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COMUNICATO DI APRILE SU LIBERAZIONE del 28 febbraio
Publie le sabato 28 febbraio 2004 par Open-PublishingPiero Fassino è tornato oggi ad accusare di stalinismo chiunque contesti la
linea politica sua, dei Ds e della lista unitaria sulla missione in Iraq. Ci
sentiamo quindi tirati in ballo. Lo ha fatto in un’intervista sulle pagine
del Manifesto, colpito dalla stessa accusa. La storia a volte è ironica: il
segretario del partito nato dal Pci addita come stalinisti coloro che furono
espulsi da quel partito.
Qualche particolare storico che forse ci può servire a capire la situazione
odierna. Primo: Stalin non era il direttore di un giornale a sinistra del
Pcus. Non era l’esponente di una minoranza radical-massimalista di quel
partito. Non era il presidente di una associazione o il leader di un
movimento. Non era neppure il segretario di una forza politica alleata. No,
Stalin era il Pcus. Lo stalinismo - con le sue campagne denigratorie e le
sue picconate - era un tutt’uno con la posizione di comando di Stalin.
Non è
dato, nella storia, uno stalinismo di minoranza, uno stalinismo
contestatore, uno stalinismo dissenziente. Lo stalinismo è, per definizione,
maggioritario (o, per dirla alla russa, bolscevico). Secondo: Stalin non ha
mai chiesto il ritiro delle forze sovietiche da un teatro di guerra. Di
solito Stalin e i suoi successori l’esercito all’estero ce lo mandavano.
Tanto basti per la storia. La più fredda cronaca, invece, conferma purtroppo
le nostre impressioni. E’ singolare accusare qualcuno di condurre campagne
mistificatorie e poi, nella medesima intervista, confermare le posizioni
attaccate da tali presunte campagne.
Dice Fassino che i Ds si asterranno (meglio, non voteranno) perché il
decreto contiene anche diverse missioni su cui il partito è d’accordo.
Quindi la logica porterebbe a dire che in caso di «spacchettamento» i Ds
voterebbero contro la missione in Iraq. E sempre la logica porterebbe a
concludere che i Ds chiedono il ritiro delle truppe italiane (a meno di non
volerle lasciare lì senza stipendio e senza viveri, e allora saremmo noi a
chiedere l’invio di nuove truppe a sostegno di quelle lasciate al loro
destino!).
Invece no. Fassino riesce a dire che il ritiro sarebbe «sbagliato e
insufficiente» e che le associazioni umanitarie, pur chiedendo di votare no
al rifinanziamento della missione, non sono per il ritiro della stessa. Al
che i maligni insinuerebbero che qualcuna di queste associazioni vorrebbe
speculare sulla fame dei nostri militari abbandonati senza cibo e vestiario
in zona di guerra.
Ma, al di là delle battute, il fatto è serio. Fassino conferma quel che
dicono gli "stalinisti" che lo criticano, e cioè che i Ds non vogliono
ritirare le truppe italiane dall’Iraq, cosa che, oltre ogni buona
intenzione, significa appoggiare l’occupazione militare anglo-americana. E’
questo il punto.
E a poco vale, ci sia consentito, tirare in ballo Fischer per dimostrare le
proprie tesi. Perché il ministro degli esteri tedesco dice una cosa giusta e
banale (bisogna costruire la pace) ma aggiunge l’esatto contrario di quel
che dice Fassino: e cioè che gli americani e gli inglesi non devono contare
sull’appoggio neppure indiretto di truppe tedesche in Iraq perché la
Germania non manderà neppure un uomo finché il paese sarà occupato.
Del resto Fassino riesce a dimostrarsi più moderato del leader socialista
spagnolo Zapatero che in campagna elettorale promette il ritiro dei soldati
spagnoli entro il 30 giugno. Per Fassino, invece, «quel che possiamo
(quindi: non dobbiamo, ndr) chiedere al governo è di riconsiderare (quindi:
non ritirare, ndr) la presenza italiana». Come dire: ci penseremo,
eventualmente, il 29 giugno. Adesso abbiamo cose più urgenti per la testa.
Allora, caro segretario, forse il Riformista ha ragione: votate per il
rinnovo della missione. Votate a favore, perché o si è per il ritiro o si è
per la permanenza. O forse ha torto: perché, pare, che la maggioranza dei
deputati DS sia per votare no, differentemente dal segretario e dal
presidente del partito. Noi speriamo che queste compagne e compagni, questa
maggioranza dissenziente, dimostri il proprio dissenso e si comporti di
conseguenza. Così, una volta per tutte, ogni residuo di stalinismo sarà
espulso dalla sinistra. Dasvidania.
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