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Avvisi di chiusura indagini per 11 dei 20 no global arrestati dai Ros più due nomi nuovi...

Publie le giovedì 19 febbraio 2004 par Open-Publishing

Cosenza, indagato Casarini

Puntuale come un timer, il teorema di Cosenza contro i "sovversivi" del
Sud Ribelle irrompe ancora sulla scena proprio alla vigilia del
controverso processo genovese contro 26 manifestanti accusati di
devastazioni e saccheggio nei giorni del G8 2001. Ieri la procura
calabrese ha fatto recapitare gli avvisi di chiusura indagini a 11 dei
20 attivisti no global meridionali arrestati nel novembre 2002 con
l’aggiunta, a sorpresa, di altri due nomi: quello del napoletano Alfonso
De Vito, 33 anni, e dell’ex tuta bianca Luca Casarini (37).

Nelle sue telefonate con Francesco Caruso, 28 anni, portavoce dei no
global campani, la procura riesce a intravedere la preparazione degli
scontri avvenuta, per l’accusa, in alcune riunioni allo stadio Carlini.
In realtà, nei nastri anticipati dai giornali locali ci sono solo
conversazioni sulla decisione dei futuri disobbedienti di non indossare
più la tuta bianca. Casarini, in particolare, appare consapevole della
difficoltà di operare «un discorso simbolico» il 20 luglio (giornata
della violazione della zona rossa per tutte le anime no global seppure
ognuna con le sue specificità): «questo presuppone tutta una serie di
elementi concreti anche per reggere cariche», dice nel testo riferendosi
alle imbottiture di gommapiuma, ai caschi, alle maschere antigas e agli
scudi di plexiglass ampiamente pubblicizzati alla vigilia delle
manifestazioni.

Non sembra avere dubbi il pm Fiordalisi, che ha accolto il dossier dei
Ros dei carabinieri ritenuto inservibile da altre procure. Le stesse
intercettazioni dei Ros non sono mai state autorizzate ma sono rientrate
dalla "finestra" del Riesame per la gravità delle imputazioni. E, come
per i 26 «capri espiatori di Genova» (parole di don Gallo), anche qui le
accuse sono pesantissime: cospirazione politica mediante associazione,
attentato agli organi costituzionali e propaganda sovversiva e, fa
notare Antonino Campennì, ricercatore universitario cosentino di 37 anni
che ha ricevuto la notifica 24 ore dopo le anticipazioni della stampa
locale, «c’è anche la novità dell’associazione per delinquere». Nel
frattempo tra i vertici del Ros ci sono i personaggi coinvolti in
un’indagine a Milano per associazione a delinquere armata finalizzata a
spaccio di stupefacenti e a inventare false operazioni antidroga.

Gli altri militanti indagati sono Francesco Cirillo (52 anni) di
Diamante (Cosenza) e suo figlio Emiliano (23); i cosentini Anna Curcio
(31); Michele Santagata (36) e il maestro Claudio Dionesalvi (31); la
napoletana Lidia Azzarita (29); i cobas tarantini Giuseppe Fonzino (28);
Salvatore Stasi (48); Vittoria Oliva (62) casalinga a Montefiascone
(Viterbo). Tutti hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie o
chiedere di essere ascoltati, poi il gip deciderà sul rinvio a giudizio
o sul proscioglimento.

Il teorema Fiordalisi-Ros si basa sulla considerazione che il nucleo
della fantomatica associazione sia la Rete del Sud Ribelle che in realtà
era il cartello di partiti, associazioni, sindacati, comitati antimafia
e ambientalisti per prepararsi e partecipare alle giornate di Genova.
«L’inserimento di Luca e l’esclusione di quasi metà degli arrestati
smonta già l’iniziale castello accusatorio di Fiordalisi - dice
Francesco Caruso, sottoposto dal Riesame all’obbligo di firma quotidiano
assieme a Cirillo e Santagata - ora la scadenza di movimento del 2 marzo
diventa ancora più importante». «Il nodo vero è Genova - spiega Casarini
per il quale il 10 marzo si riunirà la camera di consiglio veneziana per
decidere sull’eventuale sorveglianza speciale con confino per 2 anni
proposta per essere a capo, secondo l’accusa, di una strategia atta a
creare azioni illegali di disobbedienza violenta - il tentativo è di
unire le inchieste per arrivare a un processo Genova-bis e riscrivere la
storia futura: cospira chi sciopera o va in corteo o chi resiste alla
furia omicida di reparti militari come quella di Genova».

Per Salvatore
Stasi, operaio Cobas all’Arsenale di Taranto, l’esito delle indagini è
un «attacco frontale al movimento (e per questo il 2 marzo sarà una data
simbolo), il ridimensionamento del numero degli accusati, poi, dimostra
sia la volontà persecutoria che l’insussistenza del teorema».
In un comunicato congiunto, Patrizia Sentinelli della segreteria di
Rifondazione, Alfio Nicotra che fu portavoce Prc nel Gsf e Nicola
Fratoianni coordinatore dei Gc, ribaltano le accuse dell’«l’incredibile
teorema per cui Caruso e altri attivisti hanno conosciuto il carcere
mentre resta senza responsabilità l’uccisione di Carlo Giuliani e si
attende l’accertamento giudiziario sulle mattanze alla Diaz e a
Bolzaneto.

C’è un clima provocatorio e minaccioso di fronte alla
crescita del disagio sociale che, di fronte a sé, trova chiusure
repressive e pulsioni autoritarie. Genova è la madre delle ferite
democratiche di questi tempi e, a cospirare, fu chi si rese responsabile
della repressione indiscriminata. Saremo a Genova come siamo stati a
Cosenza». A questo aggiunge il deputato Prc Giovanni Russo Spena:
«Nessuno di noi cospirò ma tutti contestammo il G8 e sfidammo la zona
rossa».