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Carceri in leasing, è il via libera ai privati

Publie le mercoledì 4 agosto 2004 par Open-Publishing

Il senato vota favore della costruzione dei nuovi penitenziari. Si comincia con quelli di Pordenone e Varese. A realizzarli saranno società private che li avranno in gestione per dieci anni

di DARIO STEFANO DELL’AQUILA

Parere favorevole della Commissione Giustizia del Senato al piano per l’edilizia peniteniziaria (circa 270 miliardi di vecchie lire). La novità è che le nuove carceri, a cominciare da Pordenone e Varese saranno costruite in leasing. Ciò significa che gli Istituti saranno costruiti da privati, con l’impegno dello Stato a pagare un canone mensile. La gara d’appalto per la costruzione è stata bandita, i lavori, secondo il presidente della commissione giustizia Antonino Caruso (An), dovrebbero cominciare entro dicembre e concludersi fra tre anni. Alla fine di un periodo di dieci anni l’amministrazione penitenziaria deciderà se riscattare definitivamente le strutture. La formula della locazione finanziaria, applicata per la prima volta nel nostro paese, apre la strada ad una nuova stagione per il sistema penitenziario e in una direzione che convince poco, perché ha il sapore di un inizio di privatizzazione. Nell’operazione un ruolo fondamentale ha la Dike spa, società nata dalla Patrimonio spa, che ha il compito di vendere il patrimonio immobiliare penitenziario. Con i fondi di queste cessioni si dovrebbe provvedere al pagamento del leasing. Per Patrizio Gonnella, coordinatore dell’Associazione Antigone, che a ottobre presenterà il terzo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla detenzione «non è certo con la costruzione di questi edifici che si risolve il problema del sovraffollamento. L’ultimo dato è di 56.500 detenuti su una capienza tollerabile di 42.000 posti».

Molto critico Alberto Burgio, responsabile Giustizia del Prc, che parla di una atto «sul solco dei processi di privatizzazione in un ottica di riduzione progressiva degli spazi di intervento pubblico. Invece di scegliere la strada della riduzione penale si perseguono le politiche della tolleranza zero e diriducono i diritti di cittadinanza dei detenuti».

In effetti, mentre non si discute sulla necessità di sostituire edifici fatiscenti, per migliorare le condizione della detenzione, quello che turba è l’inserimento di meccanismi di profitto nel delicato settore della privazione della libertà. Negli Usa e in Gran Bretagna i processi di privatizzazione della pena, quelli che il criminologo Nils Cristhie definisce il business penitenziario, sono già ampiamente diffusi attraverso l’affidamento ai privati della costruzione e della gestione degli istituti di pena, con conseguente abbassamento dei diritti delle persone recluse. In Europa, un’esperienza analoga a quella italiana è stata avviata dalla Francia. Più in generale l’esperienza insegna che le politiche della tolleranza zero rappresentano un buon indotto per il settore edile.

Il timore è confermato anche da legame che si è stretto tra le lobby di costruttori e l’azione governativa. Nel consiglio d’amministrazione della Dike è presente l’ex presidente dell’Associazione nazionale costruttori. Franco Corleone, oggi Garante per i diritti dei detenuti a Firenze, già sottosegretario alla Giustizia con il centrosinistra, ha un approccio laico, ma a duro nei confronti del governo «Non sarei ideologicamente contrario all’utilizzo del leasing. Quello che mi preoccupa sono tre cose: che i progetti per la costruzione delle carceri, siano funzionali più alle esigenze del costruttore privato che al rispetto delle garanzie previste dalla legge, che vuol dire che non ci sono risorse, e che ci potrebbe essere un pensiero recondito che apra la via alla privatizzazione. In questo il fatto che la Dike sia di fatto una società privata, non sottoposta al vaglio parlamentare mi preoccupa».

Certamente l’utilizzo del leasing è dettato da vincoli di bilancio che con questo strumento vengono aggirati. Si simulano spese correnti quando in realtà si fanno nuovi investimenti. Con un bilancio in ordine si potrebbe contrarre un mutuo. Il canone di locazione mensile è infatti molto più alto di un semplice fitto o di un mutuo, perché copre il privato dell’eventuale rischio che il bene non venga acquistato. Il bene acquisito viene alla fine a costare molto di più se si è certi di volerlo riscattare alla fine del contratto. Appare infatti inverosimile che al termine dei dieci anni lo Stato dica «o grazie». Il costo del carcere di Pordenone era inizialmente previsto intorno ai 20 miliardi di lire oggi la stima è di 32 milioni di euro.

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