Home > CILE, LA CORTE SUPREMA ORDINA: ’PROCESSATE PINOCHET’
CILE, LA CORTE SUPREMA ORDINA: ’PROCESSATE PINOCHET’
Publie le venerdì 27 agosto 2004 par Open-Publishing
di Megachip
La demenza senile che, fino a ieri, aveva permesso al generale Augusto Pinochet, prima capo della dittatura in Cile, e poi, sino al ‘98 capo dell’Esercito, di evitare qualsiasi processo, non esiste più. La Corte Suprema di Santiago (confermando la sentenza d’appello dello scorso 5 giugno) ha infatti tolto l’immunità parlamentare all’ottantottenne dittatore cileno e, nei fatti, aperto la strada all’istruzione di procedimenti penali a suo carico.
La lista è lunga: si parte dai crimini contro l’umanità, alla «scomparsa» di oltre 3mila persone durante gli anni bui seguiti al golpe contro Salvador Allende nel 1973, fino ad arrivare ai reati di evasione fiscale e appropriazione indebita per i milioni di dollari riapparsi su conti bancari americani.
Proprio questi conti rischiano di infangare la linea difensiva di Pinochet («spietato ma non corrotto nella sua lotta contro i nemici del Cile»), dopo che gli Usa hanno aperto alcune fessure per far luce su depositi bancari sospettati di finanziare il terrorismo, dopo l’11 settembre.
Tra quei conti, c’erano anche quelli intestati al generale e a gran parte dei suoi familiari, per un valore di milioni di dollari.
Con una sofferta decisione, i diciassette giudici della Corte Suprema hanno votato (nove contro otto) la fine di un’epoca d’impunità che aveva permesso a Pinochet di evitare qualsiasi bilancio con la sua storia, con la storia del suo Paese. Torture, sparizioni di massa e cospirazioni internazionali (come il famigerato Plan Condor, l’asse d’acciaio tra le polizie cilena, argentina, uruguayana, paraguayana, boliviana e brasiliana negli anni delle dittature sudamericane) adesso possono passare dai documenti delle tante associazioni di parenti delle vittime della dittatura pinochetista alle carte bollate dei tribunali. Con la speranza di poter vedere lo stesso generale in una corte per rispondere di tutto questo.
«Sono un uomo come gli altri», aveva dichiarato Augusto Pinochet alla giornalista cubana Maria Elvira Salazar, nel corso di un’intervista rilasciata a Miami lo scorso 23 novembre. Un uomo come gli altri, da ieri, anche davanti alla legge. Proprio quell’intervista è stato uno degli elementi decisivi che hanno permesso alla maggioranza dei togati della Corte Suprema cilena di togliere l’immunità a Pinochet, legata al seggio di senatore a vita per il quale il generale aveva barattato, nel 1998, l’abbandono della guida dell’esercito.
La decisione di ieri, oltre che aprire le aule dei tribunali all’ex dittatore, avrà sicuramente ripercussioni sulla vita politica cilena. Lo stesso presidente socialista Ricardo Lagos, in più di un’occasione, aveva scelto il profilo basso per commentare i vari appelli mossi contro l’immunità di Pinochet. Anche la destra cilena, guidata dal sindaco di Santiago, il candidato alle presidenziali del prossimo anno, Joaquin Lavin, ha cercato di tenersi ai margini di questa querelle giudiziaria. La Corte ha anche deciso nuovi esami psichiatrici per Pinochet ma, in ogni caso, fuori dal tribunale supremo, la comunicazione della Corte Suprema ha scatenato la gioia di centinaia di persone e di parenti dei desaparecidos.
È la terza volta che la corte suprema ha sentenziato sulla presunta demenza senile dell’ex dittatore, ma quella di ieri, in cui per la prima volta ha giudicato che, sì, Pinochet è «un uomo come gli altri», è inappellabile. «Da oggi, il nostro paese - ha dichiarato soddisfatto Eduardo Contreras, uno degli avvocati dell’associazione dei familiari delle vittime della dittatura - è un po’ più democratico: non ci sono più intoccabili»
http://www.megachip.info/modules.php?name=News&file=article&sid=3011