Home > Carabiniere punito. E’ contro la guerra
Il maresciallo Ernesto Pallotta aveva detto: "L’Iraq non deve essere il nostro Vietnam"
"Non parlo, mi considero agli arresti domiciliari e quindi imbavagliato" .
Ernesto Pallotta, direttore del Giornale dei Carabinieri, finito a casa con 4 giorni di "consegna
di rigore" per aver parlato
contro la guerra in Iraq all’indomani della strage di Nassiriya, preferisce non parlare.
Ma in sua difesa si e’ mosso prima di tutto il giornale di cui fa parte e poi, in ordine sparso
vari rappresentati della
sinistra.
E’ stato proprio il suo giornale due giorni fa a dare notizia del provvedimento a carico di
Pallotta e a spiegare che
l’azione nei suoi confronti fa parte di una strategia piu’ ampia che prende di mira tutti i
tentativi di democratizzare la
Benemerita e permettere che i suoi membri si vedano garantito il diritto di esprimere opinioni e
di associarsi liberamente.
"Quella contro Pallotta - spiegano - e’ una decisione presa su richiesta del gabinetto del
ministero della difesa, che
rispetta il codice militare di guerra, e guarda caso si riferisce proprio al fatto che il suo
reparto sia impegnato
nell’operazione di pace in Iraq". Secondo il codice militare infatti, i membri di reparti
impegnati in operazioni di guerra
non possono diffondere notizie su operazioni in atto. Peccato che quella di Pallotta, espressa in
particolare sulle pagine
del manifesto (vedi il giornale del 15 novembre ndr) fosse semplicemente una opinione, di quelle
che tutela anche la
Costituzione italiana.
"Non vogliamo che l’Iraq diventi il nostro Vietnam - aveva detto il
maresciallo - Chiediamo un
dibattito politico sulla missione per decidere se questa e’ una guerra. E a qual punto saranno
altri gli uomini e i mezzi
impiegati, non dei semplici padri di famiglia convinti di essere li’ per la pace o per
mantenerla". Due mesi fa il
maresciallo aveva dato la sua disponibilita’ a candidarsi alle elezioni europee con la lista di
Occhetto e Di Pietro,
comunicando le sue intenzioni anche al comando generale dell’Arma. E proprio quella notizia aveva
fatto scoppiare un primo
"caso Pallotta" con richieste di chiarimenti da parte di alcuni parlamentari di Forza Italia.
A
mettersi dalla sua parte e
contro i provvedimenti del comando generale sono stati nei giorni scorsi soprattutto i Comunisti
italiani, con una
interrogazione urgente presentata da Gianfranco Pagliarulo ieri.
"Se un militare si dichiara per la guerra non succede nulla - ha detto il parlamentare - Se un
militare si dichiara contro
la guerra viene punito. Tutto cio’ e’ intollerabile e rinvia ancora una volta all’involuzione
autoritaria di questo governo.
Tanto piu’ e’ isolato nell’opinione pubblica, tanto piu’ agisce comminando punizioni".
Analoghe iniziative sono annunciate anche da parte di Rifondazione comunista, Verdi e Ds.
Nessun commento invece dal ministro della difesa Antonio Martino.
il manifesto