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«Allora astenetevi dal partecipare il 20 marzo»

Publie le giovedì 19 febbraio 2004 par Open-Publishing

Signor Presidente, c’è una resistenza irachena che si oppone all’occupazione militare angloamericana supportata dalle truppe italiane. Non è quella dei terroristi di Al Qaeda, espressione - come è noto - di parte di classi dirigenti arabe che vogliono soprattutto destabilizzare l’area, né quella di nostalgici di Saddam. No, c’è il popolo di cui non si parla, ieri vittima del dittatore, che oggi si oppone all’occupazione e reclama sovranità sul proprio paese e sulle proprie risorse; che sono - a partire dal petrolio - la vera ragione della guerra di Bush.

L’Italia non deve partecipare a questa rapina, che moltiplica i conflitti e i seguaci del terrorismo, ma deve aiutare quel popolo a conquistare la sua libertà. Le truppe italiane devono essere immediatamente ritirate e libere elezioni devono dare un governo all’Iraq, mettendo fine allo strapotere del governatore Bremer. Paul Wolfowitz, senza timore del ridicolo, è arrivato a dire che il maggior problema è che in Iraq ci sono "troppi stranieri"...

Berlusconi ha partecipato alla guerra violando la nostra Costituzione e mentendo, come Bush e Blair, sulle armi di distribuzione che non c’erano. E ha mandato allo sbaraglio i militari italiani che, se non cadono vittima degli attentati, muoiono per contaminazione da uranio impoverito.

Mi rivolgo a tutte le opposizioni. Con i vostri interventi, che sono arrivati a parlare persino di missione italiana "di pace" in Iraq e di auspicato ruolo militare diretto dell’Unione europea in funzione di bilanciamento degli Stati Uniti, al punto che l’ordine del giorno del Listone ulivista è stato assunto dal governo, state dando una mano inisperata al governo Berlusconi e persino a George Bush. Non solo; con il voto favorevole alla missione militare in Afghanistan - che fa parte dello stesso teatro di guerra dell’Iraq, come logicamente sostiene il comando angloamericano - avallate preventivamente l’invio di un nuovo contingente militare di quattrocento uomini per gestire una delle cinque province di quel paese, come annunciato dal Ministro Martino.

Se non ci sarà un netto voto contro la partecipazione all’occupazione militare da parte dell’Italia, in Afghanistan e in Iraq, la rottura con noi e con tutto il movimento pacifista sarà gravissima. E se così fosse, siate almeno coerenti a quel punto: astenetevi anche dal partecipare alle grandi manifestazioni per la pace in preparazione in tutto il mondo per il 20 marzo.

A tener alta questa bandiera della pace e del diritto dei popoli, una sinistra che resiste c’è comunque anche qui oggi, e Rifondazione Comunista ne fa parte, così come i colleghi di Samarcanda - alcuni anche in dissenso con il loro partito - che voteranno con noi l’immediato ritiro delle truppe italiane.