Home > 25 aprile: la resistenza continua
"Bella ciao" sono le due parole della canzone dei nostri partigiani più famose in tutto il mondo. Sono diventate un po’ come la bandiera della pace multicolore: un simbolo, slegato dal territorio e dal popolo che lo ha proposto per diventare universale, con il suo carico di simbolismo, di lotta a cui allude, di indicazione di quella speranza che anima tutti i ’partigiani’ di un altro mondo possibile, migliore, più libero e più giusto.
La nostra Resistenza, forse tra i pochi esempi al mondo di lotta di popolo che si libera dalla tirannia e dalla mostruosa violenza omicida del nazifascismo, gettando le premesse di quella che poi sarà la Costituzione Repubblicana Italiana, è oramai dentro il DNA del popolo italiano;...
...a leggere anche solo distrattamente le decine e decine di iniziative in cantiere per il 25 aprile, una riflessione appare d’obbligo: questa festa, dopo gli anni in cui era stata ridotta a celebrazione rituale di un evento storico, da circa dieci anni è diventata sangue e linfa che scorre nuovamente nelle vene del popolo della sinistra, dei giovani antagonisti, del popolo della pace, di chi non si arrende alla ferocia delle leggi della globalizzazione e della guerra come ordine costituente del nuovo mondo, riunificato dalle insegne dei Mc Donalds e del ’pensiero unico’.
Oggi possiamo chiamare ’Resistenza ’ tutto il brulichio di iniziative, lotte, lavoro volontario sul territorio a sostegno delle classi più povere, attività per la dignità dei Paesi del Terzo Mondo, carovane di pace, interposizione pacifica nei Territori occupati della Palestina, diplomazia dal basso, opposizione creativa alla riduzione dell’uomo e della donna a merce ’variabile’ ed in esubero, sottomessa ai bisogni del capitale. Oggi ’Bella ciao’ per noi significa tante cose che certamente erano dentro i sogni che hanno spinto uomini e donne nei lontani anni bui in cui dominava il nazifascismo a prendere non solo la parola ma anche il fucile e liberarsi dall’oppressione.
Ma c’è una nota stonata, che non fa quadrare i conti: le guerre, sempre più sanguinose a cui l’Italia partecipa in violazione a quella Costituzione nata dalla Resistenza; un vilipendio che si perpetua ogni 25 aprile, quando le celebrazioni ufficiali tacciono sull’uso che in questi anni ( nel Kosovo, nell’Afghanistan, in Iraq) si sta facendo delle nostre forze armate: perché un esercito che doveva essere di popolo (a questo serviva la leva obbligatoria) e di pace, si è progressivamente trasformato in un esercito di professionisti? Professionisti che sotto mistificanti operazioni di peacekeeping, fanno la guerra in territori lontani, a popoli che certamente non ci stanno invadendo né stanno minacciando le nostre libertà costituzionali!
E se questi popoli resistono, come noi abbiamo fatto di fronte al nazifascismo, chiamiamo la loro resistenza ’terrorismo’.
Potremmo discutere a lungo se la civiltà, gli usi e i costumi, gli ordinamenti statuali e istituzionali che questi popoli adotterebbero, nel caso fossero lasciati liberi di autodeterminarsi, siano vicini, accettabili, compatibili con la nostra sensibilità democratica, con la nostra visione del mondo, con la nostra concezione dei rapporti civili e interpersonali. Ma questa discussione non potrebbe mai arrivare alla conclusione che, essendo la nostra civiltà ’superiore’, allora dobbiamo imporla anche con gli eserciti.
E’ questa oggi, invece, la conclusione alla quale subdolamente vogliono farci arrivare: è in questo gioco degli specchi che ci costringe a schierarci o da un parte o dall’altra, il terrorismo gioca un ruolo determinante perché se tutto è terrorismo ( almeno secondo gli input trasmessi dai massmedia), dalle manifestazioni degli sciiti che protestano contro l’invasione americana dell’Iraq agli attentati che fanno strage di bambini iracheni, dai continui episodi di resistenza popolare contro gli occupanti, italiani compresi, alle autobomba che seminano morte e terrore, allora diventa imbarazzante parlare di ’Resistenza’ perché quella che abbiamo conosciuto dai libri di storia, dai racconti dei protagonisti, dai valori che ci ha trasmesso è un tantino differente.
Premesso che anche questo non è vero completamente, perché la Resistenza italiana non è stata una cordiale discussione parlamentare ma una guerra di popolo con armi, bombe e attentati, morti e feriti, resta sicuramente una differenza storica, concettuale, programmatica, ideale di fondo: ma questo non può essere un alibi per non vedere quel che sta accedendo in Iraq: un paese non certamente teocratico, un paese laico fino a pochi mesi fa, dove anche le norme di diritto civile erano tra le più avanzate nel Medioriente, che sta scivolando verso una pericolosa china in cui fondamentalismo religioso e terrorismo stanno minando alla base ogni possibilità di un’altra ipotesi, quella di un autogoverno laico, non violento, democratico.
Al di là della sconfitta e o della vittoria sul campo delle truppe americane e alleate, penso che un danno forse già irreparabile sia stato arrecato alla società irachena e che può rivelarsi ancor più grave del saccheggio dei pozzi petroliferi e delle risorse economiche del paese: l’aver privato un popolo della dignità di chi combatte la sua guerra di Resistenza,
con tutto il portato dirompente e la forza trasformatrice della realtà che questa lotta comporta, in termini di liberazione complessiva di uomini e donne e non certo per l’affermazione di nuove teocrazie o dittature religiose.
Forse oggi, per dare un senso compiuto alla nostra Resistenza, dovremmo rivendicare anche per il popolo iracheno il diritto a resistere, resistere contro ogni invasione ma anche contro ogni trasfigurazione del suo corpo sociale e politico in una astorica e oscurantista dittatura dei custodi dei sacri testi o, peggio, incapsulato dentro un ordine imposto con il terrore che dilania corpi innocenti di bambini, di donne, di civili.
da antonella mangia di
www.triburibelli.org
Messaggi
1. > 25 aprile: la resistenza continua, 25 aprile 2004, 21:03
Grazie Antonella (NdlR)
1. > 25 aprile: la resistenza continua, 25 aprile 2004, 21:50
Grazie mille Antos !! Da Bleck
2. > 25 aprile: la resistenza continua, 27 aprile 2004, 21:11
Era una notte che pioveva e che tirava un forte vento, era il 25 Aprile di tanti anni fà.
Allungai una mano per accarezzarla e lei non c’era più.
Corsi alla finestra e la vidi giù nella piazzetta che si allontanava con la sua valigetta di cartone.
E gridai:
Oh bella ciao...bella ciao...bella ciao...ciao...ciao....
Poi mi accesi una nazionale e mi preparai un buon caffè.
saluti dal fronte
partigiano mureddu