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2 settembre 1970: fallito attentato del Superclan all’ambasciata Usa di Atene
par InfoAut
Publie le lunedì 2 settembre 2013 par InfoAut - Open-PublishingMercoledì 2 settembre, Atene: una Volkswagen azzurra con targa svedese, sulla quale vi sono un ragazzo e una ragazza, dopo aver compiuto numerosi giri attorno all’isolato dove ha sede l’ambasciata americana in Grecia, parcheggia davanti all’edificio, vicino a molte altre auto.

I due occupanti prima di scendere rimangono un po’ di tempo a bordo, poi, proprio mentre le portiere stanno per aprirsi, si sente una forte esplosione, e le fiamme divelgono l’auto.
I ragazzi all’interno dell’auto vengono identificati da un impiegato dell’albergo nel quale i due erano alloggiati: sono Maria Angeloni, milanese di 31 anni, e Giorgio Tsekouris, cipriota con passaporto svedese, di 25.
Recentemente Alberto Franceschini ha individuato in Maria Angeloni e Giorgio Tsekouris due appartenenti al famoso Superclan, struttura superclandestina guidata da Corrado Simioni e collegata ai Gap di Feltrinelli ( l’unica foto esistente di Maria Angeloni la ritrae insieme proprio a Giangiacomo Feltrinelli ), con sede a Parigi e con l’intento di coordinare le organizzazioni rivoluzionarie armate su scala internazionale.
Simioni, che aveva progettato l’attentato all’ambasciata Usa per protesta contro la detenzione e le torture subite da Alekos Panagulis, all’epoca compagno della scrittrice Oriana Fallaci, da parte del regime golpista dei colonnelli greci, prevedendo la presenza di una donna, si era inizialmente rivolto a Mara Cagol, chiedendole di parteciparvi e, al suo rifiuto, aveva infine trovato come volontaria Maria Angeloni.
La figura di Corrado Simioni, fondatore del Superclan, è particolarmente controversa: uno dei principali studiosi di Luigi Pirandello, inizia la sua attività politica militando nelle fila della Federazione Giovanile Socialista insieme a Bettino Craxi, dalla quale viene poi espulso per non meglio precisata "indegnità morale" ( Craxi parlò molti anni dopo più compiutamente di "gravi motivi politici").
Nel 1969 fonda, insieme a Curcio, il Collettivo Politico Metropolitano, ma in seguito i rapporti con Curcio e le neonate Brigate Rosse vanno piano piano deteriorandosi, per evidenti discordanze politiche.
L’azione all’ambasciata americana ad Atene segna infatti la definitiva rottura dei rapporti tra il Superclan e le Brigate Rosse; Curcio, in un’intervista rilasciata nel libro intervista "A viso aperto" di Mario Sciajola dice: "Tutto cominciò da uno scontro di potere al convegno di Pecorile. Corrado Simioni arrivò con l’intenzione di conquistarsi una posizione egemonica all’interno dell’agonizzante sinistra proletaria: pronunciò un intervento particolarmente duro, e sostenne che il servizio d’ordine andava ulteriormente militarizzato. La sua operazione non riuscì, ma una volta tornato a Milano non si diede per vinto: propose attentati inconcepibili per una organizzazione ancora inserita in un movimento molto vasto e, praticamente, aperta a tutti. Margherita, Franceschini e io ci trovammo d’accordo nel giudicare le sue idee avventate e pericolose. Decidemmo così di isolarlo assieme ai compagni che gli erano più vicini, Duccio Berio e Vanni Mulinaris: li tenemmo fuori dalla discussione sulla nascita delle Brigate rosse e non li informammo della nostra prima azione, quella contro l’automobile di Pellegrini. Simioni radunò un gruppetto di una decina di compagni, tra cui Prospero Gallinari e Francoise Tusher, nipote del celebre Abbé Pierre: si staccarono dal movimento sostenendo che ormai non erano altro che cani sciolti. C’erano però degli amici comuni che ci tenevano informati delle loro discussioni interne e conoscevamo il loro progetto di creare una struttura chiusa e sicura, super-clandestina, che potesse entrare in azione come gruppo armato in un secondo momento: quando noi, approssimativi e disorganizzati, secondo le loro previsioni saremmo stati tutti catturati".
Proprio per queste ricordanze la figura di Maria Angeloni, compagna comunista deceduta durante un’azione, verrà per lunghi anni dimenticata o taciuta, per ritornare ad essere ricordata più di trent’anni dopo, quando suo nipote, Carlo Giuliani, verrà ucciso da un carabiniere durante il G8 di Genova 2001.
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