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Amnesty per le due cooperanti di Un ponte per.. e sul progetto controlarms
Publie le mercoledì 8 settembre 2004 par Open-PublishingCare amiche, cari amici,
vi scriviamo questo messaggio poco dopo avere appreso del rapimento di
Simona Pari e Simona Torretta, le due operatrici umanitarie di "un Ponte
per...", che molti di noi conoscono.
Una ulteriore, forte emozione, in questi giorni terribili, segnati
indelebilmente dai fatti in Ossezia: non esistono infatti parole per
esprimere l’indignazione e il dolore che tutti abbiamo provato di fronte
alla tragedia della scuola di Beslan. Una infame strage degli innocenti:
certo non la prima a cui abbiamo assistito, eppure così inaudita e
sconvolgente per la ferocia con cui è stata realizzata, per il numero
delle vittime, in gran parte bambini, che ha provocato, per il senso di
disumanità e barbarie che le immagini trasmesse dall’Ossezia hanno diffuso
in tutto il mondo.
Pochi giorni prima che la follia andasse in scena a Beslan, in Israele
tornava a colpire inesorabile la violenza suicida dei kamikaze: a
Beesheva, sedici vittime innocenti sono rimaste a terra senza vita,
coinvolte nell’esplosione di due autobus pubblici. Poche ore fa, la
consueta rappresaglia dell’esercito israeliano. La settimana precedente,
sempre in Iraq: l’uccisione efferata di Baldoni, lo sterminio dei 12
lavoratori nepalesi, il rapimento di altri cittadini stranieri. E ancora i
massacri nel Darfur, la
violenza nella Repubblica Democratica del Congo, i problemi irrisolti
dell’Afghanistan... L’elenco potrebbe continuare, ma servirebbe a qualcosa
aggiungere altri dettagli ad un quadro complessivo drammatico ed ormai fin
troppo disvelato?
Sfiducia e scoramento sono sentimenti naturali in queste occasioni. Di
fronte ad una violenza che ha ormai oltrepassato ogni limite di umana
compassione, fino a trasformarsi in tratto antropologico del nostro tempo
e delle nostre società, le stesse ragioni profonde del nostro impegno
civile sembrano oggi vacillare, quasi perdere senso e consistenza.
In queste ore drammatiche, abbiamo preferito opporre il silenzio alla
denuncia, la commozione alla ricerca delle responsabilità, le lacrime al
senso di giustizia. Ma da domani dovremo ritrovare dentro di noi le
risorse per continuare ad alimentare la nostra "cospirazione di speranza".
Perché da domani avremo sulle spalle il peso di una responsabilità più
urgente ed importante.
Dovremo manifestare solidarietà e compassione nei confronti delle vittime,
dei loro familiari, delle comunità colpite. In nome loro
esigeremo giustizia, pretenderemo che i responsabili di crimini così’
efferati siano condotti di fronte alla legge e puniti. Punteremo il dito
contro quei governi che, con nascondendosi dietro l’alibi della sicurezza,
hanno contribuito loro stessi a costruire il terrore, permettendo che odio
e disperazione si diffondessero ovunque. Dovremo spendere tutta la nostra
autorevolezza e reputazione per sostenere che esiste una strada
alternativa, più giusta ed efficace, per combattere e vincere il
terrorismo, per prevenire i conflitti, per ridare speranza e restituire
giustizia a milioni di esseri umani.
Da domani, proseguiremo con nuovo impegno la campagna Mai più violenza
sulle donne, concentrandoci soprattutto sul tema delle donne nei conflitti
armati e sfruttando a questo scopo l’appuntamento del 25 novembre
(giornata ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e
violenza contro le donne). Proprio in questi giorni e fino a sabato state
vedendo passare sulle reti RAI lo spot realizzato a supporto della
campagna.
Lanceremo presto, nel corso del prossimo trimestre, anche la componente
italiana della campagna internazionale Control Arms, impegnandoci sia sul
fronte della legislazione interna che nel richiedere l’adozione a livello
internazionale di un trattato contro la proliferazione e il trasferimento
illegale di armi.
Continueremo a chiedere la criminalizzazione della tortura in Italia,
nella speranza di raccogliere finalmente i frutti dell’intensa pressione
istituzionale esercitata negli ultimi mesi e della mobilitazione di piazza
dello scorso 26 giugno. E ci occuperemo del nostro paese anche attraverso
la pubblicazione, a fine mese, di un’edizione aggiornata del briefing
sull’Italia, in cui denunciamo duramente la tradizionale inadeguatezza
delle nostre istituzioni nella protezione dei diritti umani.
Almeno fino al mese di dicembre, infine, manterremo alto il nostro livello
di attività sul Sudan, colpito da una crisi che è al tempo stesso
politica, umanitaria e dei diritti umani e dove si trova in queste ore una
missione di alto livello guidata dalla nostra Segretaria Generale Irene
Khan.
Mai come in queste occasioni così drammatiche, possiamo capire
l’importanza di lavorare sulla cultura dei diritti umani, per costruire
una coscienza comune solidamente ancora ai valori fondamentali su cui
lavoriamo Nell’ultimo piano strategico approvato dalla nostra Assemblea
Generale, abbiamo deciso di rilanciare l’impegno della Sezione italiana
nel delicato settore dell’educazione ai diritti umani. I risultati di
questi primi mesi di lavoro sono assolutamente incoraggianti e ci
consentono di guardare al futuro con un pizzico di fiducia in più. In
vista dell’inizio del prossimo anno scolastico, sta per partire una grande
spedizione di materiali e percorsi didattici: saranno risorse utili per il
vostro lavoro nelle scuole e con gli insegnanti.
Stiamo iniziando a lavorare in questi giorni sulla programmazione delle
attività e sul bilancio preventivo 2005: non sarà un esercizio semplice,
in considerazione del difficile contesto economico del nostro Paese , che
influenzerà il volume della raccolta fondi, e della minore efficacia dei
tradizionali strumenti di raccolta, anche a causa del numero crescente di
Organizzazioni che si servono di essi. E’ importante che vi sia
consapevolezza a tutti i livelli della Associazione di queste difficoltà,
per trovare soluzioni efficaci e condivise che ci permettano di continuare
il percorso di crescita delineato nel nostro Piano Strategico. Sarà quindi
nostro impegno garantire il massimo livello di informazione nel corso di
questo processo.
Infine vi invitiamo sin da ora a mobilitarvi per le prossime "Giornate
Amnesty", che si svolgeranno, come l’anno scorso, a ridosso di Natale (18
e 19 dicembre), con modalita’ simili a quelle del 2003 ma con uno sforzo
organizzativo maggiore e una preparazione anticipata che fanno sperare in
un risultato ancora superiore rispetto all’edizione precedente.
Molte cose da fare, quindi, e molto impegnative, ma mai come in questo
momento sentiamo l’importanza e la necessità di rafforzare la nostra
presenza e la nostra efficacia nel promuovere e proteggere i diritti
umani.
Un caro saluto, e buon lavoro
Marco Bertotto
Gabriele Eminente