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Berlusconi:non pagate le tasse

Publie le mercoledì 18 febbraio 2004 par Open-Publishing

17.02.2004
Berlusconi: non pagate le tasse
di Marcella Ciarnelli

Contro gli avversari. Contro i suoi alleati. È cominciata la solitaria gara elettorale del premier in versione Achille che si vanta di aver sempre fatto le corse «pensando di andare io veloce e non guardando gli altri». L’unica forma di stato che Berlusconi sembra capace di concepire è la monarchia assoluta con lui sul trono. Purtroppo deve fare i conti con l’opposizione ed anche con la sua coalizione. Ma innanzitutto con gli italiani. Che potrebbero riservargli qualche brutta sorpresa nel compresso week end elettorale, ormai è deciso, del 12 e 13 giugno quando saranno chiamati alle urne a votare per le europee e le amministrative. Accorpate nel tentativo di scongiurare il disastro in un "election day" che potrebbe essere replicato nel 2006, con l’unificazione di politiche e regionali.

Ma per quello c’è ancora tempo. Ora il premier deve convincere gli elettori che lui è il meglio che c’è. Andandoli a toccare dove c’è maggiore sensibilità: le tasche. Che il mancato controllo del suo governo sull’introduzione dell’euro ha reso più vuote e che ora il premier si impegna a riempire abbassando la pressione fiscale, un «imperativo categorico» che c’era al primo punto del televisivo contratto con gli italiani e che in tre anni non è stato realizzato.

Nel frattempo ci si può difendere con l’evasione, «moralmente autorizzata», perché, ecco il rozzo ragionamento, «se io lavoro, faccio tanti sacrifici e lo Stato poi mi chiede il 33 per cento di quel che ho guadagnato, sento che è una richiesta corretta, in cambio dei servizi che ricevo. Ma se lo Stato mi chiede il 50 e passa per cento, avverto che è una richiesta scorretta a mi sento moralmente autorizzato ad evadere per quanto posso questa richiesta».

Quello che non ha fatto in tre anni Berlusconi promette di farlo nei prossimi mesi, con le future leggi di bilancio. Non costa niente. Nel bel mezzo di una giornata convulsa, segnata da un vertice di maggioranza convocato a pranzo per chiudere formalmente «la benedetta verifica» e poi aggiornato alla cena, mentre alla Camera il dibattito sul decreto "salvareti" veniva soffocato nel voto di fiducia, il presidente del Consiglio ha dato il via alla sua personale campagna elettorale, unico premier europeo a candidarsi mentre a Berlino Germania, Francia e Gran Bretagna si accingono a parlare di Europa tra loro. E vengono liquidati con un «mi pare un pasticcio» che ricorda molto la favola della volpe e l’uva.

Da Palazzo Chigi, con il solo portavoce Paolo Bonaiuti al fianco, Berlusconi ha cominciato a sciorinare slogan. Contro il centrosinistra. Non risparmiando gli insofferenti partner che non è riuscito a convincere dell’opportunità di una lista unica del centrodestra ma che alla fine nel loro simbolo dovranno impegnarsi a segnalare l’appartenenza alla Casa delle libertà. Non si facciano illusione quelli. I sondaggi dicono che non ci sarà passaggio di voti dall’uno all’altro. L’uomo il cui «talento innovatore è al servizio dell’Italia» e che tale è stato «fin dalla scuola elementare» è «ottimista».

È sicuro di vincere. Punta sulla memoria corta degli italiani. E sull’uso indiscriminato del mezzo televisivo, lo «strumento di comunicazione per eccellenza», «il luogo dove converge l’interesse dei cittadini», da cui ossessivamente riproporre gli impegni del suo contratto firmato davanti al notaio Vespa. Per l’opposizione che ha dovuto «cercare un leader in prestito» c’è solo disprezzo. I problemi che deve affrontare «sono stati ereditati da loro» perché «purtroppo il destino ha diviso in due i politici italiani: quelli che hanno fatto disastri e quelli che sono portati a risolverli», cioè lui. «Quando mi trovo davanti a queste persone -insiste- io penso "ma tu cosa hai fatto nella vita? Cosa hai fatto?". Non incontro leader e leaderini perché tutto si trasformerebbe in una rissa. Io espongo dati, soluzioni e loro fanno le chiacchiere, dicono menzogne».

E ancora. Prodi si vanta di aver fatto pagare una tassa per l’Europa, «ma non c’è nulla di cui vantarsi» nel far pagare imposte, spiega il premier che ha appena giustificato l’evasione. E ce n’è anche per la Corte Costituzionale che a volte «interviene con certi provvedimenti che sono addirittura l’opposto di quanto deciso dal popolo» come nel caso del referendum sul numero di reti televisive per Rai e Mediaset. Ma si sa, quello che dovrebbe essere «un organo di garanzia ha dieci membri che appartengono allo schieramento di sinistra e 5 di destra. Quindi non c’è da meravigliarsi se prende certi provvedimenti». E poi c’è anche la "par condicio", «una legge da abrogare» quando riuscirà a convincerne della necessità alcuni riottosi partner con i quali, per il momento, bisogna cercare di chiudere il documento sulla verifica. Poi si vedrà.

Intanto si va al voto. Nei giorni stabiliti che stravolgono il calendario elettorale. Con l’incompatibilità «per i parlamentari nazionali, per i presidenti, gli assessori e i consiglieri regionali, per i sindaci delle grandi città». Restano «quelle per i membri della Commissione europea e dei governi nazionali» già in vigore mentre viene allungato il tempo per optare tra una carica e l’altra se già se ne copre una e si viene eletto al Parlamento europeo. I collegi «restano cinque», le preferenze «passano a tre in tutte le circoscrizione, sullo sbarramento al 3 o 4 per cento» c’è ancora bisogno di discutere.

L’appuntamento per la prima manifestazione insieme del centrodestra «unito e libero» che Berlusconi insiste nel rappresentare ma che vede solo lui, è fissato per il 27 marzo a Roma. Intanto via con gli slogan. Una proposta? «Centrosinistra, più tasse. Centrodestra, meno tasse». Specialmente se si è autorizzati ad evaderle. Immoralmente.

Da l’Unità 17-01-04