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Berlusconi, un disco incantato

Publie le lunedì 26 gennaio 2004 par Open-Publishing

Dieci anni dopo la "discesa in campo" il premier si ripete: attacca i giudici e i comunisti

Buon compleanno sire. Silvio Berlusconi sorride e benedice i sudditi osannanti. Tutti in piedi a cantare l’inno di Forza Italia. Anche lui, il presidente del Consiglio. Sventolano le bandiere azzurre e tricolore, una, dieci, mille. I coristi sul palco intonano l’Inno nazionale, la platea risponde: «Silvio, Silvio, Silvio». Berlusconi unisce le mani come in preghiera, le porta in alto, si commuove. Una lacrima passa sul lifting.

Dieci anni di Forza Italia. Nulla è cambiato. Si comincia con Sandro Bondi, espressione vivente dell’unica corrente di pensiero ammessa all’interno del partito. Credo in un solo Berlusconi... L’uomo immagine di Forza Italia, il comunista pentito, contrito e redento sulla via di Arcore viene presentato da un’emozionatissima Stefania Prestigiacomo: «Tutti noi vogliamo bene a Bondi, è dolcissimo...». La platea esulta. Il reuccio ascolta compiaciuto, seduto a gambe larghe in prima fila. Le telecamere lo riprendono, poi inquadrano Gabriella Carlucci, assorta. «Siamo nati dal nulla, in un lampo. Abbiamo sconfitto la sinistra trionfante. Abbiamo sfatato i pronostici di una fine che non c’è e non ci sarà». Applausi a scena aperta. «Un’Italia che vuole essere Europea deve essere servita e non serva dello Stato». Insomma ai cittadini ci pensa Forza Italia, cioè Silvio Berlusconi. Viva, bravo. Anche il bacio con sua maestà il presidente del Consiglio. Cosa volere di più dalla vita?

Eccolo il premier, molto più giovane di oggi (e di allora, ndr), in una videocassetta che ha fatto epoca. «L’Italia è il paese che amo». Il discorso della discesa in campo del 26 gennaio 1994 viene trasmesso per intero sui maxischermi. Gli applausi interrompono il silenzio religioso di una sala che sembra un’ossequiante cattedrale laica. Pare che tutti ascoltino quella voce per la prima volta. Come se quelle parole non fossero state trasmesse a ciclo continuo in tutti i circoli di Forza Italia per dieci lunghi anni. Ma la devozione è devozione. E Marcello Pera finge l’identico stupore della delegata di quattordici anni, quella che all’epoca sedeva sul seggiolone di casa e ora viene instancabilmente ripresa dalle tv a caccia di volti interessanti. Proprio vero, il primo bacio non si scorda mai.

Fuori c’è il sole, dentro l’orgoglio forzista si autocelebra nel solito identico modo. L’unico che Berlusconi conosce. «I vecchi apparati comunisti (boato) vorrebbero trasformare il paese in una piazza urlante». La cassetta è quella vecchia, l’entusiasmo del pubblico adorante idem. Paganini non ripeteva, Berlusconi invece sì. E per due ore filate - esclusa la cassetta - recita la stessa poesia.

«Il movimento politico che vi propongo si chiama, non a caso, Forza Italia». Lo dice oggi, 24 gennaio 2004, non è la registrazione del 26 gennaio 1994. Solo l’anniversario è stato spostato di due giorni. Per farlo cadere di sabato, la domenica è sacra e il lunedì si lavora. «Sono certo che anche voi vi siete emozionati». Pubblico in delirio. Un delirio. Ci sono i giovani azzurri, con il microfono appuntato al maglione come nei telequiz. Leggono brani tratti dai discorsi del reuccio. «Ci siamo trovati insieme per il bene dell’Italia e di tutti gli italiani». Il dibattito è aperto. «Con l’aiuto di dio e degli uomini ce la faremo. Forza Italia». Brava. La giovane ragazza è un piccolo un genio, infatti cita Silvio a memoria. Commozione in sala. Qualche indisciplinato esce a fumare una sigaretta, non ce la fa più a reggere la tensione. E Girolamo Sirchia se ne dovrà fare una ragione. «Lasciamo agli altri l’inverno, per noi prendiamo la primavera. La primavera delle libertà». Bravissimaaaa.

«Ed ora, ecco a voi il nostro leader, il nostro presidente, il nostro presidente del Consiglio, il nostro Silvio, il nostro Silvio Berlusconi». E Forza Italia. «Silvio, Silvio, Silvio....». Cori da stadio. C’è da scommettere che tifano tutti Milan. «Grazie, grazie, grazie a tutti. Grazie Stefania. Mi avete dato questa gioia. Vi abbraccio tutti». Viva. «Questa manifestazione potrebbe anche finire qui», esordisce Berlusconi. Sandro Bondi (citando frasi del premier) ha detto cose bellissime. I giovani - sempre attingendo dal repertorio di sua maestà il presidente del Consiglio - sono stati meravigliosi. Alla fine non capisci più, tanti sono i rimandi e le citazioni a Berlusconi.

«Questa mattina Bonaiuti mi ha dato da leggere un articolo del nostro don Gianni, don Gianni Baget Bozzo.. Don Gianni è inimitabile. Impareggiabile». Inizia la messa. Con le letture del vangelo secondo Baget Bozzo. «Ricordo le riunioni ad Arcore. Di Pietro, le manette». Standing ovation. «Andai ad Arcore con lo stato d’animo di un carbonaro». E ancora: «L’Italia era ridotta a un paese giacobino e di ghigliottina, la ghigliottina di Di Pietro e di Borrelli». In sala si diffonde il terrore, recitano che è una meraviglia. «Berlusconi divideva le procure e i comunisti dalla vittoria finale». Di più: «Il fascismo era stato meno odioso di questa burocrazia togata». Un disco incantato da dieci anni, che ripete sempre le solite strofe della triste canzone.

Il premier fa i nomi di Di Pietro, Colombo, Bocassini. «Buuu, buuu, buu». «Grazie don Gianni, attento che ti cadono i pantaloni», dice proprio così Berlusconi che anche mentre legge interventi altrui resta l’unico attore in scena. L’arcitaliano. «Forza Italia esiste da dieci anni, è il partito più votato dagli italiani». Insomma, la cucina più amata dagli italiani.

Ecco una piccola antologia dello show del reuccio: «Un paese avvelenato e dilaniato da una guerra civile». Di più: «Dieci anni fa erano e si chiamavano comunisti di falce e martello. Oggi si sono fatti il lifting, hanno cercato di camuffarsi, ma è un lifting che non li è riuscito». Se doveva essere una battuta, è riuscita davvero male. Ancora il premier sempre verde: «La libertà è il filo di Arianna di questi ultimi dieci anni». Per gli alleati Berlusconi spende poche parole: «Siamo diversi, ma stiamo bene insieme. Il nazionalismo, il federalismo, la fede». Wow. Inutile dire che queste due frasette non accontentano né la Lega della deevolution, né i Nazional alleati, tanto meno l’Udc che vuole la verifica di governo. Le opposizioni s’infuriano, e anche qui non ci sono novità. Ma tant’è.

Sull’euro invece il cavaliere ingrana la retromarcia. Obbligatoria. «Abbiamo, abbiamo, abbiamo. Abbiamo così tanto che mi sono perso». Non è ancora finita, purtroppo. Gli incentivi per le aziende. Zoom sul ministro Tremonti. Applausi anche lui, con buona pace di Gianfranco Fini e Marco Follini. La patente a punti. Il contratto firmato in televisione. La seconda parte del regio discorso è fiacca, Berlusconi concede perfino un contentino ai comunisti «che hanno fatto la guerra in Afghanistan». «Ce la fate ancora?» Sì, sì... «Pensando a quello che abbiamo fatto fino ad oggi mi sono venute fuori scritte a mano trecento pagine....». Un discorso da battaglia elettorale, quello che Silvio Berlusconi fa all’Eur, per il decimo compleanno di Forza Italia. Una ripetizione di quello della celebre "discesa in campo". Chi sono i nemici? La sinistra fatta di comunisti e i magistrati. Niente di nuovo sotto il sole di Arcore.

Il finale dello show è in crescendo. «Era indispensabile la discesa in campo? Avete fatto bene a seguire la mia visionaria follia? Credete che questi dieci anni non siano trascorsi invano? Vale la pena di proseguire? Lo rifareste?» chiede il cavaliere. «Sìì», risponde la platea. 83 applausi in 102 minuti.

C’è chi grida: «L’ho toccato». Chissà come sarà invidioso padre Pio.

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