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Virginio G. Bertini
I dati degli eventi infortunistici che forniamo sono organizzati ed elaborati dalla CGIL su base di dati forniti dalla ASL 2 e 12, a loro pervenuti direttamente dal circuito dei pronti soccorsi ospedalieri e dalla loro rete di rilevazione.
I dati degli infortuni mortali non contengono quelli infortuni mortali avvenuti nel luogo di lavoro per accertate cause naturali né quelli in itinere che invece per l’Inail vanno a far parte del dato generale.
Abbiamo cercato in questo modo di fare un’operazione di pulizia evidenziando il rapporto tra infortuni mortali, gravi e meno gravi con le condizioni e l’organizzazione del luogo di lavoro.
Nella ASL 2 si può notare un andamento basso negli anni 1996 e 1997, il drammatico balzo del 1998 e 1999, la discesa del 2000, l’aumento del 2001 e poi del 2002 e il calo nel 2003 ( nessun morto tra lavoratori dipendenti, 2 morti tra titolari di piccole società). Dal punto di vista settoriale se il 1998-1999 è stata la tragedia dei lavoratori delle cartiere, si può dire che negli anni successivi cresce in modo trasversale il rischio di infortunio mortale nel terziario, nell’edilizia, nella movimentazione, negli appalti e nei subappalti in generale. La percentuale degli infortuni gravi rimane sostanzialmente alta tra il 14 e il 13%. Sarà importante verificare se il dato del 9,85% degli infortuni gravi del primo semestre del 2003 sarà confermata anche nel secondo semestre: se così fosse sarebbe un importante passo in avanti.
Nella ASL 12 il trend degli infortuni mortali rimane stazionario tre il 1994 e il 2001 ( oscillando tra 4 e 2 ) e si riduce a zero nel 2002 e nel 2003. D’altro canto assistiamo parallelamente ad un raddoppio degli infortuni gravi, nello stesso periodo, ma non abbiamo ancora il dato del 2003.
L’attività sviluppata dai RLS, dalle organizzazioni sindacali, l’attività di formazione promossa dagli Organismi paritetici, la presa di coscienza di una parte crescente di lavoratori, gli impegni sviluppati dalle organizzazioni imprenditoriali e dalle imprese più sensibili, l’attività di prevenzione e controllo delle ASL e degli altri organismi preposti, i piani prioritari e i nuovi strumenti concordati a livello prefettizio, tutto questo sicuramente ha inciso.
Attenzione però, proprio ora che è possibile raggiungere l’obiettivo di ridurre a zero il rischio di infortuni mortali e di ridurre drasticamente gli infortuni gravi, dobbiamo imporre un ulteriore salto di qualità: aumentare le risorse delle ASL fino al 5 % ( impegno sottoscritto ma mai realizzato ), intensificare i controlli nei settori e nelle attività più a rischio a cominciare dall’edilizia, dagli appalti e dalla movimentazione, realizzare verifiche tra RLS e RSPP, tra RSU e azienda in ogni luogo di lavoro per mettere in campo tutte le iniziative organizzative, tecniche, informative e formative con l’obiettivo rischio zero. Se non facciamo questo ora il rischio è che la situazione non rimanga ferma ma precipiti all’indietro anche a seguito di ulteriori processi di precarizzazione del lavoro e di deregolamentazione del diritto e del mercato del lavoro.
Bisogna allora che da subito si riattivi il tavolo presso la Prefettura, con tutti i soggetti interessati, per ridefinire le priorità di azione e di iniziativa nocnhè gli strumenti e i mezzi necessari per consolidare i passi in avanti fino a raggiungere il rischio zero, a tutela di un lavoro civile e dignitoso.
Lì,28-01-04