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DISGUSTATO
par Antonio Recanatini
Publie le sabato 18 maggio 2013 par Antonio Recanatini - Open-PublishingNon sopporto i privilegiati, quelli che non fanno la fila e cercano un amico per non mischiarsi nella massa.
Non sopporto quelli che non si sono mai fatti i conti prima di uscire e vivono una vita di sorrisi falsi, comprano beni che non utilizzano, sopraffatti dal puritanesimo e sotto banco lodano i perspicaci truffaldini.
Non sopporto i privilegiati perché vivono come re, ma sono meno... intelligenti di qualsiasi animale che si appresti a respirare, siedono sempre in prima fila e non digeriscono la folla.
Mi fa schifo la decantata classe di stilisti nostrani, delle loro frustate modelle e tutta la marea di camicie bianche orlate che giganteggiano nel futile salone, tra passi e modi copiati al proprio divo apparso in tv.
Non sopporto che un uomo in giacca e cravatta parli di filosofia, antologia e poesia perché ad essi non appartiene quel mondo, mi fanno ribrezzo quelle nostalgiche fantasie sulla belle epoque, quasi a voler deridere il resto del mondo di quel tempo.
Mi scandalizzo quando vedo che un calciatore rilascia un’intervista a dir poco ridicola e intorno a lui si elevano cori da stadio; provo vergogna nel notare che le famiglie dei privilegiati giganteggiano per secoli e quelle popolari vivono concimando una terra arida; sempre, da secoli.
Mi fanno schifo quelle cene abbondanti, con mille invitati a banchettare, quasi come fosse un obbligo riempirsi come porci e ruttare sopra la miseria, odio le macchine sportive dei faraoni di casa nostra, quelle che sfrecciano incuranti degli autovelox e felici di occupare posti per gli invalidi.
Non sopporto dovermi confrontare con chi ostenta una pseudo-cultura perché non mi entusiasma affatto competere come un idiota ignorante, non mi interessa la finta tecnologia, quella che ti permette di giocare e chattare on line.
M’indignano le divisioni, le scuole private, gli asili affiliati, i figli d’arte, come se l’arte fosse un virus, una malattia ereditaria; odio i doppi turni e vedere il mio amico tornare a casa moribondo perché è scaduto il tempo per pagare l’affitto.
Mi fanno schifo gli anatemi trattati per debellare la disoccupazione perché hanno il valore di stupide sinfonie estive e il menefreghismo di scellerati gellati con olio di fango, non sopporto la tentazione di imitare questa massa di selvaggi impuniti prestati al palco.
Odio le distinzioni per sesso, età e posizione sociale, odio l’arrivismo criminale a cui confessiamo ogni ammirazione quasi fossero immortali, oltre che immorali.
Non sopporto i ruffiani che abbondano in sorrisi putrefatti e calpestano la verità pur di aiutare meschini adulatori della bella vita; odio questo paese che si trucca allo specchio e copre scheletri, rughe e poi si toglie qualche anno perché non teme di morire di vecchiaia; in fondo è già morto da un pezzo!