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Africa: il risveglio di un continente e gli interessi USA
Publie le mercoledì 18 agosto 2004 par Open-PublishingLa recente vicenda della Cap Anamur e i tanti sbarchi giornalieri sulle sponde del nosto paese hanno riproposto il dramma dell’emigrazione forzata dal continente africano di tantissime persone che cercano di sfuggire dalla guerra, dalla fame, e dagli stenti e dalla morte provocati dalle malattie. Tutto questo causato da un modello di sviluppo neoliberale e imperialista occidentale ormai insostenibile.
E’, dunque, sempre più urgente aprire una seria riflessione, fra le forze di sinistra, progressiste, democratiche laiche e cattoliche in Italia, ma anche in Europa per ragionare sul nostro modello di sviluppo. Per capirne la ragione è sufficiente vedere le cronache che tutti i giorni i mass media ci propongono: guerre, morti per fame, malattie, carestie ecc. ci dicono chiaramente che il modello di sviluppo dell’Occidente sta portando alla catastrofe il pianeta, e che dunque è un modello inapplicabile ai miliardi di persone che restano fuori dai privilegi rapaci di noi occidentali.
E’ un modello basato sullo sfruttamento dell’uomo e delle risorse di interi continenti, è un modello che per sopravvivere ha bisogno di elevare la guerra a strumento per districare le questioni internazionali, ha bisogno, cioè, della “guerra preventiva” per la difesa degli interessi della potenza imperiale americana in ogni angolo del mondo. E’ un modello che deve affamare milioni di persone per poter soddisfare le esigenze di una piccola minoranza di esseri umani che vive nell’Occidente capitalistico avanzato.
Allora occorrono subito decisioni politiche serie e concrete per iniziare a smantellare le basi che sorreggono questo modello di sviluppo neoliberista.
Una delle più urgenti è sicuramente legata alla cancellazione totale dei debiti multilaterali dei Paesi poveri del mondo, cosa che è stata puntualmente ulteriormente rimandata dall’ultimo G8 di giugno negli Stato Uniti. Si è solo deciso di prorogare per due anni il programma di cancellazione del debito mentre dei 100 miliardi di dollari da cancellare ne sono stati eliminati solo 31.
Una scelta forte, dunque quella della cancellazione del debito, che non può né dovrebbe essere sempre diluita e posticipata dalle grandi potenze del mondo riunite nel G8. Potenze, con in testa gli Stati Uniti, che invece continuano a considerare, ad esempio, il continente africano come un prezioso scrigno dalle molteplici risorse minerarie da sfruttare fino all’osso. Non a caso, fra l’altro, in un silenzio abbastanza preoccupante, gli USA di Bush guardano con grande interesse al petrolio africano e lì, vedi ad es. il golfo di Guinea, gli Stati Uniti stanno predisponendo le proprie basi militari per poter sfruttare quel petrolio che, nei prossimi 10-15 anni, servirà per soddisfare il 30% del loro fabbisogno. E non è un caso, che questa corsa per appropriarsi ulteriormente delle ricchezze naturali dei popoli africani spinga la Francia a tornare a contrapporsi con il suo neocolonialismo, certamente più paternalista ma non meno pericoloso, a quello americano nel continente subsahariano e l’errore enorme che potremmo fare sarebbe quello di schierarci da una o l’altra parte.
Quello che oggi è, invece, necessario è un nuovo multilateralismo che veda coinvolta l’Europa, la Cina, i paesi del G77 con in testa il Sudafrica, il Brasile, l’India (dove vive un quarto della popolazione mondiale). Occorre cioè spezzare la supremazia mondiale degli Stati Uniti e la politica della difesa dei loro interessi (e di quelli delle loro multinazionali) in qualsiasi parte del mondo essi pensino di avere. Il WTO di Cancun in questo ha rappresentato una svolta storica nei rapporti internazionali; per la prima volta i paesi del Sud del mondo si sono coalizzati intorno a grandi questioni che attengono direttamente alla loro vita e hanno detto di no agli USA e all’Europa che, con il suo passivo sottomettersi agli interessi americani, ha tradito anche i veri interessi dei popoli europei.
Cancun ha dimostrato che si può cambiare e ci si può opporre allo strapotere imperiale degli USA; tocca a noi uomini e donne che credono nei valori della solidarietà, della giustizia sociale, nella pace lavorare affinché l’Europa diventi un continente di pace e giustizia sociale.
La situazione internazionale, dopo l’11 settembre 2001 rende ancor più evidente la supremazia degli Stati Uniti, e come essi pongano sistematicamente in essere politiche di tipo neocoloniale ed imperialistico che appaiono sempre più difficili da contrastare. Per brevità, non potendo ampliare troppo l’analisi, mi pare che oggi sia necessario agire affinché l’Unione Europea sappia essere all’altezza delle decisioni da assumere di fronte a una tale gravissima situazione internazionale. A mio avviso si tratta di discutere di nuove politiche capaci di tenere dentro un unico progetto economico equo e sostenibile i paesi avanzati e quelli poveri. E’ incredibile allora come ancor oggi l’Europa e l’occidente tengano chiusi i propri mercati all’Africa attraverso dazi e politiche protezionistiche, invece di politiche capaci di ricomprendere le ragioni ed i legittimi interessi dei popoli di questa nostra terra.
Non è e non sarà facile ma il nostro compito storico è quello di provare a cambiare lo stato di cose presenti, è una sfida difficilissima ma ineludibile per chi davvero voglia costruire un mondo nuovo e migliore. E in questa sfida è importantissimo che le forze più avanzate, progressiste e democratiche del mondo laico e cattolico si trovino insieme a percorrere un lungo tratto di strada nella costruzione di un alternativa al modello neoliberale perché “un altro mondo è possibile”.
Andrea Genovali
Presidente nazionale Associazione Puntocritico