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Cronaca nera

Publie le giovedì 7 ottobre 2004 par Open-Publishing
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Dazibao


di FRANCO CARLINI

Il cantiere l’hanno trovato gli investigatori, intelligentemente andando in cerca
delle cicche della stessa marca di sigarette che Francesco Iacomino aveva in
tasca. In quel piazzale Francesco è caduto lunedì mattina e da lì gruppo di persone
senza nome lo caricò in macchina, portandolo il più lontano possibile fino a
un incrocio stradale. Sagoma ancora in vita, ma solo per poco. Storie di camorra
si dirà, in un territorio dove lo stato nulla governa. Solo che avviene in Italia
e non già a Sadr City.

Ma attenzione, non di sola camorra qui si tratta. A quella siamo tutti sciaguratamente assuefatti (meno quelli che la subiscono), trovando ognuno di noi mille buoni motivi per rimuovere o per rinviare ad altri problemi, tutti veri e tutti a monte: la storia del meridione, l’economia dissestata, l’ovvia e doverosa impossibilità di bombardare come fosse Falluja. Ogni tanto un Francesco muore a rompere l’abitudine alla camorra, ma il giorno seguente è un altro giorno: con l’eccezione del Tg3 e di questo giornale, è probabile che pochi riterranno che egli sia una notizia da prima. La notizia invece c’è, contraddicendo la regola delle scuole di giornalismo secondo la quale solo l’eccezione clamorosa ha diritto a un titolo.

Il «fatto» è che, anche al di fuori dei territori governati dalla camorra, e dunque alle olimpiadi di Torino, al museo del mare di Genova e in migliaia d’altri cantieri d’Italia, si lavora e spesso si muore così. Ma la morte è solo la conseguenza visibile che periodicamente punteggia una modalità di assegnazione delle opere e una organizzazione (?) del lavoro che scientificamente prevede tali esiti, in base a un calcolo dei costi e dei benefici secondo il quale il rischio di una multa o di un po’ di galera è largamente superato dai vantaggi del tutto in nero: dal reclutamento ai compensi, dall’antinfortunistica ai contributi. L’edilizia sommersa viene additata come la grande piaga, ma a ben vedere è la meno nascosta e la più visibile di tutte le attività criminali: si possono fabbricare dei falsi Vuitton in uno scantinato, ma è impossibile costruire o abbattere palazzi senza che nessun occhio veda.

Di più: prendersela con la sola camorra e con la sola edilizia è davvero miope, in un mercato del lavoro dove il fuori regola è stato teorizzato come norma, e magari come espressione del genio imprenditoriale, sia esso del triveneto o delle partite Iva del design e dell’italian fashion. Rimedi diretti è difficile suggerirne, se non quelli, fin troppo ovvii suggeriti anche dalla Cgil e da alcune teste della Confindustria le quali suggeriscono che forse abbiamo esagerato e che il pregio possibile di quelle norme flessibili è largamente sovrastato dal caos fiscale, da un mercato del lavoro privo di orientamenti, fino a divenire criminogene.

Certo le modelle raramente sono vittime di incidenti sul lavoro, salvo qualche storta delle caviglie troppo sottili su fisici troppo alti, ma eccettuato il cachet le modalità delle loro prestazioni di lavoro, e quelle dei programmatori, dei promoter e di milioni d’altri, non sono dissimili nella sostanza da quelle di Francesco Iacomino.

Da atipici, cioè eccezioni, sono diventati prototipi dell’Italia che non vorremmo, ma che è maggioritaria ed è riuscita persino a presentarsi agli occhi di molti degli stessi sfruttati come un modello credibile, per cui persino votare. Tuttavia una sola parola, apparentemente assai modesta, condensa la ribellione di cui c’è bisogno e insieme l’unico possibile programma di una qualsivoglia sinistra, anche moderata: dignità delle persone, dignità del lavoro. E’ poco ma forse tantissimo.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/06-Ottobre-2004/art6.html

Messaggi

  • In Italia ci sono persone e mezzi adeguati per controllare tutto lo stivale dalle alpi al mediterraneo, ma per motivi...., penso di volontà POLITICA, i controlli in tutti i settori della vita della Nazione ci sono, ma non sono adeguati, nel senso che, dopo aver controllato per bene, ci vogliono anche i provvedimenti seri e severi, non sconti o la classica frase " per questa volta". Se ci fosse il controllo serio e capillare nonchè l’emanazione dei provvedimenti, chi mette in pericolo la vita degli operai saprebbero che se venissero beccati sarebbero dolori, ma siccome questo non accade, poichè quando succede, i responsabili minacciano di chiudere e lasciare a casa gli operai, formentando un tumulto nei disperati per un pezzo di pane, e perchè il giro di Euro è grosso, per permettersi di vedersi bloccato un cartiere, per cui in Italia non c’è la cultura della tutela dei lavoratori, ma bensì la cultura di fare tanti soldi e pagare pochi soldi di tasse. L’illegalità galoppa molto bene in tutti i settori, ma è mai possibile che non si riesce a tenere questo meraviglioso Paese dentro i parametri della legalità, del rispetto delle persone, e del rispetto delle LEGGI da parte di tutti? Secondo me il rispetto delle Leggi, non significa essere in un paese sotto il regime di POLIZIA, ma bensì in un paese serio che, chi non rispetta le regole imposte dallo STATO, viene invitato a cambiare atteggiamento o addirittura PAESE, per cui quello che manca è il rispetto degli altri, nonchè il controllo applicato in modo SERIO, con le conseguenze serie. Giorgio LICITRA