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Da Tambroni a Napoletta
par Gemma Gentile
Publie le domenica 7 luglio 2013 par Gemma Gentile - Open-PublishingSono passati sessantatré anni dai moti del Luglio 1960, quella fondamentale lotta che permise la conquista negli anni successivi di tanti diritti previsti dalla Costituzione. Si commemorano quei giorni in modo sempre più formale e con sempre minore slancio, relegandoli a distratti omaggi, messi finanche in dubbio a mezza voce da coloro che in questi ultimi anni si sono sbracciati per far passare una storia delle Resistenza fatta di violenze da equiparare a quelle repubblichine per triturare quel poco d’identità storica ancora rimasta nel Paese.
Diceva Orwell: "Chi controlla il passato, controlla il futuro". In effetti, la prassi ci insegna che quando la classe oppressa riesce a lottare per una prospettiva futura propria, allora è in grado anche di custodire la propria memoria storica . La fondatezza di questa costatazione viene confermata in negativo in questi giorni di confusione sociale resa possibile anche dallo smarrimento profondo della nostra identità storica e del filo rosso che ha legato le vicende della lotta di classe nel nostro Paese e della loro connessione con conquiste considerate scontate, quasi un fatto naturale che mai nessuno avrebbe messo in discussione.
Subiamo un governo di "larghe intese", imposto con poteri extra costituzionali dal Presidente della Repubblica e guidato da Enrico Letta, il nipote dello zio Gianni, già eminenza grigia del governo Berlusconi (che partecipa alla compagine governativa) e depositario di molti misteri che costituiscono il collante del gruppo di potere che ci governa, avendo già attraversato varie repubbliche intrecciando i propri interessi con quelli mafiosi (vedi trattativa Stato – mafia). Ora si appresta a chiudere il cerchio per stabilizzare un nuovo dominio di sovversismo reazionario, distruggendo quello che resta della già bombardata e malconcia Costituzione. Sono notizie che a malapena scorrono sotto gli occhi dei più, equiparate ad una miriade di eventi che si susseguono, senza approfondimenti, in un voluto caos mediatico.
Come nel dopoguerra, infatti, vogliono ancora distruggere la Costituzione, tanto che il Pd, per bocca della solita Finocchiaro, ha dato via libera alla manomissione della stessa prima parte (caduta dei tabù). Lo fanno anche per impedire probabili ribellioni, possibili ricomposizioni di classe. I moti del 1960 (replicati in forme diverse per un ventennio) sono stati una grande lezione per il potere, che ha fatto di tutto per non farne accadere più. Anche perché, ammettiamolo, prima o poi un’esplosione di rabbia ci sarà ed è importante per il capitalismo al potere che essa avvenga disorganizzata il più possibile.
D’altra parte, nella sostanza tali motivi non sono diversi da quelli antichi che suggerirono, subito dopo aver pubblicato in Gazzetta la Costituzione del 1948, le grandi manovre per disinnescare quel testo, ancora fresco d’inchiostro.
Quando parliamo di Repubblica presidenziale e del massacro della Costituzione pensiamo subito a "re Giorgio" o, ancora prima, ai tentativi di modifica costituzionale di Berlusconi. Ma questi personaggi non sono neanche all’altezza di inventare alcunché, nel bene meno che mai, ma anche nel male. Essi non fanno che tentare di eseguire, nella situazione attuale, vecchi disegni suggeriti dai responsabili della politica del campo occidentale, stabilito a Yalta. Vecchi disegni su cui hanno cominciato a lavorare i poteri legali e occulti dall’immediato dopoguerra. Ora che il muro è caduto, nell’epoca del trionfo del liberismo che sacrifica ogni cosa per sopravvivere alla sua stessa crisi sistemica, ancora più il capitalismo sregolato non ammette diritti. Fa la guerra e solo nella guerra possiamo riconquistarli.
Tornando a Tambroni, capo del governo monocolore democristiano nato con i voti determinanti del MSI, la borghesia democristiana, da subito ha cercato una soluzione gollista che mettesse in soffitta la scomoda Costituzione. Anzi, prima ancora che De Gaulle trionfasse in Francia definitivamente nel 1958 con il golpe bianco di trasformazione costituzionale, in Italia le forze politiche atlantiste avevano già cercato di mettere in atto il primo tentativo di sbilanciare i poteri dello Stato costituzionale con il colpo di mano, per fortuna non riuscito, della “legge truffa” nel 1953, voluta da De Gasperi e proposta da Mario Scelba, consistente nel tentativo di destrutturare il democratico sistema proporzionale introducendo un premio di maggioranza. Intendiamoci parlo di gollismo nel senso di voler conferire allo Stato una forma istituzionale presidenziale contrapposta a quella parlamentare. Ma non gollista nel senso di "grandeur" e ancor meno di ricerca di autonomia politica rispetto agli USA, elementi che hanno caratterizzato a lungo la politica estera francese.
Osserva giustamente Girolamo De Michele: "Gronchi esplicitava la proposta politica di un "governo del Presidente" che cercava spregiudicatamente i suoi consensi in aula con chiunque fosse disponibile ad appoggiarlo: una soluzione autoritaria, come lo era del resto la proposta di un "gollismo italiano" caldeggiata da Fanfani, volta a sminuire le prerogative del Parlamento davanti al rischio di un ingresso dei socialisti nella maggioranza. Degna di nota la presenza nel governo di due uomini del "partito-Gladio": Antonio Segni (agli Esteri) e Paolo Emilio Taviani, (oltre all’immancabile Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro e Benigno Zaccagnini)."
Le lotte e gli eroici morti del Luglio 1960 mandarono momentaneamente tutto all’aria e ne passò dell’acqua sotto i ponti…. Assistemmo alla rivolta di Piazza Statuto a Torino due anni dopo, nel 1962, che inaugurò un nuovo ciclo di lotte operaie, assistemmo ancora ai grandi moti degli anni ’60 e ’70 di operai e studenti, alle occupazioni di fabbriche e di università, alle lotte in fabbrica a “gatto selvaggio”, alle grandi manifestazioni contro l’imperialismo americano, per la pace , per ilVietnam e per un nuovo internazionalismo . Ma furono anche gli anni di altri tentativi di colpi di Stato, orditi mediante i numerosi servizi segreti, ufficiali e non (Sifar, Sid, Sisde, Sismi, Gladio, Anello, Cia, P2….), di stragi, di lotte represse col sangue, di misteri… Su di loro e la loro attività criminosa, tuttora operanti, mai è stata fatta luce, coperta da un tombale segreto di Stato.
Oggi sono tante le macerie e ancora tanti gli obiettivi che il sovversismo al potere vorrebbe colpire per distruggere ciò che resta ancora e gli dà fastidio. Perciò non è possibile non recuperare la dimensione internazionalista di allora, non tentare di ricostruire di nuovo la classe e un nuovo blocco storico organizzato che crei un argine all’attacco e sappia intravedere la strada di un nuovo futuro.
Gemma Gentile
5 luglio 2013