Home > Appello adesione Mayday
Da anni diciamo che il lavoro migrante anticipa le condizioni in cui si avvia a essere erogato
tutto il lavoro contemporaneo. La precarietà, la flessibilità, l’insicurezza del salario sono oggi il
carattere generale di gran parte del lavoro tanto nel settore privato quanto nel pubblico impiego.
Ora risulta chiara a tutti la centralità politica del lavoro migrante, o, in altre parole, il
valore emblematico delle condizioni di esistenza e di lavoro a cui sono costretti i migranti. Essi non
rappresentano un segmento sociale marginale, ma una moltitudine di uomini e di donne obbligati a
vivere prima di altri/e le condizioni di vita e di lavoro che sembrano progressivamente toccare
anche in Europa tutti coloro che sono costretti a vendere la propria forza lavoro.
Questa produzione
della precarietà è ancora più evidente oggi che gli effetti della legge Bossi-Fini si sono sommati
con quelli della legge 30: dalle fabbriche delle più diverse dimensioni, alle famiglie che
impiegano le colf e le badanti, alla “fabbrica verde” del sud d’Italia, alle catene commerciali, alle
forme della piccola distribuzione che appare come lavoro autonomo. Già si cominciano a vedere gli
effetti di una legislazione sciagurata: i contratti a termine, mediante agenzie di lavoro interinale,
si traducono in precarizzazione delle esistenze, oggi si è regolari lavoratori, domani si diviene
clandestini in perenne rischio mortale di espulsione, oggi si fa parte di un tessuto produttivo,
domani si perdono quelle “concessioni” che non si tramutano mai in diritti di cittadinanza.
Questo
significa difficoltà a trovare una abitazione dignitosa, a progettarsi un futuro, a pensare al
ricongiungimento con il proprio nucleo familiare. Il lavoratore migrante è, nella precarietà, la
somma di tutte le contraddizioni: si percepisce un salario solo in quanto si è necessari al mercato,
ma si ha diritto ad esistere soltanto se a questo mercato si è utili.
Si dà oggi la possibilità di costruire discorsi e pratiche che attraversino la precarietà del
lavoro coinvolgendo chi per primo e più di ogni altro l’ha vissuta e la sta sempre più vivendo.
Per
questo invitiamo i migranti, le strutture e le reti che con loro lavorano a partecipare alla
costruzione e alla manifestazione del prossimo primo maggio di Milano. La Mayday è anche l’occasione per
rendere chiaro e evidente il ruolo centrale e innegabile del lavoro migrante all’interno del
processo di generale precarizzazione del lavoro.
TAVOLO MIGRANTI DEI SOCIAL FORUM ITALIANI