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Agnoletto: “Il movimento no-global non diventi mai un partito”

Publie le mercoledì 18 agosto 2004 par Open-Publishing

Dazibao


Stefano
Mutti


Seconda parte dell’intervista di Alice ad Agnoletto, leader no-global: “Unità delle
sinistre? ll correntone DS si colloca in una strategia anti-liberista ormai molto
lontana dalle scelte dalla direzione dei DS e della lista “Uniti per l’Ulivo”.


On. Agnoletto, lei ha presieduto sia Forum Sociale Mondiale che il Genoa Social
Forum. La “galassia no global” appare ai più piuttosto eterogenea. E’ così? Qual è il
comune denominatore di questi “movimenti”?

Fin dalla nascita sia del Forum Sociale Mondale che del Genoa Social Forum si è voluto
dare un coordinamento ai gruppi, alle associazioni ed ai sindacati i effetti
estremamente diversi tra loro. D’altra parte è questa la nostra forza: siamo
realtà diverse, ognuna operante in un ambito specifico, però alla fine riusciamo
sempre a trovare momenti di unità intorno a temi individuati come prioritari.

Quale la base comune?

L’aver colto che vi è un intreccio inscindibile tra il sistema neo-liberista e la guerra. La guerra è lo strumento essenziale di un sistema che voglia mantenere nel mondo una situazione dove, per dirla con uno slogan (ma che corrisponde alla verità), “il 14% della popolazione controlla l’80% delle risorse”. Quindi, il punto di unione di tutti questi movimenti è la lotta al liberismo e alla guerra. Dopodiche ci posizioni diverse su quelli che sono gli strumenti di lotta... però, anche su questo abbiamo fatto sintesi: sia il Patto di lavoro nel movimento italiano che la Carta dei principi di Porto Allegre sanciscono che sono legittimi strumenti diversi avendo come punto fermo il ripudio della violenza.

Il movimento degli autoconvocati di PRC, proprio su Dilloadalice di questa settimana, accusa il partito della Rifondazione comunista di scarsa democraticità interna e di avere solo una facciata “movimentista”, strumentale, come avrebbe dimostrato da ultimo nel “caso D’Erme”". Lei cosa pensa a riguardo?

Io mi sono presentato e sono stato eletto nelle file di Rifondazione Comunista alle ultime elezioni europee come indipendente e tale intendo rimanere, come sanno anche i compagni di Rifondazione. Non ritengo corretto, quindi, intervenire in un dibattito tutto interno a Rifondazione e alle sue diverse componenti. Sul piano più strettamente politico, posso dire di condividere la scelta di Rifondazione di promuovere un percorso verso la costruzione di un soggetto anti-liberista all’interno del quale persone possano lavorare insieme seppur provenienti da storie diverse. Condivido, quindi, la scommessa di provare a mettere insieme coloro che vengono da una tradizione comunista non ortodossa con altre persone che hanno un’altra storia, come quella dell’ambientalismo consapevole, del cristianesimo sociale e via dicendo.

Quali saranno i confini di questo futuro soggetto politico: sarà la federazione delle sinistre che parte dal “correntone” DS per arrivare a Rifondazione?

Io non sono abituato a ragionare in termini di sigle di partito. Penso non sia molto utile. Il percorso per la costruzione di una sinistra anti-liberista nasce dalla pratica comune che il movimento ha realizzato in questi anni dove soggetti diversi sono riusciti a lavorare insieme attorno ad obiettivi e a programmi comuni. Non credo che questa sinistra possa nascere semplicemente da incontri tra comitati centrali delle diverse forze politiche. E’ evidente, però, che gran parte delle persone che fanno riferimento, che hanno votato e che hanno sostenuto il “correntone” DS si collocano in una strategia anti-liberista che ormai è molto lontana dalle scelte dalla direzione dei DS e della lista “Uniti per l’Ulivo”. La costruzione di questo soggetto deve però nascere dal basso e soprattutto nelle realtà locali. Credo che, anche qualora si riesca a dar vita a questo soggetto, il “movimento” debba mantenere tutta la sua autonomia. Il movimento è come una levatrice: aiuta la nascita di questo soggetto, ma la levatrice è cosa diversa dal bambino che nasce e che poi farà il suo percorso autonomo.

Lei ha parlato del ruolo del movimento nelle realtà locali. Quale ruolo del movimento per i prossimi appuntamenti elettorali?

Le scelte in merito ad eventuali candidature riguardano le singole persone, non impegnano la complessità del movimento in quanto tale. Si può fare un discorso differente per le situazioni strettamente locali; se in un paese il movimento è depositario di specifiche battaglie sul territorio che hanno segnato la vita della comunità, allora a livello locale credo che le singoli associazioni e movimenti possano riflettere se partecipare ad un’esperienza politica diretta insieme a coloro che hanno condiviso quelle scelte. A livello nazionale credo che i movimenti dovrebbero evitare di trasformarsi in partiti.

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