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Appello per una assemblea nazionale il 21 marzo

Publie le lunedì 15 marzo 2004 par Open-Publishing

APPELLO PER UNA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA PER DOMENICA 21 MARZO A ROMA

E’ decisivo che questo movimento di massa non si disperda nuovamente e non dichiari esaurita la
sua azione dopo la giornata del 20 marzo. Ad aprile dello scorso anno, troppi avevano prematuramente
ritenuto che la guerra in Iraq fosse finita. A dimostrare il contrario sono state le
contraddizioni seguite all’occupazione militare della coalizione guidata dagli Stati Uniti (Italia inclusa) e
la sorprendente resistenza popolare che in Iraq si sta opponendo a questa occupazione.
La realtà ci ha dimostrato che la guerra permanente e preventiva continua ad essere lo snodo
drammatico delle relazioni internazionali e dello loro ripercussioni interne ad ogni paese, incluso il
nostro.

La giornata mondiale di mobilitazione contro la guerra del 20 marzo, raccoglie l’appello del
movimento pacifista statunitense, rilanciato e fatto proprio al Forum di Parigi e del Forum Sociale
Mondiale di Mumbay. L’obiettivo della mobilitazione del 20 marzo è la cessazione immediata
dell’occupazione coloniale dell’Iraq, il ritiro delle truppe straniere, l’autodeterminazione del popolo
iracheno. Questo è quanto affermano le piattaforme ed documenti dei movimenti sociali e contro la
guerra in tutto il mondo - a partire da quelli statunitensi - e questo è quanto emerso chiaramente nel
recente Forum Sociale Mondiale di Mumbay.
Se questa piattaforma è chiara da New York a Mumbay, non capiamo perché questa chiarezza debba
pagare un prezzo alla politica bipartizan solo qui in Italia, utilizzando strumentalmente un presunto
ruolo risolutore dell’ONU in contrapposizione alla richiesta del movimento di ritiro
incondizionato delle truppe italiane dall’Iraq.

Anche per questo riteniamo che il movimento per la pace debba aprire una riflessione di programma
capace di dare continuità alla sua iniziativa e che lo renda autonomo dalle ipoteche della
governabilità e delle compatibilità internazionali che vincolano tuttora il nostro paese.

1) La partita del ritiro del contingente militare italiano in Iraq va giocata fino in fondo. Anche
se il Parlamento ha approvato il rifinanziamento della missione militare, sarebbe inaccettabile
ritenere questa partita come conclusa. Milioni di persone sono a favore del rientro dei militari
italiani. Spetta al movimento dare espressione politica a questa domanda.

2) Il contesto internazionale vede ormai avviarsi una corsa al riarmo a livello globale. Le spese
militari stanno ormai aumentando non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Le richieste di
scorporo delle spese per la difesa dai vincoli di bilancio degli Stati, è indicativo. Che ciò non
possa che avvenire a scapito delle spese sociali è diventato evidente agli occhi di tutti. Le
risorse sottratte alle spese sociali servono a finanziare l’economia di guerra e l’apparato militare
statunitense, ma non possiamo nasconderci che servono anche a finanziare il progetto di esercito
europeo la cui dottrina militare si ispira alla medesima logica della guerra e della proiezione
offensiva sui teatri di crisi. Non possiamo neanche nasconderci che insieme alle spese militari stanno
aumentando le spese per la "sicurezza", una categoria intesa ormai come fronte interno della
guerra preventiva che tende a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la militarizzazione
della società.

3) Negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno mascherato le loro ambizioni geopolitiche nei
Balcani e in Iraq dietro gli automatismi previsti dai trattati internazionali per trascinare
l’Italia in guerra contro altri paesi. Basi militari, corridoi di sorvolo, porti e aeroporti sono stati
spesso resi funzionali alla guerra senza alcun mandato. Si ripone con forza la questione dello
smantellamento delle basi militari straniere in Italia. Gli Stati Uniti e la NATO stanno allargando
le basi militari della Maddalena, di Camp Darby, stanno costruendo nuove basi militari a Taranto e
Brindisi, stanno stoccando segretamente le scorie nucleari in diversi siti. E’ decisivo
coordinare il movimento nel nostro paese con la rete internazionale contro le basi che si è costituita al
Forum Sociale Mondiale di Mumbay.

Per porre con forza la discussione e l’azione su questi contenuti saremo in piazza unitariamente
il prossimo 20 marzo ma proponiamo anche una assemblea nazionale, unitaria e di movimento, per
domenica 21 marzo per discutere e decidere come dare continuità alla mobilitazione contro la guerra.
La guerra non è finita. Questa volta la mobilitazione non deve finire il 20 marzo.

Primi firmatari:

Stefano Chiarini (giornalista del Manifesto)

Piergiorgio Tiboni (Cood. Naz. CUB)

Pierpaolo Leonardi (coord.naz. CUB)

Maurizio Scarpa (segr.Filcams CGIL)

Sergio Tanzarella (teologo, Caserta)

Sergio Piro(psichiatra, Napoli)

Mauro Bulgarelli (deputato Verdi)

Paolo Cento (deputato Verdi)

Luciano Pettinari (Socialismo 2000)

Maurizio Musolino (Dip. Esteri del PdCI)

Franco Grisolia (AMR Progetto Comunista-sinistra PRC)

Mauro Casadio (Rete dei comunisti)

Sergio Cararo (giornalista, Contropiano)

Fosco Giannini (direttore de L’Ernesto)

Germano Monti (Forum Palestina)

Valter Lorenzi (Ass.culturale Agorà, Pisa)

Marco Santopadre (giornalista, Radio Città Aperta)