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Atac, la rivolta delle divise blu

par Red Driver

Publie le lunedì 11 novembre 2013 par Red Driver - Open-Publishing
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L’altro pomeriggio al Campidoglio il colpo d’occhio non lasciava adito a dubbi: da una parte la gran massa degli autisti autorganizzati con striscioni, megafoni e cartelli, dall’altra uno sparuto gruppo di iscritti ai tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che sotto l’occhio attento di un paio di funzionari sindacali provavano a sventolare le loro spiegazzate e fruste bandierine unitarie, Ugl compresa.

Loro, gli autorganizzati, che un nome in realtà, al di là della pagina Fb “Protesta autisti”, non se lo sono ancora dato, preferiscono puntare tutto sul mantra “uniti e insieme” e sulla leader, che in quanto a immagine ha davvero bruciato tutti i tempi della notizia: dopo i primi due giorni di protesta con la singolare e geniale formula del rifiuto dello straordinario, Micaela Quintavalle, la biondissima studentessa di medicina che di giorno va in reparto e di notte guida, è stata letteralmente subissata di richieste dalle redazioni delle testate più svariate. Ce ne è per tutti i gusti, dal cartaceo al web passando per le radio, che a Roma vantano un ascolto molto popolare, e il grande schermo nazionale.

Il “pacchetto di mischia” in realtà è più articolato perché la struttura che si sono dati i “fieri” prevede rappresentanti di quasi tutte le rimesse. E in più, mossa vincente, ci stanno dentro anche gli interinali, che pure sono più di cento, e anche quelli più arrabbiati. Ieri si sono incatenati a un pilone del colonnato. E sono pronti a rifarlo se necessario. Come è da tradizione, “gli ultimi tra gli ultimi” non hanno niente da perdere.

"Rispetto del codice stradale"

Così, nessuno potrà dire che la lotta degli autisti è corporativa. E anche senza gli interinali, non sarebbe comunque corporativa perché tra i primi punti della piattaforma c’è, pensate un po’, la richiesta del rispetto del codice stradale. Assurdo no? Eppure è così. E’ la stessa Atac che di fronte a vetture senza nemmeno gli “indicatori di direzione” chiude un occhio e autorizza ugualmente l’uscita. Perché fa questo l’Atac? Semplice, perché ormai è ridotta talmente male in quanto a uomini e mezzi che fa quello che può con quello che ha a disposizione. Solo che siamo in una delle capitali turistiche del mondo. Cosa c’è dietro quindi? Anche a questa domanda non è così difficile rispondere. E gli autisti lo hanno fatto da tempo. Insomma, per dirla chiara la vicenda dei biglietti clonati non è che li abbia sorpresi più di tanto. «Strano - dicono - che nessuno si meravigli che nella nostra azienda; il numero degli impiegati è quasi il doppio degli autisti». C’entra parentopoli? «Non basta – aggiungono – è così da anni. E ora è venuto il momento di mettere un punto».

"Voi benefici, noi sacrifici"

E “basta” l’hanno scritto su uno dei tanti striscioni improvvisati stesi ieri davanti la statua del Marco Aurelio. “Voi benefici, noi sacrifici. Basta”. La
goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una inezia in tutto questo, in fondo. Ma si sa, gli autisti, come tutti i lavoratori, non li si può toccare sulla busta paga. E di fronte al torto di non vedersi corrispondere l’altra metà di un premio di produttività di trecento euro, hanno deciso di ritirarsi in massa dagli straordinari. Una decisione che ha fatto male all’azienda innescando le proteste degli utenti, più dei tanti scioperi che le “divise blu” chiamano senza peli sulla lingua “addomesticati”. Le ha fatto male perché grazie agli straordinari l’Atac copre il 30% del servizio. Un ricatto bello e buono a cui, “uniti e insieme”, gli autisti ad un certo punto hanno rispedito al mittente.

"Le ferie sono un miraggio"

Anni di angherie e soprusi hanno trovato sfogo in una assemblea nella quale proprio Micaela ha tirato fuori il più classico dei conigli dal cappello. Il resto ce l’hanno messo loro, quelle voci da “Curva Sud”, per la maggioranza sotto i 40 anni, quelle schiene piegate da ore di traffico snervante, quegli occhi sempre gonfi di sonno arretrato. Le ferie? Un miraggio. A conti fatti, ognuno dei cinquemila “driver” di Atac si porta dietro più di un mese di giorni non goduti. Ed è così da anni. Una follia dal punto di vista dei bilanci aziendali. Chi ha qualche ricorrenza speciale, raconta, a volte è costretto a prendere il permesso per la donazione del sangue. All’Atac la situazione è sull’orlo del collasso. Il gran galà delle passate stagioni ora mostra gli strappi. Loro, che in tutti questi anni hanno pagato e basta, e pure costretti ad abbassare la testa, lo sanno benissimo che l’azienda non regge così, e si ribellano, quindi. Si ribellano perché si ricordano dei racconti degli autisti più anziani, in molti casi i loro stessi padri o zii, di quello che rappresentavano agli occhi della cittadinanza, e agli occhi del mondo.

Una protesta matura

Una protesta forte, genuina, e anche matura. Quando il sindaco gli ha sbattuto, un po’ villanamente, la porta in faccia, loro non hanno fatto un plisset: hanno semplicemente girato le spalle promettendo di ritornare più numerosi. Dentro, intanto, nelle segrete stanze, qualcuno firmava con qualcun altro un accordo-farsa che serve a dire "va tutto bene madama la marchesa". E quindi ad avere l’arma in mano per la mattanza contro gli autorganizzati. Ma prima c’è da risolvere qualche problemino con la magistratura.

Roma, 10 Novembre 2013

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/9632-atac-la-rivolta-delle-divise-blu


"E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un
crescente furore.
Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e
s’avvicina l’epoca della vendemmia"

John Steinbeck, “Furore”

Messaggi

  • Alla fine di un presidio lungo quasi nove ore, penso che il risultato raggiunto sia incoraggiante

    Finalmente, i lavoratori di Atac si sono fatti sentire spingendo i loro rappresentanti sindacali a fare ilproprio dovere, il che ha costretto la giunta ad occuparsi davvero di noi.

    Adesso si tratta di incalzarli, i suddetti rappresentanti, affinché stiano con gli occhi addosso ai vertici aziendali che devono applicare gli accordi sottoscritti dal sindaco.

    Quello che va recuperato una volte per tutte è il principio che l’unica delega ammissibile ai sindacalisti è quella del momento trattante mentre tutto il
    resto deve venire dalla partecipazione e dal controllo degli iscritti.

    L’unica nota stonata del presidio è stata la presenza del gruppuscolo aziendalista di destra denominato co.a.l.a. che ha colto
    l’occasione per tentare di recuperare la visibilità persa con l’addio dell’amministratore delegato Tosti che era il punto di riferimento dei suoi capetti.

    Tosti, per chi non lo ricorda, è quello che voleva toglierci l’integrativo e imporre le 39 ore, gli straordinari obbligatori etc. e per il quale quelli del
    co.a.l.a. avevano pensato di fare una manifestazione di sostegno quando è stato mandato via.

    Alle elezioni del maggio scorso, uno dei capetti del co.a.l.a., Scarpa, ha chiesto voti anche ai tranvieri per essere eletto con la lista Marchini nella quale c’erano Tosti e anche Croppi, un altro riciclato della giunta Alemanno. La lista Marchini ha portato in Campidoglio svariati eletti.

    Poi, con il quasi che Scarpa ha fatto venire almeno uno di questi eletti nelle rimesse a raccogliere il nostro disagio, né tanto meno abbiamo mai visto qualcuno dello Snalv, il sindacato al quale secondo il co.a.l.a.
    avremmo dovuto iscriverci tutti.

    Il giorno stesso del presidio il gruppuscolo avrebbe potuto provare
    a gettare il peso del suo partito di riferimento nelle trattative e si è ben guardato dal farlo.

    Adesso queste losche figurine vorrebbero fare un nuovo sindacato con i tremila iscritti al gruppo "protesta autisti".....

    Ma non è aria ...

    Leone Lazzara, autista Atac, iscritto Prc