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Contestato Colin Powell. Il segretario di Stato annulla la visita in Grecia

Publie le sabato 28 agosto 2004 par Open-Publishing
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Dazibao


di red.

«Powell assassino, vattene». Lo striscione del Partito comunista greco (Kke), esposto su un lato dell’Acropoli, invitava il segretario di Stato americano a tornarsene a casa. Il governo conservatore ellenico ha prontamente fatto rimuovere lo striscione. «Lo sfruttamento di luoghi del nostro patrimonio culturale da parte di partiti politici o di chiunque altro per promuovere la loro agenda, è deplorevole», ha affermato una fonte autorevole dell’esecutivo.

In realtà Powell in Grecia non ha mai messo piede. Sarebbe dovuto arrivare sabato 28 agosto, per presenziare alla cerimonia di chiusura dei Giochi, prevista per domenica e sostituire momentaneamente come capo della delegazione americana George Bush senior. Una nota diffusa da Washington e ripresa dal governo greco ha spiegato i motivi della non visita di Colin Powell: «Il segretario di Stato Colin Powell ha comunicato al ministro degli Esteri Petros Molyviatis che non gli sarà possibile, per impegni d’emergenza, visitare Atene e partecipare alla cerimonia di chiusura dei Giochi». Gli impegni d’emergenza sarebbero l’Iraq e il Sudan. Con una logica priorità accordata al primo dei due paesi.

Fonti del governo greco negano - come qualcuno ipotizzava in un primo momento - che Washington abbia voluto «fare un favore» alla Grecia, evitando una visita che in questo momento avrebbe messo sotto ulteriore pressione la polizia greca, già fortemente impegnata a garantire la sicurezza olimpica. Venerdì c’erano state delle scaramucce tra polizia greca e manifestanti del corteo pacifista organizzato contro l’intervento Usa in Iraq da parte del Partito comunista greco. Tra i mille e i tremila i dimostranti, ai quali, all’altezza della piazza Syntagma, è stato impedito di proseguire fino all’ambasciata americana. Da qui l’origine degli scontri.

Esultano intanto i pacifisti. «Naturalmente l’annullamento è collegato alla nostra manifestazione - ha detto Yannis Sifakakis, uno degli organizzatori del corteo - è una grande vittoria per il movimento contro la guerra. Ma il governo americano fa sapere che a monte della decisione di Powell ci sono solo impegni improrogabili. Inoltre, così si dice, Powell andrà comunque in Grecia, ma ad ottobre. A questo proposito, un Sifakakis bellicoso avverte: «Non importa quando deciderà di venire, troverà la stessa accoglienza». Stessa accoglienza sì, ma in un contesto diverso. E forse questo è proprio quello che Colin Powell vuole. A ottobre la Grecia tornerà a essere un normale paese dell’Europa merionale e non più il centro del mondo. Niente Olimpiadi, niente mondovisione. Niente fischi, come accaduto alla cerimonia inaugurale di Atene 2004.

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