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6 settembre 1971: l’evasione da Punta Carretas
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Publie le venerdì 6 settembre 2013 par # - Open-PublishingIl sei settembre del 1971, è una bella giornata di sole, e nel carcere di Punta Carretas a Montevideo regna quella calma apparente che sempre annuncia che qualcosa di grosso sta per accadere.

Infatti, quando i secondini fanno rientrare nelle loro celle i detenuti, si accorgono che ne mancano ben centoundici.
Ottantasei tupamaros, Raul Sendic compreso, che dei guerriglieri è il capo riconosciuto e un’intera ’batteria’ di rapinatori di banche, quella del Negro Vinas, un ’atracador’ che si è politicizzato in carcere.
I poliziotti che risalirono il tunnel, attraverso il quale i Tupamaros erano fuggiti, trovarono un biglietto con sopra scritto: ’Oggi come ieri, in lotta per la libertà’.
I guerriglieri erano infatti scappati usando in gran parte il tunnel che quaranta anni prima il guerrigliero bolivariano Roscigna e i suoi uomini avevano scavato per una analoga evasione.
Secondo il dirigente dell’organizzazione e oggi senatore in Uruguay, Eleuterio Fernández Huidobro, la nascita del movimento dei Tupamaros risale al 1965.
Esso cominciò con l’attività di rapina alle banche, con l’attacco ai circoli e ad altre attività imprenditoriali ai primi degli anni sessanta, cui seguiva la distribuzione ai poveri di Montevideo del cibo e dei soldi.
Negli anni i Tupamaros assunsero un rapido consenso costringendo anche il partito comunista dell’Uruguay a convivere con il movimento, dopo averne inizialmente condannato le azioni.
Dal 1968 in avanti la repressione poliziesca e militare messa in atto dal governo si fece sempre più dura portando all’arresto di moltissimi dissidenti che venivano poi sistematicamente torturati secondo le tecniche che gli americani insegnavano agli apparati militari latinoamericani.
I Tupamaros iniziarono cosi a compiere sequestri e omicidi politici, come l’assassinio di Dan Mitrione, l’agente dell’FBI accusato di aver insegnato tecniche di tortura alle forze di polizia in vari paesi latino-americani.
Nel luglio del 1973 i militari presero il potere in Uruguay e la repressione si fece ancora più violenta catturando i dirigenti Tupamaros Raúl Sendic, Eleuterio Fernández Huidobro, Mauricio Rosencof, José Pepe Mujica, Adolfo Wasem, Julio Marenales, Henry Engler, Jorge Manera e Jorge Zabalza, che furono incarcerati in condizioni di bestiale inumanità, di continua tortura, cercando di impedir loro qualsiasi comunicazione e sotto la minaccia di esecuzione nel caso una qualsiasi azione fosse stata portata a compimento dal MLN-T, di qualsiasi natura essa fosse.
Dopo che la democrazia fu restaurata in Uruguay nel 1985, i Tupamaros tornarono alla vita pubblica come parte di un partito politico, il Movimiento de Participación Popular (Movimento di Partecipazione Popolare).
Ora quel partito governa l’Uruguay ... e José Pepe Mujica, uno degli evasi da Punta Carretas, ne è il Presidente.