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Amnesty international contro le deportazioni in Libia

Publie le venerdì 8 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao

di Patrizia

Le notizie di aerei che trasportano centinaia di persone di origine africana e mediorientale da Lampedusa verso la Libia suscitano importanti domande sulla determinazione del governo italiano di affrontare le sfide dell’immigrazione senza tener conto del costo in termini di diritti umani.

Amnesty International è da tempo preoccupata per la mancanza di una legislazione adeguata ed esauriente in materia di asilo in Italia. Nonostante le recenti assicurazioni del ministro dell’Interno sulla legalità di quanto avvenuto, Amnesty International si è detta profondamente turbata dall’apparente velocità con cui, nei giorni scorsi, centinaia di persone sono state deportate da Lampedusa e dalla mancanza di trasparenza in queste procedure. L’organizzazione teme che l’operato del governo italiano rischi di compromettere gravemente il diritto fondamentale di chiedere e ricevere asilo e il principio del non respingimento, che proibisce il ritorno forzato di una persona in un territorio dove potrebbe rischiare di subire gravi violazioni dei diritti umani.

Amnesty International ha chiesto al governo italiano di porre fine a queste operazioni**. È indispensabile che il governo assicuri che tutti i richiedenti asilo abbiano accesso a una procedura equa e soddisfacente. Nel caso in cui il numero degli arrivi superi la capacità di accoglienza e di esame individuale, Amnesty International fa notare che l’Italia ha la possibilità di chiedere assistenza alla comunità internazionale, sulla base del principio della condivisione degli oneri e delle responsabilità, tenendo presente che anche in questo caso l’Italia avrebbe il dovere di ammettere i richiedenti asilo e i rifugiati nel suo territorio, senza discriminazione.

Le garanzie fondamentali, come una adeguata assistenza legale, un valido interpretariato e l’opportunità di contattare l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) e le organizzazioni non governative, rappresentano premesse essenziali per il rispetto, da parte italiana, degli obblighi del diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati nonché del principio di non respingimento. Amnesty International raccomanda al governo italiano di consentire all’Acnur il tempestivo accesso a tutte le persone che rischiano la deportazione, in modo da assicurare che chi ha bisogno di protezione la ottenga. Inoltre, Amnesty International sollecita l’Italia ad applicare il principio della trasparenza, consentire un esame indipendente delle sue azioni e dialogare con l’Acnur e le organizzazioni non governative.

Un recente rapporto di Amnesty International (“Libia: è tempo di rendere i diritti umani una realtà”) ha evidenziato gravi preoccupazioni per la situazione dei diritti umani nel paese nordafricano, che deve ancora firmare la Convenzione delle Nazioni Unite sullo status di rifugiato del 1951. Amnesty International teme che alcune delle persone respinte da Lampedusa possano, una volta in Libia, rischiare un ulteriore respingimento verso paesi dove potranno andare incontro a torture o trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Nonostante abbia sottoscritto la Convenzione sui rifugiati dell’Organizzazione dell’unità africana, e sia dunque obbligata a non respingere alcuna persona in un paese dove rischi di subire violazioni dei diritti umani, negli ultimi mesi la Libia ha violato i propri obblighi, come quando – in due casi distinti, avvenuti a luglio ed agosto – ha deportato cittadini eritrei nel loro paese di origine; molti di essi si ritiene siano ora detenuti in isolamento in carceri segrete e in condizioni di prigionia assai dure.

Amnesty International riconosce che la Libia ha il legittimo diritto di controllare le frontiere del proprio territorio. Tuttavia, le autorità di Tripoli violano regolarmente le garanzie nazionali e gli standard internazionali in materia di arresto, detenzione e processo, con pesanti conseguenze sulle vite di centinaia di reali o possibili oppositori politici come su quelle di migranti e possibili richiedenti asilo. Amnesty International teme che le persone espulse da Lampedusa e che si trovano ora in Libia, cittadini libici o stranieri che siano, possano essere arrestate per reati come ingresso illegale nel / uscita illegale dal territorio libico e subire maltrattamenti nel corso della detenzione.

Amnesty International sollecita il governo libico a permettere all’Acnur di incontrare le persone espulse dall’Italia in modo che i funzionari di questo organismo possano verificare le loro condizioni e denunciare ogni violazione dei loro diritti fondamentali, tra cui il diritto di cercare e ricevere asilo in Libia, se questa sarà la loro intenzione.

La Sezione Italiana di Amnesty International ha sollecitato il ministro degli Interni, on. Giuseppe Pisanu, a interrompere le espulsioni di cittadini stranieri dal territorio italiano verso la Libia. Nella lettera, Amnesty Italia ha chiesto “maggiori e dettagliate informazioni sulle procedure attuate e sul rispetto delle norme nazionali e internazionali, secondo cui ogni richiedente asilo ha diritto all’assistenza legale, a un interpretariato competente e ad entrare in contatto con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e con le organizzazioni non governative”. In attesa di tali informazioni, Amnesty International ritiene che il governo italiano debba interrompere immediatamente le espulsioni in corso e rispettare gli standard minimi garantiti dal Sistema comune europeo di asilo e dal principio irrinunciabile del non refoulement (non respingimento).

L’organizzazione per i diritti umani ha anche scritto all’ing. Giancarlo Cimoli, amministratore delegato di Alitalia, manifestando la propria preoccupazione per le notizie secondo le quali almeno un MD-80 sarebbe stato utilizzato nei giorni scorsi per respingere alla frontiera verso la Libia un gruppo di cittadini stranieri, giunti sul territorio di Lampedusa. Nella lettera all’ing. Cimoli, Amnesty International chiede se siano state richieste garanzie al governo italiano sulla conformità del servizio fornito da Alitalia rispetto alle norme internazionali sul non refoulement. In assenza di tali garanzie, “riteniamo opportuna – conclude la lettera “la sospensione della collaborazione con il governo nell’esecuzione di espulsioni collettive di cittadini stranieri”.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 ottobre 2004

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