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Riprenderanno tra pochi giorni le udienze preliminari per 2 delel inchieste
chiavi sui fatti del luglio 2001. E c’e’ gia’ una piccola vittoria da
registrare: la madre di una "scomparsa" e’ ammessa come parte civile.
di Lorenzo Guadagnucci
I PROCESSI di Genova, oltre a tante cose certo più importanti, sono anche
una sfida alla pazienza. Sono trascorsi più dì tre anni dai fatti, ma il
ritmo delle udienze non è certo incalzante.
I primi a tornare in aula, venerdì 17, saranno i venticinque imputati di
devastazione e saccheggio" all’ordine del giorno ci sono le memorie
presentate dalla difesa durante l’ultima udienza,che risale a metà luglio.
I pm Canepa e Canciani hanno avuto tutta l’estate per studiarsi i
documenti, che contestano punto per punto la ricostruzione dei fatti.
compiuta dall’agente-videomaker che ha montato il filmato che riassume le
accuse contro i venticinque.
I legali hanno chiesto l’esclusione di alcuni materiali e una perizia
tecnica su altri, per verificare che non vi siano state manomissioni. Uno
degli avvocati, Fabio Sommovigo aveva anche chiesto la nullita’ d’intera
udienza preliminare per violazione dei diritti della difesa. Come sì vede,
siamo a uno snodo delicato sotto il profilo tecnico. Il 17 arriveranno le
repliche dei pm, e le decisioni del giudice.
Qualche giorno dopo, giovedì 23, a due mesi dalla seduta precedente, si
tornerà a parlare dei 29 funzionari e dirigenti di polizia imputati per i
fatti della scuola Diaz. Il menu si annuncia particolarmente ricco, con
l’esposizione delle accuse da parte dei pm. Si dice che i magistrati
abbiano inserito una sorpresa. Nessuno ne parla e magari la voce è solo una
voce, ma un quotidiano di Genova ha scritto di filmati girati davanti alla
scuola che mostrerebbero con nuovi dettagli le responsabilità dei singoli
dirigenti nella falsificazione delle prove [in sostanza, la "gestione"
delle due bombe molotov]. Dal 23 dovremmo saperne di più e comunque si
entrerà nel vivo dell’articolata udienza preliminare cominciata il 28
giugno: si dovrebbe capire abbastanza rapidamente se le prove accumulate
dai pm saranno sufficienti a convincere il gip per il rinvio a giudizio dei
poliziotti imputati.
Assi nella manica o meno, il processo Diaz si segnala già per un’importante
novità sotto il profilo giuridico e potremmo dire sociale. Nell’ultima
udienza prima delle ferie estive, il gip Elena Faraggi ha infatti ammesso
fra le parti civili -anche Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato
Verità e Giustizia per Genova.
La notizia è passata pressoché inosservata, ma non è stata affatto una
decisione di routine. Enrica è stata ammessa fra le parti civili non per
fare le veci della figlia Sara, che è maggiorenne, e nemmeno come
rappresentante dei Comitato, che all’epoca dei fatti ovviamente non
esisteva e, quindi non è ammissibile al processo. Enrica è stata
considerata parte lesa proprio in quanto madre, per le sofferenze patite
nei due giorni trascorsi senza avere notizie della figlia "desaparecida"
fra Diaz, Bolzaneto e carcere nonostante le ricerche condotte in tutte le
direzioni, inclusa la prigione in cui Sara effettivamente si trovava -, e
per le conseguenze del clamore che seguì il blitz alla scuola, con la
notizia dell’arresto che circolò fra conoscenti, vicini di casa,
concittadini, causando un comprensibile terremoto e altrettanto
comprensibili sofferenze emotive.
In sostanza la vita di Enrica è stata profondamente segnata dall’esperienza
del G8; per lei e la sua famiglia sono cambiati i rapporti con il resto
della comunìta’ il gip ha ritenuto questi motivi, esposti nella richiesta
d’ammissione al processo preparata dall’avvocato Gilberto Pagani
sufficienti ad entrare fra le parti civili. E’ stato, se vogliamo, il primo
"successo" ottenuto in tribunale.
Altri genitori, forti di questo precedente, potranno seguire l’esempio, sia
per la vicenda Diaz sia per quella di Bolzaneto [che non arriverà
all’udienza prelimirnare prima di dicembre, a proposito di pazienza}.
La rilevanza di tutto ciò balza subito in evidenza: le madri, che non erano
a Genova e non hanno vissuto gli abusi in prima persona, possono essere
considerate come rappresentanti ideali del’lintera società civile, di quei
milioni di singoli cittadini che di fronte alle violenze delle forze
dell’ordine si sentirono calpestati nei loro diritti, nella loro dignità.
La presenza di Enrica fra le parti lese, e degli altri genitori che si
aggireranno, è una sorta di socializzazione" del processo, il
riconoscimento del suo spessore civile e politico.
CARTA N. 32 /23