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da il secolo xix
Diaz, resa dei conti per 29 agenti
Anche il Comune di Genova è tra le parti offese indicate dalla procura. Ora
la giunta potrebbe costituirsi anche contro i poliziotti
Violenze e false prove, depositata la richiesta di processo
Genova Il giallo si scioglie a mezzogiorno in punto. Mezzogiorno di ieri:
l’ora in cui la procura della Repubblica deposita nelle cancellerie la
richiesta di rinvio a giudizio per ventinove tra dirigenti, funzionari,
agenti di polizia per il blitz nella scuola Diaz. Giallo alimentato dal
tempo passato tra l’annuncio del provvedimento e la materiale consegna
delle 36 pagine all’ufficio del giudice dell’udienza preliminare.
I sussurri hanno parlato di violente discussioni; la versione ufficiale dei
magistrati genovesi parla, invece, di dettagli tecnici e di qualche
difficoltà burocratica. Superata la quale, anche il procuratore capo
Francesco Lalla e i suoi vice Giancarlo Pellegrino e Mario Morisani hanno
sigliato il provvedimento: un robusto imprimatur del vertice della procura.
La richiesta è, da ieri, ufficiale. E ora inizia il conto alla rovescia per
l’udienza che deciderà se mandare i 29 poliziotti a processo: la data verrà
fissata nei prossimi giorni. Il documento dei pm del pool G8 è ormai
ufficiale e arriva così la conferma di alcune indiscrezioni. Scompare il
numero di Lorenzo Murgolo, all’epoca vicequestore di Bologna e oggi numero
due del Sisde. Poliziotto del dialogo con i no global, uomo di sinistra,
non aveva ruoli di comando quella notte, non firmò alcun verbale. Depennato.
Un’altra novità. C’è anche il Comune tra le "persone offese" dell’irruzione
nelle scuole Diaz e Pascoli, del blitz delle polemiche che insanguinò la
notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 e che chiuse drammaticamente due
giornate di scontri al G8. C’è anche il Comune: numero 98, l’ultimo della
lista. Una circostanza che spiana la strada alla costituzione parte civile
dell’amministrazione comunale, per un episodio tutto sommato marginale: il
danneggiamento di alcuni computer e apparecchi telefonici nella scuola
Pascoli, dove un piccolo manipolo di poliziotti entrò per errore.
Apparecchi che, erano, per l’appunto, «di proprietà del Comune di Genova»,
come i magistrati annotano.
Rispetto al quadro delineato alla conclusione delle indagini, c’è qualche
novità. I magistrati hanno idealmente suddiviso il blitz in cinque fasi
distinte. La redazione dei falsi verbali (con le imputazioni, per
l’appunto, di falso, abuso d’ufficio per gli arresti illegali e di
calunnia) tocca gli attuali vertici dell’antiterrorismo, Giovanni Luperi e
Francesco Gratteri. Con loro altri dieci funzionari: firmarono quelle
carte, che spalancarono le porte del carcere per i no global arrestati
quella notte. Le accuse di lesioni rimangono solo per Vincenzo Canterini e
i capisquadra della "celere" di Roma. Attenzione: sono imputazioni che
riguardano una sorta di "responsabilità oggettiva", perché non è stato
possibile induviduare gli agenti che materialmente picchiarono i giovani
all’interno dell’istituto.
La vicenda della coltellata ricevuta dall’agente Massimo Nucera. I
magistrati la ritengono l’ennesimo falso di quella notte, una messinscena
che doveva coprire le violenze del blitz. Diventa ora, nella ricostruzione
dei pm, un’iniziativa autonoma dello stesso Nucera e dell’ispettore
Maurizio Panzieri, che avvalorò il racconto del collega. L’episodio non è
contestato a nessun altro imputato.
Pietro Troiani e il suo autista Michele Burgio sono i protagonisti del
grande giallo di quella nottata. Portarono nella Diaz le molotov, le false
prove che giustificarono gli arresti. Le accuse: calunnia e violazione
della legge sulle armi. Quinta e ultima fase: l’irruzione arbitraria («un
errore», si giustificarono i poliziotti) nella vicina scuola Pascoli, sede
del centro stampa e degli avvocati del Genoa Social Forum.
Le accuse sono ora formulate. I pm le articoleranno ancora più nel
dettaglio con una memoria, che presenteranno nel corso dell’udienza
preliminare. Cercando un filo logico che spieghi i misteri di una notte
sciagurata.