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Due volontarie di Un ponte per... rapite in Iraq

Publie le mercoledì 8 settembre 2004 par Open-Publishing

Non ho le parole per commentare, ancora; sinceramente sono solo sconvolta, incazzata e spaventata.

Ma le parole bisogna trovarle, e subito. E’ più chiaro che mai che sotto attacco diretto sono gli operatori umanitari, i pacifisti, i giornalisti: chi testimonia e racconta e chi si oppone, e ripara, cura e soccorre. ’Un ponte per...’ tiene insieme intervento umanitario ed intervento ’politico’, solidarietà e costruzione di ’un altro mondo possibile’: come non punire tanta limpidezza e lucidità!

E’ stata la prima organizzazione a raggiungere Najaf per portare acqua e soccorsi, è presente in Iraq da ben prima di questa guerra, da anni si batte contro l’embargo ed i suoi effetti sulla popolazione civile, operatori e operatrici sono conosciuti e rispettati dalla popolazione. E quindi diventano un bersaglio. ’Quindi’. Come al solito la prima domanda da farsi è a chi giova? Non certo alla guerriglia.

E’ urgente una mobilitazione, immediata. E chissà che una risposta forte, attenzione e tensione alta non possano anche ostacolare il ripetersi della tragicomica pantomima della gestione italiana del rapimento Baldoni.

Riporto un paio di commenti raccolti in rete: scritti per Baldoni e i due giornalisti francesi. Niente di nuovo, certo, ma tutto tanto più vero adesso.

"E’ molto strano che un gruppo riesca ad accanirsi tanto contro quegli stranieri che non approvano l’occupazione: un pacifista italiano, un diplomatico iraniano, due giornalisti francesi" (mazzetta, Indymedia)

"...Un altro punto evidente a tutti è la brevità dell’intervallo fra l’azione di cui è stato vittima Baldoni e quella successiva.

Perché? Anche qui la tecnica della comunicazione pubblicitaria può aiutare a trovare una spiegazione: se il rapimento Baldoni aveva sollevato subito un vespaio di dubbi e di perplessità, i macellai "esperti di comunicazione" sono corsi subito ai ripari ed hanno ripetuto a distanza di pochi giorni la stessa azione, mantenendo alta la memorizzazione del "messaggio", consolidandola e fissandola bene, con la stessa logica di quando nelle pianificazioni media si aumenta la "frequenza" degli spot.
In questo senso il rapimento dei francesi, così vicino a quello di Baldoni serviva a prolungare e consolidare l’effetto parzialmente ottenuto col primo assassinio. A questo punto torniamo ai quattro attori di questo scenario e proviamo a immaginare chi possa trarre vantaggio da questi gesti criminali. Non certo la resistenza o i banditi che agiscono nella zona, sicuramente i presunti terroristi, sì. Diciamo presunti perché troppe volte le strategie di Al Qaeda e dei gruppi ad essa legati hanno "rotto il ghiaccio" per le azioni americane. E sempre più spesso hanno favorito le scelte strategiche degli Stati Uniti.

E’ ragionevole pensare che l’America abbia bisogno di consolidare la credibilità di questa guerra e usi tutti i mezzi per creare consenso e motivazione, non solo quelli militari ma anche quelli mediatici." (Reporter Associati - Bruno Ballardini)

viviana