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Enrico Deaglio: «Una congiura del silenzio sulla tragedia di Enzo»

Publie le sabato 28 agosto 2004 par Open-Publishing
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Intervista a cura di Umberto De Giovannangeli

«La tragedia di Enzo Baldoni è costellata da tanti, troppi silenzi. Silenzi sospetti. Non so se è giusto parlare di una congiura del silenzio. Quel che so è che la verità sulla morte di Enzo è tutta da ricercare». A parlare è Enrico Deaglio, direttore di Diario, il settimanale con cui Enzo Baldoni collaborava. «La morte di Enzo - sottolinea Deaglio - racconta di un Iraq in balìa di bande armate; un Paese nel quale non esiste un controllo del territorio. Un Paese-trappola dal quale dobbiamo andarcene».

Dalla Croce Rossa ai servizi di intelligence italiani. C’è chi sostiene che Enzo Baldoni è stato abbandonato al suo tragico destino.

«Enzo Baldoni è stato sequestrato, rapito nell’occasione di un attacco militare alla sua macchina che apriva il convoglio della Croce Rossa italiana che tornava da Najaf a Baghdad nel primo pomeriggio di venerdì 20 agosto. La macchina è stata assaltata, l’autista - Ghareeb, un giordano palestinese - è stato ucciso, tra l’altro in maniera barbara. Subito dietro viaggiava il resto del convoglio della Croce Rossa, cioè un camion, altre macchine, un’ambulanza che sono passati velocissimamente, proprio a tavoletta. Qui non si può fare alcun addebito di omissione di soccorso, perché era impossibile fermarsi. Chi si fermava lì era inevitabilmente esposto ad altre sparatorie. Le “stranezze” sospette in questa vicenda sono altre...».

Quali?

«La cosa brutta è che di tutto ciò non è stata data notizia. Tutto questo convoglio appena arriva a Baghdad dà notizia, lancia l’allarme, dice siamo stati attaccati e abbiamo avuto un morto e un disperso. Lo dice alle autorità, lo dice all’ambasciata, lo dice a tutti. E nessuno di questi lo rende noto. Per quanto riguarda Baldoni, si va avanti per cinque giorni a dire “chi sa dove sarà Baldoni”, sarà andato per i fatti suoi, magari alla ricerca di uno scoop, mentre loro lo sanno che Enzo è stato rapito in questa circostanza e non lo dicono».

Qual è l’ipotesi che si sente di azzardare su questo lungo silenzio?

«Ci sono varie ipotesi e adesso ci stiamo lavorando. Prima di tutto, il problema è di capire perché è stato attaccato questo convoglio. In secondo luogo, occorre capire se all’interno di questo convoglio cercavano qualcuno in specifico, perché, per esempio, l’uccisione così brutale e accanita di questo Ghareeb è inusuale per tutte le storie di rapimenti in Iraq, e quindi chi era realmente questo Ghareeb. In terzo luogo, come al solito essendo in Italia ci possono essere delle spiegazioni minime, di quelle impiegatizie: siccome il convoglio non è autorizzato, forse è meglio non farlo sapere, per evitare dei guai...Un’altra ipotesi è che dietro questi silenzi c’è qualcosa di più, di più grave e inquietante, che investe la figura di un “cane sciolto”, e per questo meno controllabile, quale era Baldoni. Sta di fatto che tutte le persone che hanno visto, che sono state testimoni, hanno avuto abbastanza una consegna del silenzio, nel senso che nessuno di questi ha parlato, all’ospedale della Croce Rossa non si poteva entrare, non rispondevano...».

Si può sostenere che attorno alla vicenda, finita in tragedia, di Enzo Baldoni vi sia stata una congiura del silenzio?

«C’è stato il silenzio. Grave. Assordante. Sospetto. Se questo silenzio sia stato una congiura al momento francamente non lo so. Perché potrebbero essere una serie di piccoli interessi che hanno provocato questo silenzio; però qualcosa di più penso che ci sia stato. Il sequestro è avvenuto il venerdì pomeriggio del 20 agosto, se uno dà la notizia, come è stata data ai canali diplomatici, all’ambasciata, la stampa doveva esserne informata e i telegiornali della sera avrebbero aperto con la notizia: attaccato un convoglio della Croce Rossa italiana, un morto e un disperso. Questa è la notizia. E il disperso è un giornalista free-lance italiano che era assieme al convoglio. Questa cosa qui non è stata voluta. Non so se si possa parlare di una vera e propria congiura, ma certo si tratta di qualcosa di molto grave. Soprattutto è grave perché si è lasciato che nei numerosi giorni seguenti venissero alimentate tutte le ipotesi di dove fosse Baldoni, sarà qua, sarà là, sarà alla ricerca di uno scoop, era da solo...mentre la verità la sapevano già, sapevano che il convoglio era stato attaccato e che Enzo era stato rapito».

L’uccisione di Enzo Baldoni riattualizza, se ce ne era bisogno, la tragedia irachena...

«Dal “pantano” iracheno occorre venirsene via. È la verità. Perché da questa storia si scopre che tutto l’Iraq è diverso da come ci viene dipinto, Da questa storia si scopre che non esistono strade sicure, che non c’è alcun controllo del territorio, che ci sono bande di predoni e di gruppi terroristi che dominano tutte le parti, che non si riesce a garantire una sicurezza minima. Io sono sempre stato contrario a mandare delle truppe lì, adesso a maggiore ragione mi chiedo cosa ci stanno a fare, se non danno neanche le notizie di quello che succede. Quando si dice “siamo in contatto con tutti”, “abbiamo attivato i nostri canali”, i servizi.... In realtà noi siamo molto, molto deboli in qualsiasi azione di intelligence, in qualsiasi iniziativa di controllo del territorio. Questa è l’amara verità. E la ricostruzione della morte di Enzo Baldoni testimonia questo. Ne tengano tutti conto».

Se dovesse raccontare ai lettori de l’Unità chi era Enzo Baldoni, cosa direbbe?

«Direi questo: prendi un uomo grande e grosso, di 56 anni, molto allegro, molto socievole, che quando parla con una persona si vede che quella persona lo interessa veramente. Enzo era una persona positiva, che voleva fare delle cose positive nella vita. Vuole arrivare, vuole vedere, vuole raccontare. Una curiosità a cui abbinava uno straordinario talento di raccontatore di storie e di persone. Questo era e resta per noi Enzo Baldoni: una bella persona».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=ARKINT&TOPIC_TIPO=I&TOPIC_ID=37258

Messaggi

  • Ciao,sono uno dei tanti a portare un messaggio di cordoglio e profondo rispetto alla Famiglia di Enzo Baldoni.Credo facesse parte di quelli "che ce ne sono pochi" ...come dico io.
    Voglio pero’ sottolineare il messaggio infamante apparso in prima pagina il giorno della morte di Enzo sul "giornale"scritto dal direttore stesso ...a piena pagina:provo profonda amarezza e tristezza per l’affronto all’Uomo e ai Familiari.Ingiusto...
    Mi chiedevo se avete in atto una petizione,denuncia o altro da inoltrare a "il giornale" e belpietro:sarei lieto di firmare e far firmare un atto dovuto alla memoria di un uomo giusto.
    Gianluca.