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Ammirevole la tranquillità con la quale Bush ammette che poteva essere non vero quel che egli
stesso, Colin Powell e Condoleeza Rice hanno giurato fino a ieri sulla presenza di armi di sterminio
in Iraq. E’ in base a questa modesta inesattezza che hanno bombardato e invaso l’Iraq, dichiarato
praticamente estinte le Nazioni Unite, vituperato la vecchia Europa che non aveva voluto seguirli.
Ancora più corrusca la faccia di bronzo di Tony Blair, che si era opposto a ogni commissione
parlamentare d’inchiesta e, appena Bush fa la sua, di colpo vi acconsente. Nessuno dei due è sfiorato
dall’idea che l’aver mandato in guerra il proprio paese, con relativi morti ammazzati, sulla base
di una tesi che risulta inattendibile esigerebbe di dimettersi sul colpo. Scaricano la
responsabilità sui servizi di sicurezza che avrebbero dato informazioni sbagliate, ed è certo che quello
americano e quello inglese se la rimpalleranno. Un responsabile statunitense David Kay s’era del resto
già dimesso. Ma chi crederà che i due leader sono stati imbrogliati dai servizi, e il dubbio gli
viene soltanto ora?
Perché non gli era venuto quando i due ispettori dell’Onu, Blix e El Baradey
avevano assicurato che di armi di sterminio in Iraq non ce n’erano e avevano chiesto di fermare
l’assalto?
La verità è che gli Stati Uniti lo preparavano da due anni, e Blair ne ha seguito le scelte e i
tempi. L’attacco alle due torri è stato il sanguinoso pretesto che ci voleva. Ma il fine era altro,
politico ed economico: politico, metter le mani nel Medioriente, porta strategica sull’Asia e
terreno di troppo incerte alleanze; economico, metter le mani sulla più grande riserva mondiale di
petrolio. Si aggiunga che una guerra distrugge e le commesse per la ricostruzione rappresentano un
bel bottino.
Bush nominerà una commissione bipartisan per proteggersi dall’accusa di manipolazione dei
democratici: gli va bene comunque, perché essa renderà noti i risultati non prima delle elezioni
presidenziali di novembre. E per allora, come sospetta perfino Madeleine Albright, chissà che Bush non
sventoli qualche Osama Bin Laden, come già l’irsuto Saddam davanti al suo popolo fedele.
Più in difficoltà Tony Blair. E’ appena uscito da un’inchiesta che lo ha discolpato non dall’aver
mentito sulle armi in Iraq, né di aver contribuito con l’interrogatorio muscoloso della sua
commissione esteri a indurre il professor Kelly al suicidio, bensì dal «aver reso più sexy la notizia»
sul pericolo costituito dalle famose armi. Il giudice Hutton ci ha assicurato che Blair non rende
più attraenti le sue bugie, le serve nude e crude. Ma gli inglesi non lo dimenticheranno. E chissà
se potranno far finta di niente i nostri colleghi un po’ sicofanti che sono sguazzati felici
nell’umiliazione della Bbc, fastidiosissimo esempio di informazione non servile.
Il movimento per la pace risulta il solo umanamente alto e perdipiù il solo politicamente
attendibile. Diceva che ogni guerra è ingiusta, ma questa in particolare era basata su un pretesto? Oggi
si sa che è stato proprio così. Che avrebbe aumentato il nazionalismo fondamentalista? Infatti lo
ha aumentato. Che non avrebbe colpito il terrorismo, anzi? E’ così. Che avrebbe inquinato diritti e
garanzie in occidente? E’ già successo negli Usa e il britannico Blumkett lo annuncia in Gran
Bretagna. E in Italia? Già si parla di eque condanne per «schiacciante probabilità», concetto che
minaccia di avere un bel futuro nel codice penale.
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