Home > Battaglie a Mosul per strade e ponti
Blitz Usa per «liberare» le basi dall’assedio della guerriglia
di STEFANO CHIARINI
Alte colonne di fumo, accompagnate da forti esplosioni, si sono alzate ieri nel pomeriggio dalla città di Mosul, capitale del nord dell’Iraq con oltre un milione e mezzo di abitanti, dove truppe americane, sostenute dalla polizia e dalle milizie irachene del governo di Iyad Allawi, hanno lanciato un’offensiva generale nei quartieri della città vicini alle principali vie di comunicazione e alle basi e postazioni Usa. Nel corso dei combattimenti sarebbero stati uccisi almeno una ventina di civili. I feriti, secondo fonti ospedaliere, sarebbero oltre cinquanta. Scontri, blitz e rappresaglie si sono alternate per tutta la giornata in una città deserta dove dalle ore 15 è scattato un coprifuoco totale. La battaglia è scoppiata ferocissima nel quartier Sinjar nel sud ovest di Mosul, sulla riva occidentale del Tigri, attorno allo svincolo dell’autostrada, e ancora nel quartiere di Yarmook (nord-ovest), nel centro città e nella zona di al Razlani nel sud. Obiettivo dell’offensiva americana nella capitale del nord dell’Iraq, abitata in stragrande maggioranza da musulmani sunniti ma con una importante presenza cristiana e una minoranza curda divisa tra i partiti che sostengono l’occupazione e i gruppi islamisti come «Ansar al Islam», è senza dubbio quello di liberare le vie di comunicazione verso il nord, la Turchia, e verso il sud, Baghdad, da una forte presenza dei vari gruppi della resistenza che ormai hanno praticamente isolato la capitale e, con il ritiro delle società di trasporto turche, sono sul punto di bloccare anche i rifornimenti essenziali alle stesse basi Usa nel nord.
Nel corso dell’offensiva, le truppe americane, uscite dalle loro basi hanno occupato numerose scuole e edifici pubblici di Mosul. Nel corso del blitz americano sarebbe stato ucciso nella sua auto anche un fratello e portavoce del Mullah Krekar, capo del movimento islamico radicale Ansar al-Islam, Khalid Sido. La polizia e le truppe Usa hanno occupato almeno cinque ponti sul Tigri mentre le forze della resistenza si sono barricate nella parte meridionale e occidentale della città. Prima dell’inizio della battaglia la guerriglia ha distribuito per le strade dei quartieri di Bab al Toub, Yarmouk, New Mosul e Hospital dei volantini nei quali si proclamava uno sciopero generale e si inviatava la popolazione ad «armarsi per combattere gli americani» presso alcuni centri di reclutamento. Un altro volantino era stato fatto trovare nei pressi di alcuni commissariati nei quali si chiedeva alla polizia di «non interferire negli scontri con l’esercito americano». Gli scontri di ieri sono senza dubbio i più gravi dallo scorso mese di aprile quando la guerriglia attaccò la sede del governo provinciale.
Nel corso della giornata di ieri si è avuto anche un nuovo giallo ingigantito dal fatto che i comandi Usa non riportano più gran parte delle notizie relative alla guerra in Iraq. Alcuni siti arabi hanno sostenuto che ieri mattina nel corso di un agguato nei pressi della città di Ramadi, uno dei centri della resistenza, sarebbe stato fatto prigioniero dalla guerriglia un generale o un alto ufficiale americano. Del fatto manca qualsiasi conferma ufficiale. Di sicuro l’esercito Usa ha chiuso tutte le strade che collegano Ramadi con il mondo esterno. Intanto mentre continua ad infuriare l’incendio, provocato da un attentato, che ha bloccato l’export verso la Turchia di circa 200.000 barili di petrolio al giorno, due camionisti turchi sono stati rilasciati ieri da un gruppo vicino al giordano al Zarqawi, «Unità e Jihad», in seguito all’impegno delle loro società , la Bilintur, di non rifornire più i servizi di catering alle basi americane nel nord dell’Iraq. Un altro loro collega era stato ucciso lunedì. Interessante dal punto di vista politico il blitz con il quale uno dei capi tribali di Falluja, con il beneplacito del sindaco moderato, Mahmoud Ibrahim al Jirisi, e del consiglio degli anziani che governa la città dal ritiro degli americani, ha liberato senza sparare un colpo quattro camionisti giordani rapiti da un misterioso gruppo estemista della città che aveva chiesto un consistente riscatto. Alla base dell’operazione sia i legami tribali tra Falluja e le zone di confine con la Giordania sia la determinazione dei settori più moderati della città e della resistenza di mettere sotto controllo i gruppi islamisti più radicali e di dotare la resistenza di una leadership «responsabile». Tra le misure decise dal consiglio quella di limitare gli attacchi ai Tir che rifoniscono le basi Usa lasciando passare quelli che portano prodotti civili come nel caso dei quattro giordani liberati ieri che avevano un carico di macchine per cucire.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/05-Agosto-2004/art44.html