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di Claudio Giusti
In America ci sono più di 2.200.000 persone in prigione. 715 prigionieri ogni
100.000 abitanti, uno ogni 140 persone: il record mondiale di imprigionamento.
100.00 detenuti sono in isolamento. 128.00 sono ergastolani. 110.00 i minorenni
in riformatorio, ma non si conosce il numero dei minori in carcere con gli adulti.
Il Michigan da solo ha 300 minorenni condannati all’ergastolo senza possibilità di rilascio anticipato. Dei 700.000 che si trovano nelle prigioni locali 400.000 sono, più che in attesa di giudizio, in attesa d’avvocato: aspettano cioè che qualcuno si degni di trovargli uno straccio di difensore d’ufficio.
Le persone in libertà vigilata sono 4.800.000 e a questi occorre aggiungere 5
milioni di ex detenuti che hanno perso il diritto di voto. Trent’anni fa, nelle
carceri federali e statali, c’erano 200.000 detenuti, oggi sono 1.400.000: il
più grande esperimento di imprigionamento di massa dai tempi di Stalin.
Metà dei detenuti sono neri. Se il tasso di incarcerazione per i
bianchi è di 366 per 100.000 per i neri è 2209 e in molti stati
supera
abbondantemente i 10.000. In un quarto degli stati il 10% dei maschi
neri adulti è in galera. Questo si spiega perché, pur essendo il 13%
dei drogati, i neri sono il 35% degli arrestati per possesso di
droga,
il 55% dei processati per questo reato e il 75% di quelli che stanno
scontando una pena per questo delitto. Un terzo dei ventenni di
colore
è in prigione o in libertà vigilata e per i giovani neri passare un
certo periodo di tempo in prigione è diventato un "rito di passaggio"
come lo era per noi fare il servizio militare.
Ogni giorno le carceri della contea di Los Angeles accolgono 6.000
nuovi detenuti e ogni anno le 18.000 polizie americane arrestano
13.700.000 persone (ma più probabilmente sono 15 milioni). Di queste
circa 3 milioni sono minorenni: almeno 500.000 sotto i 15 anni,
120.000 fra i 10 e i 12 e 20.000 sotto i 10. Sono stati arrestati
bambini di meno di 6 anni.
Le esecuzioni sono state 934 e nel braccio della morte ci sono circa
3.500 persone fra cui alcuni minorenni e molti pazzi. Un terzo delle
esecuzioni sono avvenute in Texas, 152 sotto Giorgino Bush. 117
innocenti sono stati rilasciati e non sappiamo quanti sono stati
uccisi, ma, vista la scarsa qualità dei processi americani, devono
essere stati molti.
L’ex governatore dell’Illinois George Ryan ha detto che il sistema
giudiziario americano non è in grado di stabilire chi è innocente ,
chi è colpevole e nemmeno il grado di colpevolezza. Ha ragione.
Gli americani non fanno i processi, non fanno gli appelli e non
motivano le sentenze. Più del 90% delle condanne per crimini gravi è
ottenuto grazie al patteggiamento. Lo stesso avviene per il 56% delle
condanne per omicidio preterintenzionale e volontario. La gran parte
dei piccoli reati sono sbrogliati in meno di un minuto da tribunali
locali in cui la presenza dell’avvocato difensore non è prevista e
spesso nemmeno consentita.
I processi, quando si fanno, sono caratterizzati da una estrema
sommarietà e dalle scarse garanzie che vengono concesse agli imputati
poveri, cui vengono forniti avvocati incompetenti, impreparati,
quando
non ubriachi, drogati e addormentati. Le condanne sono spesso
ottenute
grazie a confessioni estorte a suon di botte, a pentiti fasulli,
testimoni bugiardi e a referti di laboratori compiacenti. I
Procuratori non si fanno scrupolo di mentire e di far sparire prove
favorevoli alla difesa: tanto non gli succede nulla.
L’appello (nei rari casi in cui viene accolto) ha templi biblici e
non
prevede la libertà provvisoria del condannato, così che il Parlamento
del Texas ha dovuto fare una legge apposita per mettere in libertà i
13 innocenti della "strage di Tulia".
Le condizioni carcerarie sono spesso atroci, tanto che una prigione
della Georgia è stata definita da un giudice federale "una nave di
schiavi" . In questo immenso gulag le violenze e gli stupri sono
innumerevoli e nessuno si prende il disturbo di censirli, come
nessuno
sa quanti siano i suicidi in carcere e quante siano le persone uccise
ogni anno dalle 18.000 polizie americane.
Nulla di questa infinita quantità di dolore giunge alle orecchie
degli
italiani, mentre gli stolidi cantori del sistema americano si
baloccano con puerili comparazioni sul numero delle intercettazioni
telefoniche.
Claudio Giusti
Può darsi che qualcuno di voi sia finito per sbaglio nella mia
rubrica. FATE CIRCOLARE QUESTO MESSAGGIO!
Non dimenticate mai che la lotta per i diritti umani e contro la pena
di morte è la stessa in tutto il mondo
DOTT. CLAUDIO GIUSTI
COMITATO "3 LUGLIO 1849"
Per i diritti umani, contro la pena di morte
Membro fondatore della World Coalition Against Death Penalty
VIA DON MINZONI 40, 47100 FORLI’. ITALIA
TEL. 39/0543/401562 39/340/4872522
e-mail giusticlaudio@aliceposta.it
La Repubblica Romana fu il primo stato sovrano a scrivere nella
propria costituzione l’abolizione totale della pena di morte, il 3
luglio 1849. Il Comitato, ispirandosi alla tradizione libertaria ed
abolizionista del nostro Paese, si batte contro la pena di morte e
per
il rispetto dei diritti umani indicati agli articoli 2 - 21 della
Dichiarazione Universale.