Home > Dovere mentire
Che gnocchi, noialtri pacifici imbelli di sinistra, tutti impegnati a lavorare perché quanti più
deputati possibile votino no al finanziamento della missione italiana in Iraq. Invece la missione
era già approvata. Lo ha detto Berlusconi a Tony Blair, ieri a Roma, durante un colloquio assai
amplificato. Ha detto proprio «ieri la camera ha dato in larga maggioranza la sua approvazione»
eccetera. Una bugia, naturalmente. Seguita da «l’Iraq è un paese dove le scuole, gli ospedali,
l’amministrazione pubblica e il governo provvisorio funzionano». Difficile che Blair ci sia cascato. E’,
come il suo omologo italiano, un mentitore professionista che nessun caso Kelly piegherebbe mai.
E
a Roma era venuto per assicurare a Berlusconi che «non esiste un direttorio europeo», un’intesa a
tre Germania-Francia-Gran Bretagna che ha intenzione di esercitare un’egemonia politica
sull’Europa. Altra bugia, naturalmente, ma fra amici non si fa caso a certi dettagli.
Il fatto è che la menzogna è diventata pratica politica corrente, persino obbligatoria. Il
fenomeno ha a che vedere con il fatto che guerra ed elezioni (Bismarck ci aggiungeva anche le battute di
caccia, ma era fuori moda) sono il teatro preferenziale della bugia. E da qualche tempo noi siamo
permanentemente sia in guerra che in campagna elettorale, anzi guerra e campagna elettorale si
tallonano talmente da vicino che diventa difficile stabilire dove finisca l’una e cominci l’altra.
E’
anzi probabile che siano la stessa cosa. Dopo aver detto cataste di bugie sulla stagista Monica,
Clinton ne aggiunse un’altra sul Sudan che ospitava armi chimiche e fece bombardare una fabbrica di
latte in polvere vicino a Khartum. Per un po’ non si parlò più di Monica. Clinton era un grande
statista.
Le imprese mentono alle banche e fanno i bilanci con i trasferelli, le banche mentono ai
risparmiatori e spacciano bond andati a male, tutto ciò è chiamato mercato. Perché un presidente del
consiglio non dovrebbe avere gli stessi diritti di imprenditori e banchieri (il nostro, incidentalmente,
ha le mani nelle imprese e nel credito)? Fare i bilanci dello stato con analogo sistema, come
denunciato ieri da un presidente di corte dei conti che ci ha affidato alla provvidenza? Assicurare e
garantire certezze contabili truffaldine e certezze politiche fondate sul nulla?
Di epiche balle è piena la storia recente. Sempre meno servono a giustificare scelte politiche e
sempre più costituiscono la politica. La verità è indicibile in quanto contrasta con tutte, ma
proprio tutte le premesse da cui traggono sostentamento le gerarchie politiche dominanti
dell’occidente, cioè le sole con cui valga la pena di prendersela. E’ un’ovvietà sconcertante, almeno quanto
quella che il primato del profitto sugli esseri umani produce di questi mostri. Il problema è che è
ineludibile.
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