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Berlusconi scatenato: «Basta con le tasse. E con l’autogoverno della magistratura»

Publie le sabato 29 maggio 2004 par Open-Publishing

Il comizio di guerra

ANDREA COLOMBO

Si presenta di fronte alla platea col sorriso smagliante, saluta alla Fonzie, si produce subito in
tre esempi a mitraglia di cosa voglia dire avere faccia tosta in politica. I leader dei partiti
della Casa delle libertà hanno preferito non unirsi alle comparse di Assago, e vagli a dar torto.

L’affronto è palese, ma Berlusconi sa come girare la faccenda: «Mi hanno chiesto se dovevano venir,
io gli ho detto di continuare il loro lavoro». Impagabile. E tutte quelle accuse sul dominio che
proprio lui eserciterebbe sul sistema radiotelevisivo per intero o quasi (ci sono anche le
telecamere di Sky, che trasmettono il discorso in versione integrale). Il capo non si giustifica. Fa di
meglio: capovolge la realtà: «Non ripagheremo gli avversari politici con la stessa moneta.

Non li
distruggeremo personalmente e umanamente, non utilizzeremo il sistema radiotelevisivo come nei
sistemi totalitari». E’ già da applauso, ma re Silvio supera ogni record quando proclama: «Forza Italia
ha introdotto una nuova moralità nel modo di fare politica». Dice proprio così, incurante del
ridicolo, senza preoccuparsi del sin troppo facile doppio senso. E poi: «Il nostro sogno, cambiare
l’Italia, è già realtà. E’ storia». Non che abbia torto, purtroppo.

L’intero e costoso allestimento del congresso finto serve solo a dar risalto a questo discorso. La
prima donna non può dunque limitarsi alle battute facili. Stravolgere la realtà è utile, ma non
basta. Le elezioni si vincono con le promesse. E la promessa arriva. Forte, chiara, difficilmente
mantenibile. «Il taglio delle tasse s’ha da fare, come scritto nel contratto. Intendo assolutamente
realizzare il taglio fiscale non solo per rispetto della parola data ma anche perché rappresenta
la principale leva per rilanciare la nostra economia. Il taglio delle tasse per tutti è il colpo di
frusta».

Non c’è bisogno di perder tempo a spiegare come e con quali fondi il mago di Assago intenda
realizzare l’ambizioso impegno. Si sappia però che «da alcune settimane i dati economici ci dicono che
ci sono promettenti segni di ripresa. Va molto meglio dell’anno scorso». Cosa si può chiedere di
più.

Oltre alle promesse, servono i nemici. In primo luogo, quelli più odiati, quelli che indossano la
toga. Berlusconi non li ha dimenticati. Non che intenda «fare la guerra alla magistratura»,
esordisce. Però, «bisogna superare l’attuale sistema di autoreferenzialità dell’ordine giudiziario.
Forza Italia considera proprio dovere storico e istituzionale ricondurre la democrazia italiana nel
proprio alveo sistemico. Nessuno si può trovare in condizione di irresponsabilità.

Nell’ordine
giudiziario vige un sistema di autoreferenzialità, ovvero si controlla da se medesimo. Fino a che non
ci saranno nuove forme di indirizzo, nel nostro paese non sarà compiuta la democrazia liberale».
Contrariamente alla premessa, si tratta di una dichiarazione di guerra. Totale. Inaudita. Mai
Berlusconi si era spinto fino ad affermare che il suo programma è eliminare l’autogoverno della
magistratura. Proprio così si traducono in italiano corrente le sue parole di ieri ad Assago.

L’attacco contro l’opposizione è violentissimo, ma scontato. Quello dell’opposizione «è solo un
cartello elettorale», il tentativo di ripetere «la truffa del 96». E poi con che coraggio, dopo averlo «mandato in esilio nel98», ricandidano quel Prodi, che tra l’altro «della pace e dell’Iraq
non gli importa nulla: è un meschino che fa prevalere le ragioni della solita politichetta e del
calcolo personale»? Non che ci si possa aspettare altro da gente come Massimo D’Alema, che «si è
vantato di essere un vecchio bolscevico». Fossero gente seria, quelli dell’opposizione candiderebbero
il loro vero leader. Chi? Ovvio, «Fausto Bertinotti».

Resta spazio solo per un ultimo argomento, buttato lì come se nulla fosse: la guerra in Iraq. Il
loquace Berlusconi in materia ha poco da dire. Conferma che l’Italia «resterà in Iraq», però, sia
chiaro, continuerà anche «con le sue proposte affinché l’Onu abbia un ruolo guida». Per quelli che
dovessero giudicare tanta stringatezza eccessiva, in un discorso durato oltre due ore, il capo di
Forza Italia aggiunge una sua articolata analisi della crisi irachena: «Ci sono 24 milioni di
cittadini che vogliono la pace, e ci sono 5mila miliziani che tentano di imporre una nuova dittatura».
Semplice, semplice. Come la tv addomesticata. Come i congressi finti.

Il Manifesto