Cina e che ora vengono studiati anche in Occidente, le capacita’ analgesiche nei dolori neoplastici ecc.. Ancora una volta, come per l’RH 147 o gli studi sugli embrioni ecc., l’Italia esce dalla comunita’ scientifica mondiale, ignorando il diritto del malato, sventolando pregiudizi ideologici regressivi, mentre paesi come gli USA, Israele, Gran Bretagna, Germania ecc. usano la cannabis per molte patologie (Alzheimer, Parkinson, asma ecc.) Un burocrate di An ha cancellato queste possibilita’ con un colpo di penna.

..

La prolusione, a mio giudizio, migliore e’ stata quella di Rosy Bindi, che ha definito la legge “un manifesto di propaganda da comizio”e ne ha attaccato duramente l’impostazione repressiva e punitiva, in quanto essa non e’ finalizzata al recupero ma alla condanna senza appello del tossico. Del resto se ci fosse stata l’intenzione di curare, la legge non avrebbe aspettato 5 anni, senza nemmeno arrivare all’esame della commissione.

La Bindi ricorda che contro la legge di Fini “si sono espresse le piu’ importanti associazioni di volontariato cattolico, le ACLI, l’Agesci, la Cisl, il gruppo Abele, le Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Exodus, il centro sociale Giovanni XXIII, il Forum del Terzo Settore. Tutte concordano nel dire che e’ sbagliato mettere nello stesso cesto tutto, dalla cannabis alla cocaina, dall’estasis all’eroina, dal consumo occasionale a quello ripetuto e dipendenze.”

“Punire chi non riesce a liberarsi dalla dipendenza non serve, si scambia la punizione con la prevenzione. Si ignorano persino le distinzioni dell’OMS tra uso, abuso, consumo problematico e dipendenza. Si fa del tossico un colpevole cessando di vedere in lui una persona che ha bisogno di aiuto. Gli si prospetta un meccanismo costrittivo: o il carcere o la comunita’, dimenticando che il recupero nasce solo dalla sua volonta’. Non si rispettano i diritti della persona. Il carcere non sara’ mai un’arma efficace per chi con la droga cerca di superare la paura di vivere, la fatica di crescere, di diventare adulto e di inserirsi nella societa’. La paura genera solo nuove fughe e nuovi azzardi.”

“Bella davvero la pedagogia di questa destra che vuole farci credere che nelle nostre carceri si puo’ rinascere a nuova vita!
Esse sono diventate il paradigma di una condizione umana di cui uno stato europeo dovrebbe solo vergognarsi!

Tra l’altro questo governo ha anche il vanto di non aver applicato la riforma della sanita’ penitenziaria e di aver tagliato ancora il 30% delle risorse.”

La Bindi nota infine, come tutti, che la legge non accenna nemmeno al narcotraffico ne’ impegna il ministro degli esteri ad accordi internazionali per la riconversione delle coltivazioni di oppio e coca. La legge non fa caso che la nostra n’drangheta e’ prima nel mondo con i narcotrafficanti colombiani per il traffico della coca. E sappiamo tutti come il traffico di droga sia il piu’ redditizio del mondo.
Infine e’ privo di senso scatenare la competizione tra strutture private e pubbliche.

In questi ultimi anni, grazie al disinteresse del governo si e’ indebolita la struttura dei Sert e dei consultori famigliari. “Sui servizi sociali e’ calata la scure dei tagli finanziari. I fondi si sono dimezzati ne’ si e’ fatto qualcosa per le politiche giovanili.

Insomma basta gia’ questo per capire chi saranno i reali beneficiari di questa legge. Non solo sara’ il ministro a stablire chi avra’ diritto ai fondi ma si ridurra’ l’intervento dello stato a questa elargizione ad amici, calpestando il grande patrimonio di intelligenze e di esperienze che si e’ accumulato da decenni nel lavoro fianco a fianco di operatori privati e pubblici, persone che fanno un lavoro straordinario, davvero importante per il paese e cosi’ malpagato da questo governo.”

“Avremo una societa’ dove il politico o l’imprenditore possono permettersi il lusso delle droghe leggere come di quelle pesanti, potendole addirittura esibire e facendosene vanto, mentre un ragazzo qualsiasi andra’ in galera. Questo e’ il messaggio devastante”.

Si e’ detto, ironicamente, che questa legge vergogna deve andare in fumo,
Ma le leggi vergogna di questo governo sono ormai troppe e non basterebbe l’incendio di Londra a eliminarle tutte.

Messaggi

  • NUOVA LEGGE SULLA DROGA: a cura di Don Pierino Gelmini
    di Paolo De Gregorio – 8 febbraio 2006

    L’esternazione arrogante e autocelebrativa di Don Pierino Gelmini di oggi 8 febbraio sul Corriere della Sera a pag. 10, conferma, oltre ogni dubbio, il ruolo eminentemente politico delle iniziative di esponenti della Chiesa, che imprudentemente e impudentemente descrivono essi stessi le loro manovre e giochetti, e sfido chiunque a sostenere che queste vicende sono legate alla libertà religiosa e di culto.
    Recita Don Gelmini:
      quando scese in politica all’inizio del 1994 Silvio Berlusconi arrivò qui con i capi del centrodestra e io feci sottoscrivere a tutti un documento per sostenere che ogni tipo di droga andava vietata, qui su questo tavolo. Oggi l’obbiettivo è raggiunto.
      Il pericolo che la nuova legge sia cancellata non c’è: ad aprile vince Berlusconi
      Ma io guardo avanti. Il futuro è del partito unico dei moderati. Bisogna farlo subito dopo le elezioni, e il solo che può riuscirci è Berlusconi.
      L’ex ministro della Sanità, De Lorenzo, lavora qui, è uno dei molti perseguitati dai giudici.
      Quando nel 2000 Silvio stava per accordarsi con i radicali ho minacciato di non farlo votare più dai miei. In questi 40 anni sono passati dalle nostre Comunità 300.000 ragazzi, sono 3 milioni le persone cui posso arrivare. Berlusconi lo sa e mi dà retta. (dichiarazioni ricevute da Aldo Cazzullo)
    Scopriamo così che in Italia i legislatori non sono parlamentari, ma preti che ricattano i politici con i voti che controllano, dai suddetti politici ricevono denaro (10 miliardi da Berlusconi nel 2005) e indicano le strategie politiche e partitiche per il futuro.
    Caro Cardinale Ruini, lei che ci ricorda, con quel suo ghigno un po’ inquietante, che in Italia è in pericolo la libertà religiosa, se lei avesse un minimo di onestà, dovrebbe censurare e neutralizzare il “legislatore Gelmini”. In Italia è in pericolo l’autonomia del Parlamento e della democrazia e non la “libertà religiosa”, e sarebbe ora che la religione si esprimesse SOLO nelle chiese con l’unico scopo di far comportare i suoi adepti secondo i vecchi, ma mai osservati, Comandamenti.
    E visto che il reverendo Prodi e tutta la sinistra fanno finta di non vedere questa invasione di campo, sarebbe auspicabile affidare alla Magistratura una inchiesta su questo voto di scambio, in ostentato comparaggio con forze politiche governative e di destra per chiarire se ciò è compatibile con le regole della democrazia.
    Paolo De Gregorio