Home > 31 gennaio tutti/e a Gorizia contro i cpt!
Sabato 31 gennaio a Gorizia nell’ambito della giornata europea di
mobilitazione antirazzista.
Manifestazione dalle 15.30 in poi presso i giardini pubblici in Viale Verdi
contro il progetto di costruzione di un centro di permanenza temporanea per
immigrati in provincia.
Musica, controinformazione, performance, video ecc.
Organizzano varie realtà anarchiche di Gorizia, Trieste, Friuli, Pordenone e
Slovenia.
Di seguito il volantino che sarà distribuito in piazza.
Gruppo Anarchico Germinal
aderente alla Federazione Anarchica Italiana - FAI
CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA
MA CHE BELLA ACCOGLIENZA!
I Centri di Permanenza Temporanea (CPT) sono stati istituiti in Italia nel
’98 con la legge Turco-Napolitano del centrosinistra per rinchiudere gli
immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno, che non era possibile
identificare
ed espellere immediatamente, e che, quindi, secondo i sinistri legislatori,
avrebbero potuto rappresentare un pericolo sociale. Gli immigrati vi
dovevano
rimanere fino a 30 giorni in vista dell’ espulsione. Con la Bossi-Fini il
termine è diventato di 60 giorni e i CPT hanno consolidato il loro aspetto
di vere e proprie carceri, destinate oggi anche ai richiedenti asilo. Sono
luoghi che dovrebbero far inorridire anche un "sincero democratico", luoghi
in cui sono stati sospesi anche quei diritti, seppur minimi e precari, che
regolano la vita dei carcerati "normali".
I CPT oggi sono 16 nel territorio italiano e solo nell’ ultimo anno per
questi lager sono passate 17.000 persone (fonte:Medici senza frontiere).
Il loro numero però è destinato ad aumentare notevolmente e con buona
probabilità
nel giro di breve tempo -se ne parla da anni- ne sorgerà uno in provincia
di Gorizia, verosimilmente nell’ ex-caserma Polonio di Gradisca.
La costruzione di questi centri, decisa direttamente dal ministero
dell’Interno,
viene tenuta strumentalmente sotto silenzio per evitare che -come successo
altrove- il caso esploda pubblicamente e si sviluppino lotte e proteste.
Questi luoghi di detenzione simboleggiano bene l’atteggiamento della nostra
"civile" società nei confronti di persone colpevoli di fuggire da situazioni
di miseria, sfruttamento, oppressione, tortura o guerra: la sola mancanza
di un documento, di un pezzo di carta che attesti il loro essere "regolari"
è sufficiente per essere sottoposti ad una carcerazione inumana e arbitraria
in luoghi ancora più opprimenti delle "normali" galere.
Questi moderni lager sono l’espressione più evidente della barbarie generata
dalle varie leggi sull’immigrazione. Frontiere blindate, stragi sui mari,
impronte digitali (oggi agli immigrati domani a tutti noi), rastrellamenti
nei quartieri, espulsioni arbitrarie sono solo alcuni delle nefandezze
create da questi provvedimenti. Tutti questi
provvedimenti hanno creato e diffuso l’artificiale divisione fra "immigrati
buoni e lavoratori" e "clandestini cattivi e criminali".
Detta in altri termini gli immigrati possono essere tollerati solo se
rimangono
nell’ombra, chini al dispotismo dei padroni nei luoghi di lavoro, in modo
da fornire docile manodopera per le industrie. Da dove credete che venga
buona parte del miracolo del nord-est? E perché fra i primi a chiedere
più immigrati c’è sempre Confindustria?
Se "sono di troppo", se "non servono più" ridiventano automaticamente
"clandestini"
(molti non hanno mai smesso di esserlo, e gli imprenditori lo sanno bene)
e perciò sono ritenuti colpevoli di tutti i crimini possibili.
Siamo perciò consapevoli che sono proprio le leggi degli stati a creare
la clandestinità e per questo è necessario lottare contro queste leggi
razziste
e liberticide.
Una lotta che per essere coerente ed efficace deve incentrarsi sulla libertà
di circolazione per tutti gli uomini e le donne del pianeta,
sull’abbattimento
di tutte le frontiere e sul rifiuto di ogni artificiale divisione degli
individui fra "immigrati", "clandestini", "italiani", "extracomunitari",
"regolari", consapevoli che l’unica divisione reale è fra sfruttati e
sfruttatori.
Assieme agli immigrati e alle immigrate, opponiamoci ai centri lager
mobilitandoci
in prima persona, autorganizzandoci al di fuori delle istituzioni e
praticando
l’azione diretta.
Rivendichiamo l’uso pubblico e collettivo dell’ex-caserma di Gradisca come
di tutti gli altri spazi inutilizzati e lasciati a marcire.
Vogliamo spazi sociali non nuove galere!