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Dibattito sul 20

Publie le venerdì 13 febbraio 2004 par Open-Publishing

Vi inoltro un interessante passaggio del dibattito nel GLT nonviolenza di Rete Lilliput su questo difficile momento del movimento sulla strada della manifestazione del 20.

Luca


cari/e lillipuziani/e,

di terra, di mare e dell’aria...

provo a dare anche un mio contributo di pensieri ed emozioni, in una situazione del movimento che considero veramente critica...

purtroppo non posso essere a roma in questi giorni ed essere presente alle tante riunioni che si susseguono, a cui il solo riccardo partecipa, coraggiosamente, vivendo senz’altro situazioni di solitudine e di difficoltà...(e, caro massi, senza teroldego, purtroppo..)...

Mia visione della fase:

 i resoconti giunti da Gualtiero ed altri rispetto all’Assemblea dei SF di Bologna sono sinceramente allarmanti: la nostra scelta di non accettare la logica delle ’mega-assemblee’, in cui le organizzazioni ’cammellano’ a dismisura e pochi leaders carismatici arringano la folla, si rivela ancora una volta corretta ed adeguata alla vita di vere ’reti’, che non vogliano ripetere riti e miti del passato; è triste che anche persone sensibili, generose ed attente al nuovo, coinvolte da sempre nei processi dei SF, siano state in quell’occasione zittite e rese coatta minoranza; vorrei però ricordare che anche molte altre persone che vivono l’esperienza dei SF non si ritrovano più nei metodi e nelle conclusioni di quell’assemblea e che sarebbe bene ancora pensarli e viverli, almeno localmente, come compagni di strada;

 lo stesso vale, per quel che so e posso capire, all’interno dei disobbedienti; mai come in questo momento si consuma tra loro una forte differenziazione interna (che non è solo tra disobbedienti doc e giovani comunisti, ma taglia trasversalmente i primi...) ed una crisi di leadership comune e collettiva, a cui Luca C. supplisce con un aumento di combattività ed esibizione muscolare (mostrare debolezza come valore non è mai stato un punto su cui la sua area ha dimostrato alte capacità); anzi, quanto più la situazione si fa difficile al loro interno (anche per la crisi del sostegno che gli derivava dal PRC), tanto più attaccano e fanno i bulli...

Vorrei anche qui ricordare, però, che anche tra i disobbedienti la situazione è ben più articolata, differenziata e conflittuale di quel che Luca e pochi altri vorrebbero far credere...;

 le elezioni che si avvicinano hanno reso sempre la vita difficile ai movimenti, soprattutto a quelli che, come i nostri, non riescono a svincolarsi dai collateralismi ’partitici’ ed ’istituzionali’ e a realizzare -continuativamente e strutturalmente- una loro autonomia.

Gran parte del dibattito in corso su ’violenza e nonviolenza’, con riferimento anche alle scelte di Rifondazione ed al seminario che si terrà a fine febbraio a Venezia, si muove purtroppo all’interno di questo orizzonte di piccolo cabotaggio, soprattutto da parte di chi reclama a gran voce fantomatici ’diritti a resistere con le armi’ ( degli altri...), o riprende ad esaltare ’la violenza levatrice della storia’, non facendo mai i conti proprio con questa...

Gran parte dei disastri avvenuti all’Assemblea SF ed ora nel claudicante ’Comitato 20 marzo’ nascono da qui, da calcoli di bottega, da esigenze di schieramento, dall’unico desiderio di rafforzare il proprio potere nell’agone politico tradizionale...

Altro che novità del movimento ed ’altro mondo possibile’...!

In questa situazione, che fare come Rete Lilliput e, quindi, come Glt-nv e conflitti ?

In primo luogo, ci siamo ? E se sì, come ?

Personalmente, direi questo:

1. è fondamentale continuare a salvaguardare e rimarcare la nostra natura di ’rete’, che non sta dentro la logica di schieramenti precostituiti e precotti, sia partitici che di movimento; bene ha fatto secondo me Riccardo a rifiutare una logica di separazione tra ’rivoluzionari non-nonviolenti’ (SF) e ’moderati ’non violenti’ (staccato)’ (Tavola della Pace), dentro la quale non possiamo e non vogliamo nè stare, nè situarci, ritenendo che entrambe -per motivi opposti forse- ci paiono assolutamente vecchie ed inadeguate a quel che serve oggi; la divisione in ’intergruppi’ contrapposti ci inviterebbe, secondo me, a ’starne fuori’ comunque da tutti, indipendentemente dai contenuti di ciascuna piattaforma....Mi rendo conto che per la Rete la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che alcune organizzazioni a lei aderenti aderiscano anche al processo SF ed altre a quello della Tavola, ma credo che questo possa essere un motivo in più per non sceglierne nessuna;

2. E’ importante proseguire a ’farsi vivi’ con le nostre modalità di presenza, organizzazione ed azione integralmente e consapevolmente nonviolente.

Su questo siamo ancora deboli, ed è una debolezza interamente nostra, su cui si basa una parte di giustificazione delle critiche alla ’nonviolenza’ che altre aree ci rivolgono; ma la riapertura del processo nazionale, per quanto conflittuale ed incerto, ci potrebbe permettere, se ne saremo capaci, di riemergere con la nostra ’riconoscibilità’ locale e a rete, in occasione del passaggio delle carovane e/o nelle scadenze del 15 febbraio e del 13 marzo.

Le pratiche lillipuziane, dalla sensibilizzazione, alla protesta creativa e all’azione diretta, potrebbero davvero rappresentare una novità ed un salto per noi e per tutto il movimento.

E’ importante fare un grande sforzo collettivo, sia come persone che come associazioni, ma anche come Ufficio Stampa e Segreteria, perchè questo tentativo riesca al meglio possibile, pur tenendo conto della grande precarietà e sovraccarico in cui la Rete nel suo complesso attualmente si trova;

3. Non siamo obbligati ad essere comunque presenti, in quanto Rete, al corteo del 20 marzo. Io, su questo, me la prenderei con calma, cercherei di capire se e come esserci, alla luce di quel che accadrà nei prossimi 15-20 giorni.

Se le cose degraderanno ancora ed i rischi di ambiguità salissero, consiglierei di lasciare ad altri la responsabilità di un errore di tale grandezza. Se invece riusciremo a trovare un patto comune che ci garantisca adeguatamente (anche se al momento mi pare dura...), valuterei la possibilità di esserci, a modo nostro, e magari con nostri documenti...

Di più e di meglio, non so...

Mi piacerebbe capire (e credo anche a Riccardo) se sulle cose che ho proposto c’è consenso o meno in lista...

Attendiamo fiduciosi.

Ciao

Enrico Euli


Enrico mi spinge a scrivere cose che avrei dovuto scrivere da tempo alla luce del dibattito V-NV.

Concordo buona aparte dell’analisi di Enrico sui disobbedienti, specie alla luce delle esperienze sul lovcale e conoscendo alcuni retroscena del 4 ottobre.
In sintesi, il disobbedienti, almeno quelli romani, il 4 otobre hanno fatto un’opra di mediazione con un’area decisamente piu’ antagonista che li ha ampliamente usati negli scontri di piazza.
L’ingenuita’ e’ stata quella di essere stati usati in piazza e d’essersi fatta sfuggire la situazione (poca formazione => molti rischi).
L’avergli tolto l’appoggio politico in quell’occasione ha fatto il gioco dell’area antagonista (e parte dei disobbedienti del nordest).
Ok, c’era poco da appoggiare politicamente il 4 ottobre, ma poteva finire li se ci fossero state contromosse sul piano politico/partitico invece che la divergenza... e qui concordo con i probelmi di "collateralismo" che esprime enrico.
La divergenza si e’ acuita fittizziamente (cioe’ non ha aggiunto informazione) con il dibattito V-NV, enche li Bernochci, Casarini e Co sono cascati come allocchi nella disquisizione teorica su cui si sono dimostrati decisamente molto poveri. L’effetto e; stato di metterli ancora di piu’ nell’angolo, specie la parte piu’ radicale e creando serie difficolta’ interne all’area + dialogante. Ma quando l’animale e’ ferito, si mostra compatto e unito (anche se non lo e’) soprattutto se intriso di cultura da camerata, nel senso che se non ci si appoggia a vicenda diventi un’infame.

Cosa fare?
Inventare l’uscita onorevole dall’empasse... quale, in questo contesto, ancora non saprei, ma le carovane sono un’ottima opportunita’.
Ma da chi deve venire la proposta? l’apertura? nel fine setimana tre sono gli ambiti politicamente importanti e di mediazione:

1) Seminario sulla NV di rifondazione
2) Assemblea di Attac
3) Coord nazionale 20 marzo

sull’ultimo, ci siamo direttamente, ma ci sono anche i leader vincitori e feriti, e questo non e’ percio’ l’ambito piu’ facile, ma sicurametne utile.

Dal seminario di PRC mi aspetto, con l’opera reale dei NV lillipuziani e non che ci lavoreranno, che nasca una proposta di uscita onorevole e riallacico delle collaborazioni. Non mi aspetto assolutamente una radicalizzazione del PRC sull’ambito NV, che sappiamo bene quanto sia lontano questo convegno dalle sezioni, in termini di profondita’ di analisi sulla NV.

Da ATTAC, mi aspetto altrettanto, con la difficolta’ che dovranno anche affrontare problemi di leadership e rappresentanza interna oltre che di discussione sulla NV.

Hanno ottime possibilita’, spero riusciranno a cogliere.

E noi?
La via della destrutturazione delle leadership attraverso il locale puo’ essere vincente... ma solo se riusciamo ad avere una potenza mediatica piu’ forte delle forze che tendono a mantenere solida la propria struttura... Insomma le carovane sono un’ottima via da sperimentare, sia sotto il profilo NV, sia sotto il profilo strategico per smantellare l’architettura partito/politica che tende sempre a strutturarsi (anche separandosi) come unica via per definire la propria identita’.
In alcune righe dei disobbedienti, in particolare quelli romani prima della loro assemblea a venezia, fanno espresso riferimento, direi speranzoso, verso i NV affinche si possano vedere i risultati delle azioni NV. Messaggio diretto ai GAN e a rifondazione... messaggio che sembrava lanciato come un grido di aiuto per non far derivare la situazione verso l’ala NordEstina o peggio.

Non a caso viene anche in aiuto la struttura del potere con gli ultimi report sulla sicurezza, indicando aree ed eventi apposta per portare alla radicalizzazione e ghettizzazione di chi mantiene elevato il conflitto (male, ma lo mantiene elevato)... insomma questi sono segnali. Se Disobbedienti e Cobas continuano a cascarci e non fanno scelte radicali nell’altro senso, anche se pure momentanee per puri motivi strategici, non ne usciranno.
Ma non lo faranno da soli, tocca al resto del movimento offrirgli la sponda.
ciao

Luigi Pirelli


Car* tutt*, al contrario di Francesco Vignarca io non provo rabbia, ma serenità perchè qualcuno è finalmente riuscito a capire che quelli come me agiscono nell’astrattezza dataci dall’uso eccessivo di Teroldego rotaliano. Purtroppo però non mi è possibile un commento obbiettivo e realista a questo documento per il semplice motivo che, essendo io, brillo di Teroldego, e soprattutto (ahi, ahi) un attivista di un Movimento che si fonda sul metodo nonviolento, nel mio agire attuo "frequentemente, la confusione di diversi piani e l’astrattezza dei principi" e questo comportamento mi porta a fare si che i miei passi "rischiano di sospingere verso atteggiamenti manichei, incomprensioni, e situazioni di stallo se non di paralisi".

D’altro canto un siffatto documento mi impedisce di rispondere in maniera seria e obbiettiva... la mia astrattezza mi porta a brindare alla salute di questi signori. Ma rallegratevi anche voi, è una fortuna che i firmatari del documento si siano accorti di questa mia malattia di pensare alla nonviolenza come bene assoluto (e guardatevi nelle vostre anime e magari, raggelando, anche voi scoprirete di essere come me). Ringarzio molto lor signori, come avrei fatto ad atteggiarmi al mondo se loro non mi avessero svelato questo mio atteggiamento manicheo??

Sono felice, ora posso migliorare. Grazie davvero, grazie di cuore... ora ho una maggiore consapevolezza della mia persona... ora ho visto la luce, e mentre cari amici come Riccardo, Gualtiero, Enrico e Lisa passano il loro tempo a rovinarsi il fegato in riunioni con loro io preferisco rovinarmi il fegato bevendo alla salute di un mondo migliore che sarà sicuramente (?!?!) possibile con questi presupposti... MENO MOVIMENTO PIU’ ASTRATTEZZA. Aloha, da Massi, uno che ha capito qual’è la strada...

Massimiliano Pilati