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Cesare Battisti smentisce Libération: «Fuggo dalla giustizia ma resto ancora in Francia»

Publie le mercoledì 25 agosto 2004 par Open-Publishing

di red.

«Mi sottraggo al controllo giudiziario ma resto in Francia». Con una lettera - con tanto di richiesta per renderla pubblica - ai suoi legali Cesare Battisti, ex militante dei Nuclei proletari per il comunismo, smentisce quanto affermato dal quotidiano Liberation, che martedì 24 agosto aveva riferito, citando sue fonti, che Battisti aveva lasciato la Francia da più di una settimana per sfuggire all’estradizione in Italia, concessa dal governo francese.

«Non lascerò la Francia - ha scritto Battisti, - non saprei farlo, è il mio paese e non ne vedo un altro per me in futuro». Nella lettera indirizzata agli avvocati Irene Terrel e Jean-Jacques De Felice, imbucata a Parigi il 19 agosto, Battisti spiega: «Io mi sottraggo al controllo giudiziario ma resto in Francia perché è da qui, con l’aiuto di tutti quelli che ancora credono a questa giustizia che aveva fatto della Francia il Paese dei diritti dell’uomo, che io continuerò a battermi perché sia fatta giustizia all’uomo e alla storia».

Sabato 21 agosto Cesare Battisti non si era presentato alla sede della questura parigina per firmare, come di consueto, il registro. Così è previsto dalle regole sul controllo giudiziario. In un primo momento i suoi avvocati avevano sostenuto che la mancata firma sul registro dipendesse da una defaillance momentanea dovuta al suo stato psichico. L’avvocato Irene Terrel aveva dichiarato che questa era l’ipotesi più probabile, visti i recenti certificati medici non rassicuranti sulla salute di Battisti.

E la stessa Terrel non aveva escluso la fuga di Battisti, annunciata da Libération: «Ma ammettiamo che sia andato a cercare rifugio in un altro paese. Non è normale che lo faccia? Vive sotto la minaccia di una condanna all’ergastolo, malgrado il fatto che non abbia mai violato le regole del suo asilo. È istinto di sopravvivenza e in più legittimo. Tanto più che per tredici anni - concludeva l’avvocato - Battisti ha avuto una vita irreprensibile in Francia». Una dichiarazione che del resto è sostenuta da Battisti nella missiva ai suoi avvocati.

«La Corte d’Appello di Parigi, dichiarandosi favorevole alla mia estradizione - si legge nella lettera di Cesare Battisti - mi ha condannato alla prigione a vita in Italia. Lo choc è enorme, non potevo credere che la giustizia francese si piegasse al potere pubblico, tornando sulla cosa già giudicata nel 1991, non potevo credere che accettasse la contumacia italiana che non mi da più alcuna possibilità di difesa».

Il rovesciamento della “dottrina Mitterrand” sull’asilo politico è stato pesantemente contestato anche da ex compagni di lotta di Battisti. Roberto Silvi, ex militante dei Proletari armati per il comunismo, l’organizzazione di Cesare Battisti, è stato uno dei firmatari di un appello al presidente francese Jacques Chirac. «È insensato perseguire una persona per reati commessi tanto tempo prima: sarebbe come buttare in prigione una persona al posto di un’altra», era scritto nell’appello. E Battisti è fuggito proprio per questo motivo.

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