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Caro Vendola, quelle risate fanno male ai malati...

par Vitanna Convertini

Publie le sabato 16 novembre 2013 par Vitanna Convertini - Open-Publishing
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Caro Nichi,

perché per nome ci siamo chiamati per tanto tempo. Ero una ragazzina, una giovane comunista quando feci il mio primo comizio proprio con te, ero ancora molto giovane quando per dignità decisi di lasciare un posto precario, che pur mi aveva dato tanto, perché volevo continuare il progetto di quello che era il nostro partito e nel farlo “non ero più di vostra fiducia”. Ora sono diventata una donna e mi sono ammalata, caro Nichi continuo a conservare quella dignità di un tempo proprio per questo le tue risate di oggi mi hanno ferita. E non parlo della mia malattia, io per fortuna, grazie alla scienza e alla ricerca vincerò questa battaglia, ma l’essere malata mi ha permesso e continua a permettermi una posizione differente da cui osservare i danni che la politica ha fatto e continua a fare. Le sale d’attesa sono diventate un luogo dove osservare non solo le sofferenza di chi non ce la farà come me ma soprattutto le inefficienze della politica, eppure credo ancora in essa! Oggi però quelle risate continuano a riecheggiare nella mia coscienza, lo so anche io che non c’è alcuna rilevanza penale, ma siamo cresciuti con la stessa scuola, dall’università al partito, ed entrambi sappiamo che la rilevanza politica è notevole.

Il passaggio che ferisce come una lama ben affilata è quella in cui definisci la faccia del giornalista, che legittimante pone una domanda sui tumori al sig. Riva, come quella di un provocatore. Tu che “le battaglie per la difesa della vita e della salute le hai fatte” sai bene quale è la differenza tra un prepotente che difende il proprio padrone ed un provocatore. Quelle risate fanno male ai malati, è vero, non ridevi di noi, ma fanno male ugualmente e fanno male di più a me e a quelli come me che credono ancora nella politica, quelle risate ci pongono di fronte all’amara realtà che è più facile apprezzare lo scatto felino di chi sfugge dalla realtà che non di chi la affronta.

Quelle risate fanno male a chi crede ancora che è normale che un presidente di regione parli con i rappresentanti della fabbrica più grande della propria terra per capire come unire il diritto alla salute con quello al lavoro, che ritiene normale che i due poteri si sentano e si incontrino, la politica è anche questo, ma che ritiene, senza ombra di dubbio, che non sia normale apparire servili ad esso.

Sicuramente sai già che Taranto conta solo 9 medici al reparto di ematologia dell’ospedale “Giuseppe Moscati” e 2 al Santissima Annunziata, solo 10 medici nel reparto di oncologia al “Moscati” a fronte di 8916 con codice asl 048, attribuito a persone con patologie neoplastiche maligne, questa realtà non fa ridere. Noi non abbiamo scatti felini, fanno male le ossa e per questo sicuramente non facciamo ridere, ma non voglio neanche pietà, mi piacerebbe solo che mi accompagnassi quando tra un po’ mi aspireranno di nuovo il midollo, forse sentirti ridere allevierà il dolore perché anche un malato vuole sentir ridere, ma in modo diverso da quello ascoltato oggi.

Messaggi

  • Vabbene, ognuno ha diritto di dire quello che vuole, anche di giudicare otto anni di incredibili azioni ambientali sulla base di una telefonata passata sotto banco ai giornalisti prima che ai difensori, manomessa (le fasi della conversazione sono invertite e alcune omesse), montata su un video di sette mesi prima e corredata di colonna sonora. E’ molto più comodo che studiare otto anni di norme, piani, misure, investimenti e controlli (disponibili all’accesso universale e quindi conoscibili DA TUTTI) e valutare la sostanza delle cose. E’ più facile scuotere la testa, disapprovare e puntare il dito. Eppure, in materia ambientale non ci sono alibi per la mancanza di informazione: i dati sono tutti lì, chi vuole può accedervi.
    Certo, l’amministrazione ha delle responsabilità, specie nel periodo iniziale. Quando, per esempio, nominava nelle commissioni tecniche per la redazione di regolamenti persone di nessuna (NESSUNA) esperienza o competenza specifica solo per ragioni di appartenenza. Erano peraltro collaborazioni riccamente retribuite. Però quella era un’epoca primordiale, in cui le persone di fiducia mancavano (non che per redigere un regolamento in materia ambientale serva un rapporto fiduciario, bisognerebbe magari pensare alle competenze tecniche). Comunque non rivanghiamo il passato, studiamo quello che esiste, è stato fatto e si sta facendo. Poi, con calma, si può sempre ricominciare a pontificare... Saluti

  • PS dimenticavo. ci sono momenti in cui le persone hanno bisogno (non dico di supporto ma almeno) di non sentirsi additati, giudicati, condannati senza contraddittorio e con effetto immediato. Anche se sono, in ipotesi, colpevoli, figuriamoci quando non hanno fatto niente. Spero, nel suo interesse, che l’autrice dell’articolo non debba mai sentirsi accusata ingiustamente, e se dovesse accadere, spero che trovi qualcuno disposto a credere alla sua innocenza prima di sottoporla ad un giudizio morale prima che giuridico e giudiziario. In certi momenti, avere o no la comprensione di qualcuno, una apertura di credito di fiducia, fa la differenza tra resistere e mollare. Certo, non è detto che le esperienze personali servano, perchè magari ad uno capita di essere accusato ingiustamente e di vivere anni di angoscia sulla propria pelle, ma poi basta una telefonata per farle assumere la veste di inquisitore sui fatti degli altri... Ciao Bella Ciao