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Sinistra fuori, Bertinotti lascia

Publie le martedì 15 aprile 2008 par Open-Publishing

Sinistra fuori, Bertinotti lascia

(di Yasmin Inangiray)

ROMA - Chissà se Fausto Bertinotti sarà tornato per un attimo con la mente al 1972, quando il Psiup, il partito in cui militava il presidente della Camera, non raggiunse il quorum e rimase fuori dalle Istituzioni. Oggi, a più di trent’anni di distanza, la storia si ripete.

Il verdetto delle elezioni non ammette appelli: la Sinistra arcobaleno resterà ferma un giro. Fuori dal Parlamento e orfana del suo leader. Come annunciato ad inzio della campagna elettorale, infatti, Fausto Bertinotti lascia ufficialmente la guida della cosidetta ’Cosa rossa’. Il viaggio della Sinistra arcobaleno e del suo leader fa capolinea all’Hard rock café di via Veneto. Sullo sfondo chitarre e cimeli di artisti famosi, mentre a dominare tutta la sala e l’atmosfera c’é il titolo di una celebre canzone dei Doors scritta a caratteri cubitali: ’break on through to the other side’ (fuggi da un’altra parte).

L’obiettivo degli Arcobaleno non era la vittoria ma la riduzione del danno. Il vertice della Sinistra sapeva di dover fare i conti con l’astensionismo e la delusione del popolo arcobaleno dopo l’esperienza di governo, il quadro era negativo ma nessuno pensava ad un risultato ko. Il primo a riconoscere la pesante sconfitta è lo stesso presidente della Camera. Per tutto il giorno il leader della Sinistra se ne sta chiuso negli uffici, e verso sera, quando ormai i dati sono abbastanza vicini alla realtà, arriva davanti alle telecamere. Ad aspettarlo una piccola pattuglia di militanti che lo applaude e gli grida ’bravo Fausto’.

Subito il leader della ’Cosa rossa’ si avvicina e li ringrazia. Parole affettuose anche a tutti coloro che hanno condiviso il progetto di una nuova sinistra, un progetto che nella mente dell’ex segretario di Rifondazione è tutt’altro che sepolto. "La sconfitta è netta e di proporzioni impreviste" dice senza giri di parole. La Sinistra deve fare ’mea culpa’ e, parallelamente, aprire una riflessione sugli sbagli commessi: "Abbiamo fatto un errore di previsione e questa è la prima cosa da indagare", osserva Bertinotti. Lo shock è enorme ma è lo stesso presidente della Camera a spronare i suoi ad andare avanti "nel viaggio intrapreso".

Il presidente della Camera detta i tempi: " Da domani deve aprirsi una fase costituente della sinistra - è il ragionamento - io penso che serva un processo di rinnovamento della sinistra e quindi la costruzione di una nuova". Il futuro però è quanto mai incerto. L’assenza del Pdci di Oliviero Diliberto, ad esempio, non è passata inosservata.

I Comunisti italiani hanno deciso di aspettare i risultati nella sede del partito, e per il segretario Diliberto una delle ’colpe’ del risultato è da attribuire all’assenza della falce e martello dal simbolo. A chiedere una resa dei conti sono anche i Verdi di Pecoraro Scanio. Per Angelo Bonelli il risultato deludente è frutto della "mancata capacità di saper comunicare una proposta politica innovativa e moderna e non ancorata al passato".

In linea con il progetto di Bertinotti è invece Sinistra Democratica così come la maggioranza di Rifondazione Comunista. Il vertice del Prc però dovrà fare i conti con il dibattito interno al partito. L’assise del Prc è prevista per novembre ma, visto il risultato delle elezioni, il coordinatore di essere comunisti Claudio Grassi invita la direzione di Rifondazione "ad assumersi le sue responsabilità" chiedendo la convocazione del congresso.

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