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Appello degli agricoltori biologici alla Regione dell’Umbria
Publie le giovedì 29 luglio 2004 par Open-PublishingAiab, Amab, Pro Bio, Umbria Natura e Umbria Biologica sostenuti da Sinistra Ecologista, Prc e Verdi
Riforma della Pac:
"E’ l’ultima occasione per lo sviluppo dell’agricoltura in Umbria"
Il 31 luglio scade il tempo entro il quale Regioni e Governo devono dichiarare all’Ue le loro scelte rispetto alle opzioni proposte dalla Riforma di medio termine della PAC, ma il dibattito in merito è totalmente assente, e così si perde l’ennesima occasione per definire le linee di sviluppo dell’agricoltura in Umbria.
Guardiamo con preoccupazione all’inerzia della Regione e del suo assessorato all’agricoltura, alla vigilia di decisioni importanti che riguardano la gestione del disaccoppiamento - la novità per l’attribuzione dei premi indipendentemente dal tipo di coltura - che la riforma della PAC affida alle regioni (art. 59), ma anche l’azione verso il Governo, affinché il 10% del premio totale di competenza nazionale (art. 69), abbia un utile e serio indirizzo verso la qualità e l’ecocondizionalità.
Queste ultime sono opzioni che fino a ieri sembravano essere la linea guida della riforma e, a parole, della politica nazionale e regionale ma che invece vediamo completamente dimenticate.
Le "non scelte" fino ad oggi adottate, fanno pensare ad una inspiegabile rinuncia a ragionare di politica agricola, non solo da parte del Governo, che nel suo documento esplicita l’immobilismo, ma soprattutto da parte della Regione che, una volta risolta la questione tabacco, sembra aver deciso che l’agricoltura di qualità, la zootecnia montana e collinare, il biologico ed il tipico non sono più opzioni interessanti.
Questa situazione, che ha come sbocco il rischio di abbandono delle aree marginali per l’espulsione dalle campagne di aziende a cui non è riconosciuto alcun ruolo di gestione del territorio, la fine della zootecnia montana, l’immobilizzazione di ingenti somme verso aziende a cui viene garantita una rendita di posizione senza obbligo di coltivazione e, soprattutto senza obbligo di regole, vede tra i settori più fortemente penalizzati proprio l’agricoltura biologica.
Come è noto, dopo una riforma di medio termine fortemente penalizzante, il fallimento della legge delega e lo scarseggiare di risorse nel PSR (Piano di Sviluppo Rurale), l’agricoltura biologica ha la possibilità di trovare azioni correttive, solo con una seria e coerente gestione del disaccoppiamento dei premi rispetto alle coltura da parte delle regioni e con la destinazione da parte del Governo del 10% del premio totale di competenza nazionale alla qualità ed ecocondizionalità.
Oggi ognuno deve fare la sua parte perché l’agricoltura umbra non è solo tabacco ma soprattutto qualità, tipicità e territorialità che l’agricoltura biologica è in grado di garantire.
Per questo chiediamo:
ü Revisione della scelta di disaccoppiamento totale, penalizzante per chi si è preso l’impegno di fare buona pratica agricola, con una particolare attenzione verso la zootecnia, collegando il premio alle Vacche nutrici, ai vitelli e agli ovi-caprini, alle aree foraggiere e a pascolo.
ü Pressione verso il Governo perché i fondi dell’art. 69 vadano alla qualità ed in particolare al biologico facendo rientrare nel calcolo del premio unico aziendale i premi agroambientali, liberando così risorse del PSR.
ü Destinazione di fondi per il sostegno ai costi di certificazione per le produzioni biologiche e DOP
Sottoscrivono l’appello ed il documento:
AIAB, AMAB, Ass. Pro Bio, Ass. Umbria Natura, Ass. Umbria Biologica,
Sostengono l’appello ed il documento:
Sinistra Ecologista, PRC, Verdi.