Home > Alla Camera a Blair, urlano:"assassino"
Blair aspramente contestato deve ammetere: avevo capito male sui 45 minuti.
(L’unità)
Il premier inglese Tony Blair adesso ammette di essere incorso in un malinteso, a proposito di un
passaggio chiave del rapporto sull’Iraq redatto dai servizi segreti, di cui si servì per
persuadere i suoi connazionali della correttezza della guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein: il primo
ministro britannico ha dichiarato alla Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento, di non
avere capito che i «45 minuti» di tempo necessario per puntare e lanciare i missili iracheni, tempo
citato in quel rapporto, si riferivano alle armi tattiche irachene, e non ai missili a lunga
gittata.
Dopo aver dovuto accettare l’avvio di un’inchiesta destinata ad accertare la qualità del lavoro
dei servizi segreti, sulle cui informazioni il primo ministro prese la decisione di entrare in
guerra al fianco degli Stati Uniti, Blair ha ammesso che quelle armi cui il rapporto dei servizi
segreti faceva riferimento non erano state da lui intese come armi esclusivamente tattiche. Il dossier,
presentato da Blair il 24 settembre 2002, sosteneva che l’Iraq poteva attivare in 45 minuti armi
letali chimiche o biologiche.
Immediate le critiche dell’opposizione alle dichiarazioni di Blair, bersagliato di domande dai
deputati in quasi sei ore di dibattito: quanto ha detto "solleva gravi interrogativi su quello che il
governo sapeva quando la Gran Bretagna è entrata in guerra", ha detto il conservatore Michael
Ancram. E per denunciare gli attacchi contro la Bbc dopo la pubblicazione del rapporto Hutton sul
suicidio dello scienziato David Kelly, giornata di protesta per migliaia di dipendenti dell’emittente
pubblica.
«L’inchiesta relativa alle armi di distruzione di massa irachene non potrà stabilire se la guerra
sia stata giusta o meno», ha detto il premier inglese, e queste dichiarazioni hanno suscitato
contestestazioni con urla e fischi durante lo stesso dibattito alla Camera. Una voce dal pubblico gli
più volte gridato contro: «assassino, assassino».
«No, non provo nessun imbarazzo, nessuna vergogna nel ribadire che abbiamo fatto la cosa giusta.
Il risultato è che ora viviamo in un mondo più sicuro», ha cercato di giustificarsi Blair. Ma
mentre il primo ministro inglese parlava alle sue spalle prosegue la contestazione. «Assassini»,
«Insabbiatori» grida un gruppo di studenti che viene immediatamente trascinato fuori dall’aula della
Camera dei Comuni. Il premier incassa il colpo e cerca di sdrammatizzare: «Ho la sensazione - dice
Blair - di non essere stato molto convincente». Ma intanto la protesta si sposta davanti alla
residenza del primo ministro. Cinque manifestanti sono travestiti con la parruccona e il mantello rosso,
per ricordare la toga solenne di Lord Hutton, l’alto magistrato che qualche giorno fa ha
scagionato Blair dall’accusa della Bbc di aver gonfiato il famoso dossier dei servizi segreti sulle armi di
distruzione di massa. I cinque, armati di vernice bianca e pennelli, hanno dipinto di bianco la
cancellata davanti
alla casa del premier. Una protesta che vuole ricordare l’insabbiamento dello scandalo Kelly da
parte del rapporto Hutton. In inglese infatti la parola “whitewash”, letteralmente “sbiancare”
significa anche insabbiare, coprire. I contestatori sono stati fermati con l’accusa di danneggiamento
e portati a Scotland Yard. Nel mirino del gruppetto anche l’incarico, affidato da Blair a un altro
rappresentante della Camera dei Lord, l’ex capo di gabinetto Lord Butler, di presiedere la
commissione d’inchiesta sulle armi di sterminio irachene.
Blair ha dovuto fronteggiare anche nuovi attacchi provenienti dall’esperto e ex consulente del
governo in materia di armamenti Brian Jones, che su The Independent ha asserito che il governo ha
scavalcato gli analisti dei servizi segreti per presentare un dossier «fuorviante» prima della
guerra. Blair ha detto in Parlamento che le preoccupazioni di Jones erano state ascoltate dai suoi
superiori, che non le avevano condivise. I rilievi di Jones hanno gettato benzina sul fuoco delle
polemiche, frustrando i tentativi di Blair di metter la parola fine al periodo più difficile della sua
amministrazione.