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Continente americano : le due teste del drago

Publie le mercoledì 10 novembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Internazionale


di Andrea Cegna

Continente americano, nord e sud, da un centinaio d’anni diviso anche fisicamente
da uno stretto voluto, costruito e incentivato dalle grandi compagnie nord americane(
il canale di Panama’ fu aperto nel 1914).

Continente che il week end scorso (consideriamo il 2 novembre, che era un martedi’,
la fine di un week end lungo) ha visto due tornate eletorali, una nel paese guida
cioe’ gli Stati Uniti d’America e l’altro in un piccolo paese, solitamente conservatore,
l’Uruguay.

Il piccolo paese conservatore non si e’ dimostrato tale, dando per la prima volta nella sua storia la vittoria a un rappresentante della sinistra (che si e’ dovuto recare al seggio con scorta e giubbino anti-proiettile per evitare il peggio ndr), il secondo, la piu’ grande democrazia del mondo, ha rieletto George W. Bush, il presidente dell’11 settembre, ma anche il presidente delle bugie sull’Iraq e della guerra che per la prima volta dal Vietnam ha scatenato un orda di avversita’ nel paese. Lo stesso presidente che quattro anni fa uso’ i magheggi della Florida per sedersi alla casa bianca oggi e’ il presidente che ha ottenuto la vittoria più stretta mai registrata da un presidente al potere dai tempi di Woodrow Wilson nel 1916, ma e’ anche il presidente che ha preso piu’ voti nella storia degli USA.

Un presidente vero stavolta, il presidente dei bianchi, ricchi, e anziani (i neri e i giovani han votato in massa per Kerry ndr). Il presidente della paura, della sfida, della supponenza Statunitense sul mondo. La sinistra di tutto il mondo da quella moderata a quella radicale ha sperato nella sconfitta di Bush, e con lei gran parte dei cittadini di questo pianeta che han cuore pace e giustizia. Questa volonta’ mondiale puo’ aver spinto un numero spropositato di orgogliosi Statunitensi a recarsi a votare e votare dicendo al mondo "voi non dite a noi che siamo la piu’ grande democrazia del mondo cosa votare".

Uno schiaffo al mondo. Consolarsi con l’Uruguay non e’ male. Anche perche’ l’Uruguay sta riflettendo una tendenza in sud america, la tendenza al rilancio progressista e socialista degli stati che lo compongono. L’Uruguay segue a ruota il Brasile di Lula, il Venezuela del generale Chavez (voluto fortemente dal popolo e proseguitore della lotta Bolivariana), l’Equador (anche se il presidente Gutierrez dopo esere stato eletto con l’appoggio del partito indigeno ha rotto l’alleanza ed ora appoggia le compagnie multinazionali USA), la Bolivia e Cuba.

L’Argentina non puo’ essere inclusa perche’ Kirchker, il vincitore delle ultime elezioni, viene sempre dal partito peronista, anche se vista la scarsissima affluenza alle urne e la pressione popolare il governo Argentino si e’ schierato con Brasile e compagnia al Wto di Cancun e ha negato al Fondo Monetario Internazionale il pagamento di una rata del debito. Il voto Statunitense e’ uno voto conservatore, reazionario e guerrafondaio, il voto Uruguagio e’ un voto che vuole portare un vento di cambiamento e di novita’.

Il vero problema e’ che la scelta di Bush e’ una scelta che avra’ ripercussioni anche sul Sud America. I due voti sono cosi’ in contrasto, e in contrasto pesante. La scelta di Bush spingera’ ancora piu’ in avanti la pratica economica del neoliberismo globale, con tutto quel che ne consegue, ovvero inglobazioni, privatizzazioni, tagli alle spese ecc ecc. Portera’ maggiori tensioni in zone di conflitto non Statunitensi, come per esempio nei Montes Azules del Chiapas (messico).

Zona di influenza zapatista, ma 10 giorni dopo l’inizio della guerra all’Iraq la societa’ di Dick Cheney (vice-presidente usa nel primo mandato Bush) ha firmato un bel contratto di sfruttamento di questa zona, assieme ad un altro pugno di multinazionali. Portera’ nuove rivolte borghesi contro Chavez? Forse no visto che l’altra e ultima volta che, con il tacito consenso del governo statunitense, la classe borghese inprigio’ Chavez mettendo al suo posto un inprenditore come presidente(un presidente inprenditore, un assurdita’ che puo’ accadere solo in sud America. Ops forse no?).

Sicuramente non permettera’ un allentamento del blocco a Cuba, sicuramente non aiutera’ Lula nella sua compagna di nazionalizazione dei beni e di ridistrubazione della terra. Aiutera’ gli ultra conservatori del PRI e del PAN in Messico nell’assurda campagna politica e giudiziaria contro Andres Manuel Lopez Obrador, sindaco di Citta’ del Messico e candidato del PRD alle presidenziali del 2006. Lopez Obrador e’ il gran favorito ma PRI e PAN stanno cercando una gabola giudiziaria per non permettere ad AMLO di presentarsi alle elezioni.

La rielezione di Bush non provochera’ solo tensioni e rischi di nuovi golpi militari nel troppo volte colpito e oggi avanguardia dei movimenti Sud America, ma avra’ ripercussioni anche sulla politica interna italiana ed europea. Questo considerato il fatto che la situazione guerra e terrorismo con Bush e Kerry non sarebbe cambiata.
Pensiamo solo al cavalier Silvio Berlusconi la miopia del voto Statunitense ha dato una boccata d’aria, che poi forse sono anche due, al nostro presidente del consiglio.
Lo scorso week end ci ha dato la dimostrazione delle due velocita’ politiche e sociali che convivono nel continente Americano, purtroppo in conflitto tra di loro.

Un conflitto che speriamo non porti a nuovi attacchi come quello della Moneda, a nuove violenze militari come in Guatemala o a nuovi enbarghi.