Home > Baldoni, l’ultimo mistero non c’è nessun video

Baldoni, l’ultimo mistero non c’è nessun video

Publie le venerdì 27 agosto 2004 par Open-Publishing

Il ministro degli Esteri Frattini: "Al Jazeera ha solo una foto"
Ombre sulla trattativa per liberare il giornalista ucciso

Scelli (Cri): "Gli italiani in Iraq odiati come gli americani"

di DARIO OLIVERO

ROMA - Non c’è nessun video della morte di Enzo Baldoni. Non è stata ripresa nessuna colluttazione tra l’ostaggio e i suoi rapitori. Tutto quello che si è cercato di far passare fino a questo momento sulle immagini di quelli che sarebbero gli ultimi minuti di vita del giornalista è falso. AL Jazeera non ha nessun video, soltanto una fotografia digitale. E’ il ministro degli Esteri Franco Frattini a fornire questa nuova verità. Una verità che stravolgerebbe completamente il contesto. La foto ritrae Baldoni riverso a terra semicoperto di sabbia. Morto. Nient’altro. Nessuna traccia dei suoi carnefici, nessun ambiente attorno che permetta di ricostruire dove fosse tenuto prigioniero. Nessun elemento che faccia capire quando sia stato ucciso.

Ieri, nelle ore concitate che hanno seguito la notizia della morte di Baldoni, si era diffusa la notizia delle "immagini agghiaccianti" che l’ambasciatore italiano a Doha avrebbe visionato. Non solo. Al Jazeera ha parlato fin dal primo momento di un video che non avrebbe trasmesso per non urtare la sensibilità dei telespettatori. Non è così, dice il capo della Farnesina. Non è così, dice oggi la stessa Al Jazeera che sostiene di avere circa quindici secondi di immagini ferme ("still images"). Il portavoce del canale, Jihad Ballout ha sottolineato che molte delle informazioni pubblicate dalla stampa italiana sul filmato "non sono affatto precise".

Ma perché questo elemento cambia tutto? Perché permette paradossalmente di gettare nuova luce sulle più grandi, dolorose e impotenti domande che stanno dietro alla vicenda: che cosa è successo durante la trattativa con i terroristi? Che cosa non ha funzionato? E soprattutto, c’è stata una trattativa? Sì, dice Frattini davanti alle commissioni Esteri e Difesa riunite a Montecitorio. I contatti "erano ancora aperti, vivi, attivati, mentre Enzo Baldoni veniva ucciso dai suoi rapitori" poco dopo lo scadere dell’ultimatum. E aggiunge: "Il nostro connazionale è stato ucciso barbaramente, la sequenza che ha fatto precipitare gli eventi non ci permette di capire cosa sia accaduto".

Dall’inizio. Martedì 24 agosto Al Jazeera trasmette il video in cui si vede Baldoni apparentemente tranquillo e in cui l’Esercito islamico dell’Iraq lancia l’ultimatum all’Italia. E’ lo spartiacque della vicenda: il governo italiano annuncia che farà il possibile per liberare Baldoni, ma ribadisce che la presenza delle nostra truppe in Iraq non è in discussione.

Linea della fermezza che viene stemperata dai ripetuti appelli sia dei familiari sia del settimanale Diario per cui Baldoni lavorava sia da Frattini che cercano di convincere i rapitori che il giornalista è uomo di pace, indipendente e anche volontario della Croce rossa. Soprattutto la scelta del ministro lascia intendere la strategia italiana di puntare sul fatto che gli italiani, quell’italiano, era in Iraq come pacificatore, non come forza occupante.

E’ quest’ultima analisi che si rivelerà sbagliata. Dice Maurizio Scelli, commissario della Croce rossa italiana, l’altro grande soggetto della trattativa: "Nei confronti degli italiani non c’ è avversione, come invece verso gli americani. Ma dopo la battaglia dei ponti di Nassirya dei primi di aprile è subentrata una sorta di delusione, come quella di un amante tradito. E’ allora che abbiamo cominciato a sentirci dire frasi come ’ecco, anche voi avete sparato come gli americani’".

Scelli sa quello che dice visto che lui ha puntato su un altro canale della trattativa che si riteneva aperto e proficuo. Il commissario della Cri ribadisce ancora oggi che i contatti erano buoni e ad altissimi livelli, e gli avevano assicurato che l’ultimatum dei sequestratori non sarebbe stato rispettato. Erano gli stessi utilizzati per la liberazione dei tre vigilantes italiani rapiti e rilasciati a Bagdad. Già poche ore dopo il sequestro, dice Scelli, "il canale di dialogo era stato ripristinato: io stesso avevo già in programma di partire questa notte, proprio per essere di nuovo sul campo, e avevo chiesto prove del fatto che Baldoni fosse ancora in vita".

Quando oggi lo stesso commissario ha parlato con chi ieri aveva fornito le assicurazioni ("e le assicuro che non è stata una telefonata tenera da parte mia") la persona ha mostrato "rabbia e disappunto": "a suo dire - racconta Scelli - si era creata una frattura, nel gruppo che aveva in custodia Baldoni, fra gli irriducibili e l’ ala morbida. Insomma, la gestione terroristica ha prevalso su quella politica".

Ma questo si potrebbe dire con certezza soltanto se ci fosse un video, o meglio se fosse documentato che Baldoni era ancora vivo fino a prima che scadesse l’ultimatum. Ma il video non c’è, c’è solo una fotografia. Un’unica foto che potrebbe essere stata scattata in qualsiasi momento, anche subito dopo il sequestro. E quindi con chi trattavano gli uomini impegnati? C’era davvero una trattativa?

http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/cronaca/enzobaldoni/trattati/trattati.html