Home > Bertinotti: sull’Iraq vado avanti. Ma Agnoletto frena: «Le polemiche ci (…)

Bertinotti: sull’Iraq vado avanti. Ma Agnoletto frena: «Le polemiche ci fanno solo male»

Publie le domenica 12 settembre 2004 par Open-Publishing

di red

Rottura con i disobbedienti, critiche da Gino Strada, dal vicedirettore di Liberazione Salvatore Cannavò e da altri esponenti di Rifondazione. Fausto Bertinotti sapeva che le sue parole avrebbero suscitato polemiche nel movimento contro la guerra in Iraq. E le polemiche ci sono state, finendo per attraversare profondamente Rifondazione comunista, da mesi divisa fra i sostenitori di una svolta “di governo” e i contrari a un’alleanza con il centrosinistra. Mentre la sinistra del partito attacca, Agnoletto invita tutti a un passo indietro: «Smettiamola con le polemiche - dice - che fanno male al movimento italiano, perchè l’unità del movimento stesso è il bene più grande». Quello di Bertinotti «è stato solo un infortunio».

Tuttociò mentre Berlusconi conferma la volontà del governo di non muovere le truppe dall’Iraq.«Ha manifestato la sua opinione, che è diversa dalla nostra, penso che non era opportuno rimarcarla adesso» è il commento del capogruppo dei Ds al Senato Gavino Angius sulla dichiarazione del premier circa il proseguimento dell’impegno italiano in Iraq. «Tutto il Paese - ha aggiunto Angius che partecipa oggi alla fiaccolata di Roma - deve essere unito nel chiedere la liberazione di queste due splendide ragazze che facevano solo del bene alla popolazione irachena».

Ma tornando alla polemica che ha investito il segretario di Rifondazione, sul Manifesto è comparsa una vignetta di Vauro. Raffigura un Bertinotti che afferma: «Del vitivo delle truppe, ne pavliamo dopo... ché adesso sono tvoppo impegnato con gli inciuci». Sotto compare una didascalia: «Su questa vignetta molti compagni hanno espresso il loro disaccordo. Non mi hanno convinto, quando inisisto. Un grazie alla direzione, a cui la vignetta non piace, ma che rispetta la mia libertà di disegnare e quella dei lettori di decidere». Ma cosa decideranno i lettori? Bertinotti ribadisce di non preoccuparsi, di non essere tanto convinto che le lacerazioni siano così profonde e impossibili da comporre, di confidare che la sua presa di posizione possa trasformarsi in un elemento di chiarezza. Ma intanto annuncia la sua assenza alla fiaccolata di Roma: è impegnato a Bologna, alla festa nazionale del Verdi, dove parteciperà ad un dibattito fissato da giorni.

Dentro il Parlamento l’unica forza politica del centrosinistra a schierarsi con decisione contro il segretario del Prc sono i Comunisti italiani. «Non condivido la posizione di Bertinotti - afferma il segretario del Pdci Oliviero Diliberto - Lo dico senza alzare i toni, ma sono convinto che aprire in questo frangente un dibattito sul comportamento da tenere rispetto al ritiro dei militari dall’Iraq è gravemente inopportuno e profondamente sbagliato. E nel merito è un non senso». Al contrario «Occorre tenere le due cose assieme: l’unico modo per far cessare i massacri in Iraq è quello di ritirare le truppe. Non ci sarà mai pace, non ci sarà mai fine all’orrore del terrorismo, se non finirà l’orrore della guerra all’Iraq».

Polemiche sulle dichiarazioni di Bertinotti, dice il presidente della Quercia Massimo D’Alema, appaiono immotivate. «Non capisco -aggiunge- chi parla di consociativismo, mi sembra una stupidaggine e rischia di creare solo confusione. Evitiamo le solite chiacchiere sulla politica che potrebbero guastare il valore di un impegno comune. Non vorrei che una cosa così seria diventasse immediatamente oggetto di chiacchiericcio politico». Anche per Pietro Folena del correntone, il segretario di rifondazione «Sta dimostrando responsabilità, senso della misura e dello Stato. Penso che le critiche contro di lui siano strumentali e sbagliate. L’opposizione deve essere unita nell’incalzare il governo con una sola voce, altrimenti non otterremo l’impegno necessario».

http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=37650