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«Così ho messo in rete il video della mia finta decapitazione»
Publie le domenica 8 agosto 2004 par Open-Publishingdi Roberto Rezzo
NEW YORK. Era un falso il video sulla decapitaziione di un ostaggio americano in Iraq di cui han parlato tutti i telegiornali. Girava da mesi su Internet, ma non se n’era mai accorto nessuno, neppure con lo stato di massima allerta e sorveglianza decretato la scorsa settimana dall’amministrazione Bush contro l’incombente minaccia d’attentati terroristici. Benjamin Vanderford, Ben per gli amici, un ragazzo di 22 anni che vive a San Francisco, ha confessato lo scherzo all’Associated Press.
"L’ho realizzato due mesi fa, quando mi ero candidato alle elezioni nella mia città, un modo come un altro per attirare l’attenzione. Trombato alle urne, Vanderfold ha deciso di lasciare il video in circolazione, come messaggio sociale: "Volevo dimostrare come sia facile falsificare queste esecuzioni e quello che le vittime dicono". È vero, ma non era mai successo, a giudicare dal fatto che sinora, dopo i video, si son sempre trovati anche i cadaveri. Lo scherzo è riuscito, ma è di quelli di pessimo gusto.
Nella streaming, della durata di 55 secondi, si vede Vanderford seduto su una sedia in mezzo a una stanza male illuminata, le mani legate dietro la schiena, che tenta invano di liberarsi. "Dobbiamo abbandonare questo Paese - dice con voce spezzata dalla paura, versi del Corano in sottofondo - Dobbiamo interrompere questa occupazione. Altrimenti ci uccideranno tutti i questo modo". Fa sapere di essere stato proposto per uno scambio con prigionieri iracheni, ma evidentemente la trattativa non è andata a buon fine.
Appare una mano con un lungo coltello che apparentemente comincia a segargli il collo. Scorre giù il sangue. Un trucco teatrale, roba da vecchi prestigiatori che tagliano l’assistente in due. È il contesto che rende il tutto disturbante. A cominciare dal titolo: "Abu Musab al-Zarqawi assassina un americano". Zarqawi è il leader di un gruppo legato ad al Qaeda che ha rivendicato numerosi attentati in Iraq, compresa la decapitazione di Nicholas Berg.
A guardare bene gli indizi per scoprire che si trattava di un falso c’erano tutti. Il condannato non aveva la tuta arancione, come quella dei prigionieri di Guantanamo, vista sinora indosso agli ostaggi, ma una semplice maglietta. Alle sue spalle non c’era una fila di miliziani shierati. Le immagini di corpi mutilati che compaiono nel montaggio sono tutte scaricate da Internet e sono state girate nei Territori palestinesi occupati. I servizi d’intelligence americani a propria discolpa possono solo dire di non essersi mai sbilanciati col definirlo autentico, ma ancora una volta non fanno una bella figura.
"È stato un buon esperimento per vedere quanto le notizie impiegano per entrare in circolazione", ha dichiarato Vanderford, senza offrire scuse, soddisfatto per essere riuscito finalmente a strappare cinque minuti di notorietà. È da tempo che ci provava con scarso sucecsso. Si è cimentato con la musica e la videografica. Di sua invenzione un giochino che si può scaricare da Internet, "Good vs. Bad" (Buoni contro cattivi). Bisogna costruire mura attorno alla base per bloccare gli intrusi. Un po’ come fa il governo federale con gli immigranti messicani. Poi ha deciso di provarci con la politica, candidato per l’incarico di supervisore dei conti nel quinto distretto di San Francisco. Con gli elettori era stato franco: "La mia credenziale migliore è che non ho esperienza politica".
Il programma elettorale si può ancora consultare sul suo sito Web. Far diventare San Francisco un modello di stabilità economica e ambientale; di governo efficiente e trasparente; la città con la migliore qualità della vita per tutti quanti. Poche idee ma confuse. Quando si scende nei dettagli salta fuori l’anima di un piccolo lobbista. Vorrebbe cambiare la legge che regola le locazioni immobiliari a favore dei proprietari, perché il problema della casa si risolve lasciando ai costruttori libertà di costruire. Il problema dei senzatetto si affronta con la lotta alla droga e ai drogati. E per tenere tutto sottocontrollo, telecamere piazzate a ogni angolo di strada come all’interno di tutti gli edifici pubblici e commerciali. Si vede che è proprio un’ossessione quella per i video. Che la sua mamma lo abbia lasciato troppo davanti alla televisione? Fatto sta che l’hanno trombato.