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30 settembre 1977 - 2004 - WALTER ROSSI
Publie le martedì 28 settembre 2004 par Open-Publishing1 commento
di Associazione Walter Rossi
Non sempre siamo riusciti a ricordare Walter nella giornata di ricorrenza del
suo assassinio in forma non commemorativa, a volte è venuto meno l’impegno dell’Associazione,
costituita sette anni fa in suo nome, di mantenere viva la memoria oltre che
con la battaglia per l’individuazione dei responsabili, con azioni che ne rivendicassero
i valori.
I motivi sono vari, dalle difficoltà logistiche e organizzative alle poche forze
disponibili nel portare avanti in maniera efficace progetti e programmi basati
sul mantenimento della memoria, sulla solidarietà agli oppressi ed ai perseguitati,
sulla giustizia per le vittime di abusi e crimini.
Nonostante le difficoltà in questo ultimo periodo siamo riusciti a concretizzare
alcuni progetti e promuoverne altri, in linea con quello che ci eravamo prefissi
al momento della costituzione della nostra associazione.
Memoria
Nel 2003 abbiamo pubblicato con la collaborazione del Manifesto, l’Unità, Liberazione e Carta, il libro In ordine pubblico, dieci racconti scritti da altrettanti autori, storie di vita e di morte di una generazione impegnata, di memoria calpestata, dello Stato che nega giustizia.
Gli autori hanno destinato gli introiti derivanti dai loro diritti alla realizzazione di progetti di solidarietà, il contributo ha permesso di finanziare alcuni piccoli progetti in favore del popolo indio dei Guaranì, nel Mato Grosso del Sud in Brasile.
Nei prossimi mesi pubblicheremo un secondo libro che proseguirà il racconto delle storie che non vanno cancellate dalla memoria.
Solidarietà
L’impegno dell’Associazione Walter Rossi in favore dei popoli oppressi, in particolare di quelli del deserto e delle foreste, dei ghiacci e delle isole che lottano per mantenere la loro differenza, le loro tradizioni e i loro territori, si è concretizzato, con l’indispensabile collaborazione di alcune associazioni di solidarietà, nella realizzazione di alcuni piccoli progetti in Brasile, nei villaggi Guaranì, con la fornitura di copertura per le capanne, l’acquisto di strumenti di comunicazione, la realizzazione di impianti per l’installazione di acqua potabile, l’acquisto e la riparazione di macchine da cucire a pedali ad una cooperativa di donne. Altre iniziative sono in via di preparazione, piccole cose realizzate e da fare, un filo di sostegno ad una di quelle popolazioni tribali che hanno subito e ancora vivono la tragedia che da secoli investe l’altro mondo, quello dei diseredati, degli invisibili.
Un mondo fatto di riserve, in realtà ghetti, dove migliaia di persone sono vittime di pressioni, umiliazioni, torture, espropri forzati, assassini.
Non possiamo restare indifferenti di fronte la disperata lotta contro l’etnocidio che i Guaranì, come gran parte dei popoli tribali del mondo, sta combattendo. Possiamo per il momento appoggiarli con le nostre poche forze per piccoli aiuti ma dal grande significato, aiuti che per loro vuol dire non solo avere l’acqua o la possibilità di comunicare, ma anche il sentirsi non più isolati nella terribile prova che stanno affrontando.
Il nostro impegno a favore dei popoli diseredati proseguirà nel prossimo futuro. Per l’estate del 2005 dovrebbero essere realizzati ulteriori piccoli progetti di sostegno.
Giustizia e verità
Il Network Reti invisibili
Dopo alcuni infruttuosi tentativi finalmente, con il determinante impegno della Fondazione Carlo Giuliani e la collaborazione di molte Associazioni italiane, si è riusciti a costituire il portale Internet “Reti Invisibili” (www.reti-invisibili.net), network di associazioni italiane impegnate nella memoria storica, nella ricerca della verità e della giustizia su molte vicende che hanno insanguinato il nostro Paese dal dopoguerra ad oggi. Una Banca dati della memoria dove saranno inseriti i profili delle associazioni, documenti giudiziari, schede e cronologia dei principali fatti dal dopoguerra ad oggi, contributi tecnici e giornalistici, iniziative ecc.
Fatti diversi accaduti in tempi diversi, ma che hanno una unica matrice omicida sia che a commetterli siano stati fascisti, organizzazioni mafiose, singoli elementi delle forze dell’ordine.
Fatti che, nonostante le differenze, hanno avuto tutti la copertura e il fiancheggiamento da parte di apparati politici e amministrativi dello Stato tramite silenzi, inefficienze, depistaggi, rendendo difficoltose le indagini ed ostacolandole in modo spesso irrimediabile (pensiamo ad esempio al segreto di stato, ancora inspiegabilmente operante sulle stragi, nonostante l’avvicendarsi di Governi anche di sinistra).
Fatti che hanno il comune denominatore della mancanza, totale o parziale, di verità e giustizia. I colpevoli e i mandanti degli omicidi e delle stragi non sono stati individuati, e quando individuati sono quasi sempre rimasti impuniti. Un’impunità che diventa totale se limitiamo l’analisi alle vittime per mano delle forze dell’ordine.
Questo è quanto accomuna tutti quei morti; uccisi due volte: nella propria fisicità (in un treno, in una piazza, in un aereo...) e poi nella memoria (in un’aula del tribunale).
Reti Invisibili si rivolge a tutti i cittadini che non vogliono dimenticare quelle vittime senza giustizia. E’ quindi nostra intenzione arrivare ad istituire “una giornata per la Verità”, per ricordarli. Una giornata per chi, fino ad oggi, troppo spesso si è visto negare verità e giustizia.
C’era una volta un’“altra” società, composta da operai che sabotavano le linee di produzione, giovani con i capelli lunghi che tiravano uova sulle pellicce dei “signori” alla prima della Scala, donne che si battevano per la parità dei diritti, piccoli vietnamiti con i sandali ai piedi e il fucile in spalla che combattevano contro le mostruose macchine che vomitavano napalm sulle loro case, giovani e vecchi africani che cacciavano i secolari colonialisti dalle loro terre, americani del centro e del sud che nonostante torture e sparizioni di massa si opponevano a dittature sanguinarie. Erano gli stessi che pochi anni prima avevano lasciato il loro sangue sulle montagne italiane nella lotta contro fascisti e nazisti, erano i contadini russi che piantavano la bandiera rossa nel cuore della Berlino nazista, erano gli studenti, gli operai, gli intellettuali di tutto il mondo che combattevano il fascismo nelle brigate internazionali in Spagna, erano tutti coloro che da sempre, ovunque e con ogni mezzo, si ribellano alla prevaricazione, all’ingiustizia, alla guerra, allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, al razzismo, alla povertà.
Walter Rossi era uno di loro, un ragazzo di vent’anni che combatteva la prepotenza dei forti, l’ingiustizia del potere, che voleva essere padrone della propria vita e dei propri pensieri. Walter è stato ucciso in un agguato concordato da fascisti e polizia perché in questa società è un delitto schierarsi sempre e comunque con i più deboli, gli sfruttati, tentare di pensare con la propria testa, essere coerente con i propri valori, se non sono quelli della classe al potere.
Per chi dice che tutto è cambiato...
forse, a ben vedere, niente è cambiato.... solo chi lo afferma
Appuntamenti
Mercoledì 29 settembre 2004 ore 18.30
presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione (Centro Congressi)
via Salaria 113
“Genova. Per non dimenticare”
Nel corso dell’iniziativa verrà presentato il Network Reti invisibili
Giovedì 30 settembre 2004 ore 16.00
piazza Walter Rossi
Interventi di rappresentanti del Comune di Roma
ore 18.00
appuntamento alla lapide in via Medaglie d’Oro
Un fiore per Walter
Associazione Walter Rossi
Roma, 30 settembre 2004
Sito: www.associazionewalterrossi.it
Email: posta@associazionewalterrossi.it
Messaggi
1. > 30 settembre 1977 - 2004 - WALTER ROSSI, 30 settembre 2004, 18:18
a proposito di ingiustizie...
Si torna a parlare di Silvano Russomanno, il dirigente del Sisde che, detenuto per aver fornito notizie alle Brigate Rosse, nell’agosto 1980 confezionò la prima falsa pista per la strage di Bologna. A quanto pare già negli anni Sessantaoperava in modo non dissimile in Alto Adige.
6 Settembre 1964: In una baita della Val Pusteria viene ucciso Louis Amplatz e ferito George Klotz, entrambi ricercati perche’ sospettati di essere gli autori di numerosi attentati in Alto Adige . Subito dopo il fatto Christian Kerbler , irredentista anche lui, ma che risultera’ essere un informatore della squadra politica della questura, presente al fatto, si presenta spontaneamente in una caserma degli alpini, ma durante il trasferimento fra Merano e Bolzano , Giovanni Paternel , capo della squadra politica di Bolzano , lo fa fuggire; 22 anni dopo sara’ condannato in contumacia per l’uccisione di Amplatz . Paternel pero’ dichiarera’ che a far fuoco erano stati in realta’ i carabinieri, cio’ verra’ confermato da altre testimonianze. Risultera’ poi dalle indagini del giudice Mastelloni che il gen. De Lorenzo "...voleva esperire la possibilta’ di uccidere uno o due terroristi sudtirolesi..." e che in tale intento erano implicati anche il questore di Bolzano Ferruccio Allitto Bonanno e il funzionario dell’Ufficio Affari Riservati Silvano Russomanno .
Il medesimo Russomanno, nell’agosto dell’80, trovandosi in stato di detenzione a Rebibbia per aver fornito, da dirigente del servizio d’informazioni del ministero degli interni, Sisde, notizie confidenziali alle Brigate Rosse, costituirà la prima pista falsa per sviare le indagini sulla strage di Bologna ai danni dell’estrema destra. Istruirà un mitomane, tal Piergiorgio Farina e quindi, preso contatto con il collaboratore di questura Marco Affaticato, darà vita ad una montatura giudiziaria che indurrà il magistrato Persico ad emettere ventotto ordini di cattura il 28 agosto. La montatura verrà smascherata alcuni mesi più tardi.
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