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Bolzaneto, la nuova indagine travolge Sabella e un generale
Publie le venerdì 23 gennaio 2004 par Open-PublishingDue agenti penitenziari confermano le violenze sugli arrestati in caserma.
Ora tocca ai vertici della penitenziaria
Sono testimoni, non pentiti. Sono un agente e un sottufficiale della
penitenziaria che erano in servizio per il G8 del luglio 2001 a Genova e
con le loro rivelazioni, raccolte negli ultimi mesi dai magistrati, hanno
gettato una luce nuova, ancor piu’ sinistra, su quanto accadde nella
caserma di Bolzaneto. Abusi sistematici. Violenze e umiliazioni
generalizzate. Altro che «eccessi di singoli»! Dalle deposizioni dei due
testimoni, sintetizzate ieri dal Secolo XIX, e’ nato un nuovo capitolo
d’indagine che va a colpire i responsabili della polizia penitenziaria
presenti nel capoluogo ligure e in particolare del Nucleo centrale
traduzioni.
Ora a pagare - oltre ai 42 gia’ destinatari di avvisi di
conclusione indagini che preparano le richieste di rinvio a giudizio per
abuso d’autorita’ su arrestati, violenza privata, in qualche caso lesioni,
tra i quali quattro medici della penitenziaria, secondini, poliziotti e
carabinieri (v. «Bolzaneto anatomia di un pestaggio», il manifesto del 21
settembre 2003) - potrebbero essere il generale Oronzo Doria (colonnello
all’epoca del G8) e il dottor Alfonso Sabella, il magistrato che dirigeva
la «spedizione» genovese del Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria (Dap). E c’e’ di piu’: mentre Prc, Verdi e Ds tornano a
chiedere a gran voce la verita’ sul G8, almeno un altro agente
penitenziario ha cominciato a parlare. Forse ce ne saranno altri, la
procura protegge gelosamente le loro identita’ . Raccontano - checcha’© ne
dicano le destre e il sindacato autonomo Sappe della penitenziaria - di
essersi dissociati fin dall’inizio dagli abusi dei colleghi, di aver
segnalato tutto ai superiori e di aver ricevuto inviti piu’ o meno bruschi
a farsi gli affari loro. Rischiano ritorsioni, come i due infermieri che
avevano detto la verita’ per primi.
Anche il sottosegretario alla giustizia
Vietti (Udc) ieri riconosceva che quei fatti «se veri» sono «gravi». Doria
e Sabella sono indagati, tremano anche due capitani e altri ufficiali.
Dopo lunghe riunioni i magistrati della procura di Genova hanno iscritto
anche Sabella, un loro collega, un pubblico ministero che si era fatto un
nome nella lotta alla mafia e dopo il G8, sui giornali e in parlamento,
difese a spada tratta la polizia penitenziaria, disse che a Bolzaneto
tutto era filato liscio e che i no global si erano inventati le violenze.
Fece di piu’, Sabella. Da capo dell’ispettorato del Dap pretese di dirigere
l’indagine interna dell’amministrazione, concludendo naturalmente che a
Bolzaneto non c’erano state violenze se non i consueti «eccessi di
singoli». Mica male per un magistrato, che nel frattempo ha lasciato il
Dap ed e’ tornato a fare il pm a Firenze. I suoi colleghi genovesi Vittorio
Ranieri Miniati e Francesco Albini Cardona l’avevano convocato nei giorni
scorsi per l’interrogatorio, poi rimandato - ufficialmente per motivi di
sicurezza - percha’© la notizia era apparsa su Repubblica. L’appuntamento e’
solo rinviato.
Ma al di la’ della posizione del magistrato, l’intera
indagine riceve un nuovo impulso, la procura sta ricostruendo il contesto
in cui sono maturate le violenze piu’ gravi (anche le dita di una mano
divaricate a forza, fino a strapparle), un trattamento complessivo
qualificato dai pm come abuso d’autorita’ su arrestati (ore e ore con la
faccia al muro, poliziotti ai due lati del corridoio per colpire il
malcapitato di passaggio) e orrori che hanno risvegliato a sinistra la
battaglia per l’introduzione del reato di tortura. E’ probabile, pero’, che
i tempi si allunghino: molti dei 42 avvisi gia’ recapitati dovranno essere
notificati di nuovo.
Ci vorra’ tempo anche per l’eventuale processo alle alte sfere della
polizia per l’irruzione, il pestaggio e le false bottiglie molotov della
scuola Diaz. Il fascicolo e’ ora in cassazione, nelle mani del sostituto
procuratore generale Antonio Germano Abate che deve decidere sulla
richiesta di trasferimento degli atti a Torino presentata dal capo
dell’antiterrorismo Francesco Gratteri e da altri indagati «eccellenti».
L’unico processo che marcia spedito e’ quello ai 25 manifestanti
individuati come responsabili degli scontri di piazza, che a differenza
dei vari responsabili delle forze dell’ordine sono arrestati o sottoposti
a misure restrittive nel dicembre 2002. Il dibattimento si aprira’ il 2
marzo, quel giorno diverse componenti del movimento manifesteranno a
Genova.