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Bertinotti: "L’importante è introdurre la democrazia nella costruzione del programma di alternativa"
Publie le domenica 22 agosto 2004 par Open-Publishingdi MARIA GRAZIA BRUZZONE
Adeguarsi al principio di maggioranza? Solo "se c’è la democrazia della partecipazione"
Onorevole Bertinotti, neanche dieci giorni fa le ha lanciato la proposta delle «primarie di programma». Ne sono seguite polemiche, e anche un po’ di confusione...
«Io penso che ci sia un problema politico da affrontare, il resto sono questioni tecniche».
Quale problema?
«Nel passato il centrosinistra si è presentato con una piattaforma, noi con un’altra, senza nessun confronto preventivo. Quella storia è finita. La desistenza è irripetibile. Il problema politico da affrontare è costruire il popolo delle forze che oggi sono all’opposizione e domani possono costituire il popolo dell’alternativa e stabilire un rapporto di partecipazione fra questo popolo e programma di governo alternativo. Di qui la nostra proposta».
Le primarie di programma, appunto. Vale a dire?
«Il modello sono le consultazioni sindacali degli Anni 70 o, se vogliamo la Convezione per il trattato costituzionale europeo. Un’assemblea rappresentativa di questo popolo composta da tre componenti - rappresentanti dei partiti di opposizione, di esperienze di governo locale, di esperienze sociali e di movimento cresciute in questi anni, (anche sindacali ma fatta salva l’autonomia del sindacato) - elaborano una proposta programmatica comune».
E poi?
«Questa proposta, oltre a essere presentata, come è ovvio, alla consultazione dei partiti, dovrebbe essere sottoposto alla consultazione popolare di coloro che si dichiarano elettori di questa coalizione. Fermo restando, naturalmente, l’adesione a principi comuni allo schieramento alternativo a Berlusconi».
Un’assemblea programmatica, dunque, più che delle primarie di programma. Ci vorrà del tempo.
«Questa proposta, oltre a essere presentata, come è ovvio, alla consultazione dei partiti, dovrebbe essere sottoposta alla consultazione popolare di coloro che si dichiarano elettori di questa coalizione. Fermo restando, naturalmente, l’adesione a principi comuni allo schieramento alternativo a Berlusconi».
Un’assemblea programmatica, dunque, più che delle primarie di programma. Ci vorrà del tempo.
«Chiamiamole "assise di programma", visto che sulla parola assemblea si potrebbe equivocare. Basterà qualche mese, come per i contratti».
Dopo di che ci sarebbe la consultazione popolare Come?
«Attraverso assemblee, per alzata di mano o a voto segreto, o con referendum. Ci sono tanti modi. Sono questioni tecniche che si risolvono, se si è d’accordo sull’essenziale: introdurre la democrazia nella costruzione del programma».
Intanto, le primarie sui candidati alla leadership. Dove si candiderebbe anche lei. Conferma?
«Quelle le ha proposte Prodi. Io ho detto che non mi parevano indispensabili, dal momento che Prodi non è in discussione. Dopo di che, se ci saranno, ho dato la mia disponibilità a candidarmi, visto che per farle bisogna essere almeno in due».
E se ricevesse molti voti, il primo e il secondo farebbero ticket di governo?
«No. Ho già detto che partecipare personalmente al governo non mi interessa. Ritengo molto più importanti queste primarie di programma. Chiunque vinca le eventuali primarie sulla leadership, va fatto il programma della coalizione di governo, che non è quello del solo presidente. Come del resto Prodi ha detto più volte».
Prodi. E’ vero che avete ripreso un dialogo diretto, come non accadeva dal ’98? Amato ha detto addirittura che é la novità dell’estate.
«Non penso mai che la questione sia nei rapporti con le persone. La novità è il vento di cambiamento che spira oggi».
Ma vi sentite al telefono o no?
«Certo che ci sentiamo. Mi pare norma.»
Lei ha dichiarato che sul programma è pronto ad adeguarsi al principio di maggioranza.
«Si c’è la democrazia della partecipazione. Cioè se ad esprimersi è il popolo delle opposizioni. Altrimenti, se c’è la politica degli Stati, sarà necessario raggiungere un consenso».
Vuol dire se a decidere saranno i partiti...
«Non varrà più il principio di maggioranza, è ovvio».
Ds e Margherita sono apparsi tiepidi. Chiedono un vertice tra i partiti ai primi di settembre per definire la regole.
«Ed è giusto che ci sia una discussione. Anche molto impegnativa, perché si tratta di un passaggio cruciale. Introdurre un principio democratico in un programma di cambiamento sarebbe un fatto di grande rilevanza».
Cossutta ha bollato la sua proposta come demagogica. E vi sfida a coalizzare la sinistra del centrosinistra.
«Per ragioni di stile non rispondo. Noi comunque non facciamo parte del centrosinistra. Che è stato un’esperienza concreta ma è finita. Oggi c’è il campo delle opposizioni, che è un terreno totalmente nuovo. C’è la lista Unità per l’Ulivo, ci sono vari partiti fuori da questa lista. All’interno della quale ci sono le posizioni di grandissimo interesse della sinistra Ds con cui noi, che stiamo costruendo una sinistra di alternativa in Italia e in Europa, abbiamo delle convergenze significative».
Di che genere?
«A settembre vedremo decollare delle esperienze significative di questa sinistra alternativa. Non posso dire di più perché le annunceremo insieme».