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Sit-in di protesta davanti all’ambasciata Usa di Roma : "Falluja bombardata con armi proibite"

Publie le martedì 15 novembre 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Manifestazioni-azioni Movimenti Guerre-Conflitti USA medio-oriente

Sull’onda di un servizio giornalistico di Rai News 24 sulla battaglia di un anno fa nella città irachena, sit-in di protesta davanti all’ambasciata Usa di Roma

Iraq - Protesta all Sit-in di protesta davanti all’ambasciata Usa a Roma di esponenti di Prc, Pdci, Verdi, sinistra Ds, sindacati di base e pacifisti, contro l’utilizzo di armi chimiche nella battaglia di Falluja e per l’immediato ritiro delle nostre truppe dall’Iraq, in seguito al servizio diffuso da Rai News 24 nei giorni scorsi.

Per chiedere l’immediato ritiro delle truppe italiane in Iraq, dopo il presunto utilizzo da parte degli americani di bombe al fosforo, centinaia di pacifisti hanno manifestato davanti all’ambasciata americana a Roma.

Oltre a molti esponenti di associazioni, come Un ponte per, Arci, Cobas, Giovani comunisti, c’erano anche politici come Pietro Folena, indipendente del Prc, la senatrice dei Verdi Loredana De Petris, gli esponenti della sinistra Ds Luciano Pettinari e Piero Di Siena ed anche la giornalista rapita e poi liberata in Iraq Giuliana Sgrena, oltre a cittadini americani che espongono i cartelli: "Stop the war" firmati "Us Citizens for Peace & Justice".

Durante l’intervento al megafono di Piero Bernocchi, leader dei Cobas, sull’asfalto di via Veneto sono state scritte con la farina a caratteri cubitali: "Assassini", e poi in inglese "Vergogna macellai" ovvero "Shame Butchers". Su un albero della famosa strada della dolce vita c’era un grosso cartone a forma di manichino ad altezza d’uomo tutto nero con il volto di Bush, sul petto la scritta assassino, ed una bandiera americana con sopra una svastica all’altezza del basso ventre. La situazione tra i manifestanti e le forze dell’ordine è tornata alla calma, dopo che il cordone delle forze dell’ordine aveva impedito ai dimostranti di avvicinarsi maggiormente ai cancelli dell’ ambasciata americana, al grido di: "Siete solo delinquenti, napalm, fosforo, bombe intelligenti, assassini". Dopo alcuni minuti di spintoni, i manifestanti - tra i duecento e i trecento secondo le forze dell’ordine - sono riusciti a bloccare completamente il traffico in via Veneto, deviato sulle arterie laterali.

«Basta con la reticenza del governo sulla strage di Falluja e sull’orrore delle armi al fosforo. Proporremo una commissione d’inchiesta per chiarire se il nostro governo ed i nostri vertici militari fossero a conoscenza dell’uso di queste armi chimiche. E’ scandaloso che ancora non si sia levata una voce dal centrodestra su questa drammatica vicenda». Lo ha dichiarato il Presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. «La guerra in Iraq - afferma Pecoraro - mostra ancora una volta tutto il suo orrore. E’ necessario che l’Italia, trascinata in guerra da Berlusconi e dal suo governo dissennato, ritiri immediatamente le proprie truppe dal pantano iracheno, soprattutto dopo la sconvolgente inchiesta di Rai News 24».

«Che ha da dire il ministro Martino sull’uso che gli Stati uniti hanno fatto delle bombe al fosforo nel triangolo sunnita? Chiedere conto agli Stati Uniti degli orrori di cui è costellata in Iraq la via alla democrazia tramite bombe è certo la prima cosa da fare. Chiedere che se ne vadano da quel Paese, prima che il mix di guerra e terrorismo in cui l’Iraq è piombato diventi inestricabile, è altrettanto importante. Per questo parteciperò al sit-in pacifista sotto l’ambasciata degli Usa». Queste le dichiarazioni di Elettra Deiana, capogruppo di Rifondazione Comunista in Commissione Difesa alla Camera, che ha annunciato la propria partecipazione alla manifestazione di questa sera. «I bombardamenti subiti dalla città di Falluja - ha continuato - nel novembre dello scorso anno, costituiscono una delle pagine più terribili della guerra che gli Stati uniti hanno voluto scatenare contro l’Iraq. In quell’occasione non ci fu un soprassalto della coscienza civile occidentale tale da bloccare in tempo la micidiale rappresaglia del comando anglo-americano contro la città sunnita. Furono usate armi letali, vietate dalle convenzioni internazionali, come ha dimostrato il lucido servizio di Sigfrido Ranucci su RaiNews24».

«Protestare contro gli Usa è dunque una priorità - ha sottolineato - un passo da compiere con la massima determinazione. Senza tuttavia dimenticare le responsabilità del governo italiano, che, come le tre scimmiette, ha continuato a negare o a dichiarare, in ogni occasione, di non sapere nulla di quello che avveniva nei luoghi della guerra guerreggiata, di quello che i marines mettevano in atto contro la popolazione civile, per sedare la rivolta delle città ribelli». E ancora: «il governo italiano ha voluto condividere con la ‘coalizione dei volenterosi’ le responsabilità della guerra preventiva. Continua a sostenere di non aver partecipato alla belligeranza, come se la guerra fosse un’entità divisibile, da una parte l’italiana vocazione al peace keeping dall’altra la scelta di Bush (per altro mai criticata dal governo italiano) di andare giù duro con bombe, bombardamenti, rappresaglie, torture e quant’altro». «Chiedere conto al governo italiano di tutto questo - ha concluso la Deiana - chiedere il ritiro del contingente italiano è altrettanto importante e irrimandabile».

Rainews 24 cerca solo la verità, la correttezza e la profondità dell’informazione e lo ha fatto anche nel caso del reportage sull’uso del fosforo a Falluja: lo sostiene, dopo giorni di polemiche, il direttore della testata, Roberto Morrione, il quale piuttosto si chiede: «Perchè alla straordinaria eco nel mondo e alla richiesta, di tanti ascoltatori, non corrispondono, se non in piccola parte, l’audiovisivo e i giornali del nostro Paese? Una domanda che molti si pongono. L’inchiesta di Rai News 24 su quanto è accaduto realmente a Falluja - dice Morrione - sta facendo il giro del mondo. Mai - sottolinea -, nella lunga storia del Servizio Pubblico televisivo, un reportage, né alcun altro programma della Rai era stato ripreso e diffuso da tante Tv, radio, siti Internet agenzie di stampa, giornali di tutti i continenti. Il motore di ricerca Google attestava ieri che sul web vi sono state centinaia di migliaia di notizie sull’inchiesta».

Egli rileva che «le centinaia e centinaia di messaggi via Internet» che Rainews sta ricevendo «esprimono tre concetti: l’orrore per quanto è stato documentato rigorosamente nell’inchiesta di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta; l’ira e la protesta per l’utilizzazione di armi proibite e disumane da parte di chi era entrato in Iraq affermando di volerle cercare per impedirne l’uso senza trovarle; la richiesta di diffusione del reportage e di informazione vera rivolta alla grande stampa e ai canali televisivi, a partire da quelli della Rai. C’è chi accusa Rai News 24 - tra cui i portavoce del Pentagono e dell’Ambasciata americana, ma anche voci italiane - di non essere stata neutrale, di avere alimentato una strumentale polemica antiamericana. A costoro voglio assicurare che i nostri servizi hanno sempre seguito e continueranno a seguire in assoluta autonomia solo la ricerca della verità e le leggi della correttezza e della profondità dell’informazione».

Morrione aggiunge, su un piano personale, «di amare l’America che venne a liberarci dal fascismo e dal nazismo, quella dei diritti civili e dei fratelli Kennedy, l’America dell’informazione coraggiosa e della libertà nel cinema e nella letteratura», ed anche l’America «che sa individuare i propri errori e correggerli. Anche l’America di oggi sta discutendo sugli orrori di Falluja e sul nostro reportage: l’ha fatto il network indipendente Democracy Now, lo stanno facendo grandi quotidiani come il New York Times ed emittenti come la Tv del democratico Al Gore: spero che il dibattito si sviluppi soprattutto in quel Paese. Noi - conclude Morrione - continueremo a fare la nostra parte, al di fuori di ogni legittima posizione politica, come responsabili professionisti dell’informazione e come operatori del Servizio Pubblico. Il resto non ci appartiene».

Il deputato del Prc Piero Folena ha aggiunto che è necessario che «le Nazioni Unite avviino un’inchiesta ufficiale per, eventualmente, giudicare i colpevoli» e al tempo stesso «verificare se nelle basi italiane Nato ci siano armi al napalm come quelle utilizzate in Iraq». Il deputato dei Ds Luciano Pettinari, e il senatore dei Ds Piero Di Siena hanno spiegato di aver aderito «come sinistra del partito a questa mobilitazione, perchè riteniamo l’uso delle armi chimiche di una gravità inaudita visto che sono poi vietate da tutte le convenzioni internazionali. Poichè c’è un silenzio assordante, è importante partecipare alla mobilitazione». Anche i due esponenti della sinistra Ds hanno sostenuto la necessità del ritiro delle truppe italiane, «così come già fatto da Zapatero e da altri 13 Paesi».

Per la senatrice dei Verdi, Loredana De Pedris, «c’è un silenzio assordante di fronte a prove inconfutabili, come hanno mostrato le immagini di Rainews 24».
Al sit-in c’era anche la giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, rapita proprio in Iraq, che ha denunciato la «mancanza di reazione della stampa internazionale. Si sono scritti solo alcuni trafiletti. Bush ha fatto questa guerra contro Saddam sostenendo che aveva delle armi di distruzioni di massa, in realtà lui le ha usate contro i civili. E’ un crimine orrendo, insopportabile. Ed è altrettanto insopportabile che la stampa e l’opinione pubblica non si muovano e non reagiscano. Queste armi non sono state utilizzate contro i terroristi, che in realtà sono subito fuggiti, ma contro la gente comune. Mi fa impazzire - ha aggiunto la Sgrena - che non ci sia una reazione. Noi siamo complici anche se queste armi non le utilizziamo».

Come per le torture nel carcere di Abu Ghraib, hanno spiegato i manifestanti, nessuno credeva alle organizzazioni irachene per la difesa dei diritti umani che denunciavano il comportamento dell’esercito Usa, così per l’uso di armi chimiche negli assalti alle città le denunce più volte fatte dai cittadini di Falluja hanno avuto bisogno di essere avvalorate dalla parola di un soldato statunitense e mostrate in Tv. In una nota congiunta Gianfranco Pagliarulo (Pdci), Loredana De Petris (Verdi) Piero Di Siena, Luciano Pettinari, Silvana Pisa (DS), Pietro Folena, Luigi Malabarba, Elettra Deiana (Prc), Antonello Falomi (Il Cantiere) hanno concluso: «La testimonianza di ufficiali Usa al Field Magazine conferma il servizio di Rai News 24 e inchioda il comando americano alle sue terribili responsabilità. Per questo siamo presenti oggi davanti all’ambasciata americana per protestare contro l’abiezione dei bombardamenti chimici a Falluja e dell’uso di armi proibite al fosforo bianco in Iraq da parte dei militari americani. A questo punto il ritorno a casa del contingente militare italiano non è più rinviabile né negoziabile. Ne prendano atto tutti, a cominciare dal governo italiano».

Lo slogan, dunque, era: «Via subito le truppe italiane dall’Iraq, via subito le truppe Usa dall’Iraq, via subito tutte le truppe dall’Iraq». Alla manifestazione hanno aderito duecento persone delle organizzazioni Arci, Attac, Bastaguerra, Beati i Costruttori Di Pace, Carta, Comitato Verità e Giustizia per Genova, Confederazione Cobas, Ctm - Altromercato, Donne in Nero, Federazione dei Verdi, Fiom - Cgil, Forum Per La Democrazia Costituzionale, Giovani Comunisti, Guerra&Pace, Il Manifesto, Legambiente, Libera, Liberazione, Marcia Mondiale delle Donne, Rete Lilliput - Nodo di Roma, Rifondazione Comunista, Sincobas, Terres Des Hommes, Un Ponte Per, Us Citizens For Peace And Justice, Federazione dei Verdi, Tavola della Pace (di cui fanno parte Cisl, Agesci, Acli, Pax Christi, Arci, Cgil, Emmaus Italia, Cipsi, Coord, naz. Enti locali per la pace, Focsiv, Mani Tese, Legambiente, Lega per i diritti dei popoli, Francescani del Sacro Convento di Assisi, Centro per la pace, Fivol, Ics, Banca Etica, Ass. per la pace, Peacelink, Sdebitarsi, Forum del Terzo Settore, Beati i costruttori di pace, Mfe, Cnca), Uds, Transform Italia, Associazione per la pace Associazione TamTam Villane, Associazione Giuristi Democratici di Roma, Sud Pontino Social Forum, Giovani Verdi, Partito Umanista e tanti altri.

Tuttavia, da alcuni esponenti della stessa Unione, è subito arrivata una secca risposta: «La lettura dei giornali di oggi ci conferma quanto sia urgente raggiungere un chiarimento programmatico tra le forze dell’Unione». Fassino, Rutelli, Amato, Boselli, D’Alema, Prodi e, ultimi arrivati, i Radicali della Bonino dicono che di ritiro immediato dall’Iraq non ne vogliono sentir parlare.

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