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Avventure in elicottero «Non andiamo in Iraq», 5 piloti sotto inchiesta
Publie le sabato 6 marzo 2004 par Open-Publishing1 commento
Rischiano fino a tre anni di carcere
«Non andiamo in Iraq», 5 piloti sotto inchiesta
La procura militare ipotizza l’ammutinamento. Gli elicotteristi
dell’Esercito: i nostri mezzi non hanno difese adeguate
ROMA - L’accusa ipotizzata è pesante: ammutinamento. Sotto inchiesta
ci sono cinque piloti dell’Esercito che hanno rifiutato la missione in
Iraq. Dovevano partire a dicembre. Non l’hanno fatto spiegando che non
erano state garantite le condizioni di sicurezza. Un atto di
disobbedienza che adesso si è trasformato in una denuncia presentata
dal comando di Viterbo alla procura militare. Al termine di
un’indagine disciplinare interna, i responsabili del reggimento
Antares hanno deciso di coinvolgere la magistratura per l’eventuale
contestazione dei reati previsti dal codice militare di pace.
IL RIFIUTO - Da sempre impegnati all’estero, gli elicotteristi di
stanza a Viterbo sono stati coinvolti anche in «Antica Babilonia».
Alla fine dell’anno, quando nell’ambito di tutti i reparti è stato
deciso un avvicendamento dei militari da impiegare, cinque di loro
hanno comunicato al comandante che non sarebbero partiti per
Nassiriya. E hanno motivato il loro «no» sottolineando la carenza di
misure di sicurezza tali da tutelare l’incolumità dei militari.
Immediata è partita un’indagine disciplinare interna. Gli
accertamenti, durati circa due mesi, si sono conclusi la scorsa
settimana con la decisione di trasmettere gli atti alla procura
militare.
L’INCHIESTA - Il fascicolo aperto dal procuratore Antonino Intelisano
ipotizza il reato di ammutinamento. Secondo l’articolo 175 del codice
penale militare di pace «sono puniti con la reclusione militare da sei
mesi a tre anni, i militari che riuniti in numero di quattro o più
rifiutano, omettono o ritardano di obbedire a un ordine di un loro
superiore». Questo dice la norma, ma adesso spetterà al magistrato
stabilire se la decisione di non partire possa essere interpretata
come un rifiuto degli ordini impartiti. Per farlo dovranno essere
verificate le regole d’ingaggio della missione e i compiti impartiti
al Reggimento. Quando questa attività sarà terminata, verranno
convocati i piloti che dovranno chiarire i motivi del loro
atteggiamento. E specificare in base a quali elementi abbiano ritenuto
che le misure di sicurezza fossero insufficienti.
I COMPITI - Inizialmente in Iraq vennero inviati sei elicotteri (tre
della Marina e tre dell’Aeronautica) che disponevano di un sistema
automatico di protezione per «ingannare» i missili terra-aria usati
dai terroristi. Subito dopo l’Esercito si è dotato di apparati
antimissile da installare sui grandi Agusta Ch47 Chinook da trasporto,
quelli che compaiono spesso d’estate per domare gli incendi, e sugli
Agusta-Bell 412 Grifone. Si tratta però di apparecchiature che non
agiscono in automatico: c’è una sorta di radar che segnala il missile
in arrivo e i piloti devono far scattare manualmente le contromisure,
dei grossi fuochi d’artificio che «accecano» la testata del missile. E
per la missione in Iraq l’Esercito ha costituito un reparto speciale,
il 26° gruppo Reos, forte di tre Chinook e 4 Grifone con circa 110
uomini, schierato sull’aeroporto di Tallil. Il reparto è diventato
operativo a metà dicembre: i militari hanno compiti di pattugliamento
e di scorta oltre a fornire supporto alle operazioni condotte dai
mezzi a terra.
LE VITTIME - E’ alto il tributo pagato dai piloti in missioni di pace
all’estero. Il 7 gennaio del 1992 la tragedia della ex Jugoslavia: a
nord di Zagabria un elicottero del contingente degli osservatori Cee
fu abbattuto da un Mig serbo provocando la morte di quattro militari,
tutti della base di Viterbo.
Fiorenza Sarzanini
Corriere della Sera, 5 marzo 2004
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/03_Marzo/05/elicotteristi.=shtml
Messaggi
1. > Avventure in elicottero «Non andiamo in Iraq», 5 piloti sotto inchiesta, 8 marzo 2004, 16:50
Farebbe bene, la procura militare a controllare l’ordine di operazioni, la comandata dei voli, l’attività addestrativa dei piloti, le norme d’ingaggio e quant’altro i comandi superiori avrebbero dovuto garantire alla partenza.