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A Siracusa una carretta con 71 immigrati: altri 28 muoiono durante il viaggio
Publie le martedì 10 agosto 2004 par Open-PublishingAncora una tragedia annunciata
di Manuele Bonaccorsi
Siracusanostro servizioCome fossero criminali, li hanno trasferiti nel pieno della notte. E le sbarre del lager di Pian del Lago, il cpt di Caltanissetta, si sono chiuse dietro di loro quando già albeggiava, ieri mattina alle cinque. Per Daniel e John, braccianti delle poverissime piantagioni della Liberia, per Ramasi, giovane ivoriana che, pur incapace di tenersi in piedi, rimane bellissima nel suo vestitino di tulle, per i due giovani sposi che insieme hanno visto l’agonia e la morte del proprio bambino, ucciso dagli stenti su quella barca bollente di giorno e gelata di notte, è finito il momento della pietà.
Mentre infuria la polemica politica, mente la Caritas, l’Arci, la Cgil, l’opposizione tuonano contro le vergognose dichiarazioni del ministro Calderoli (terroristi che entrano in Italia travestiti da clandestini), mentre Selva (An) dichiara di «non veder nulla di strano nel considerare reato l’immigrazione clandestina» e Pisanu invoca l’aiuto dell’Europa-fortezza, l’inarrestabile corso della violenza regolamentata dalla Bossi-Fini continua ad mietere vittime. E 58 dei 71 superstiti dello sbarco dell’altro ieri, ennesima tragedia nel Canale di Sicilia, cimitero dei migranti, aspettano un probabile rimpatrio forzato. Nessuno può incontrarli e invano ieri un piccolo presidio organizzato in fretta dalla Rete Antirazzista isolana ha chiesto alle autorità di poter parlare coi «reclusi», di permettere l’ingresso ad un avvocato che li difendesse nella loro causa per il diritto alla vita. Senza parlamentare qui non si entra, inutili le preghiere. I manifestanti non si danno per vinti. Rimarranno tutta la notte, il presidio è permanente.
Un sofferenza durata due settimane, dall’Africa occidentale fino alle coste della Libia, a piedi nel deserto. Poi l’imbarco, in piccoli gruppi di 15. Sono circa cento a salpare, per un viaggio previsto di un giorno, forse due. Poche provviste, poca acqua, la barca deve rimanere leggera. Poi, otto, forse dieci giorni fa, l’avaria ai motori, la nave in balia delle onde per lunghissimi giorni e notti, mentre prima i viveri, poi l’acqua, inesorabilmente, si esauriscono. Cominciano a morire i più deboli, un bambino di un anno, che gli stessi genitori adagiano tra le onde, le donne, i più debilitati dal viaggio. Muoiono in 28, l’ultimo - aveva 12 anni - dopo il trasbordo nel mercantile "Zuirdierdiep", che, nella notte tra sabato e domenica, li aveva soccorsi. Appena, in tempo: un altro giorno non avrebbe lasciato superstiti.
«Non bevono da almeno due giorni, sono disidratati e assiderati, non riescono neppure a scendere le scale, non sanno tenersi in piedi» racconta Virgilio Palumbo, medico del 118, tra i primi a soccorrere i migranti.. Alle 3,25 l’arrivo al porto di Siracusa, i primi soccorsi, gli 11 ricoveri in ospedale (il più grave era stato trasportato dall’elisoccorso maltese a La Valletta poco dopo il salvataggio) e il trasferimento nella palestra di una scuola media di Siracusa. Qui viene impedito l’ingresso all’equipe di Medici Senza Frontiere, mentre cominciano le operazioni di identificazione.
Anthony Sapond, di 29 anni, e Kimg Dom Kwame, 35 anni, entrambi livoriani, sono indentificati come scafisti. Secondo la Procura della Repubblica di Siracusa e il piemme Fabrizio Focardi fanno parte di una più ampia organizzazione per il traffico di clandestini, capace di chiedere oltre 1.000 dollari per il viaggio. Si trovano nel carcere di Siracusa e già domani dovranno rispondere alle domande del Gip. Focardi vuole andare fino in fondo: «E’ mia intenzione proseguire le indagini, anche all’estero», minaccia. E annuncia che chiederà il recupero della carretta abbandonata e la ricerca dei corpi seppelliti in mare. Chissà se i reclusi di Pian del Lago avranno il diritto di dare un ultimo addio ai propri parenti e compagni.